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Pubblica Amministrazione, rincorsa contro la digitalizzazione

Della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione italiana si parla ormai da anni. Inserito in tante riforme e tornato nelle promesse di partiti e politici in più occasioni, il processo di trasformazione della P.A., però, vacilla di fronte a tante incognite, non ultime quelle della cyber-sicurezza, aspetto fondamentale per costruire un sistema efficace ed efficiente e senza danni per cittadini, professionisti, imprese e per le stesse istituzioni.

Il digitale e la Pubblica Amministrazione

Nei mesi della pandemia abbiamo sicuramente conosciuto una corsa – o meglio, una rincorsa – alla digitalizzazione di una Pubblica Amministrazione che ancora fa i conti con dipendenti che faticano ad abbandonare documenti in carta e faldoni considerandoli più sicuri e meno faticosi: una assurdità.

Il CAD – Codice dell’Amministrazione Digitale – e i successivi provvedimenti, difatti, hanno incontrato importanti ostacoli nella concreta applicazione, specie nelle realtà amministrative sottodimensionate, come gli enti locali. Dal Comune alla Provincia, da Centro per l’impiego alle segreterie di tanti uffici pubblici l’intralcio principale è stata proprio la mancanza di conoscenza e di adeguata formazione del personale seguito a una cultura di sospetto verso un mondo ricco di (supposte) insidie. Chi è nato negli anni del digitale, invece, conosce bene i numerosi vantaggi di questa tecnologia in termini di opportunità, flessibilità, accessibilità, e così via, ed è pronto a giovarne.

Eppure è vero che nelle settimane del primo lockdown del 2020 dovuto alla pandemia e nel periodo successivo migliaia di cittadini italiani hanno usufruito dei servizi della Pubblica Amministrazione attraverso un computer, un tablet o un semplice smartphone quasi abbandonando l’idea che per avere un certificato, un documento o per richiedere un atto occorra necessariamente presentarsi di persona, attendere in fila, fare i conti con ritardi e incompetenze (molte) dei dipendenti pubblici (non tutti), sprecare tempo, eccetera.

Molti italiani hanno utilizzato le credenziali Spid, la firma elettronica, la posta elettronica certificata per parlare e interagire con gli uffici pubblici e per aderire a una serie di opportunità, come i famosi “bonus”, grazie a pochi passaggi e altrettanti click sul proprio schermo, magari distanti da casa, magari in viaggio collegati attraverso una rete 5G.

Resta il fatto che la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e dell’enorme trafila di uffici pubblici (e non solo) occorrono ancora tempo e risorse. Molte di queste ultime arriveranno con il Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR) che il Governo sta portando avanti grazie a fondi europei.

Occorre una svolta preziosa per arrivare a istituzioni veloci, efficienti, efficaci, trasparenti. “Smart”, direbbe qualche esperto di tecnologia digitale. A queste qualità dobbiamo assolutamente associare l’assoluta sicurezza di un sistema che deve essere garante di chiunque, dei dati personali e sensibili, della sicurezza delle persone e dello Stato. Non possiamo permetterci falle in un sistema che ha già tanti nemici: da un lato gli hacker, dall’altro coloro che non hanno alcuna ammirazione per il digitale.

Alessandro Bottone

Giornalista e copywriter freelance, con Laurea magistrale in 'Comunicazione pubblica, sociale e politica' presso l'Università Federico II di Napoli. Segue la cronaca collaborando con Il Mattino di Napoli e altre testate. Si occupa di comunicazione multimediale, di social network e uffici stampa per conto di associazioni, professionisti e imprese.

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