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Perché il bonus bancomat non c’entra niente col cashback?

Il vizietto del click-bait spicciolo ha già provocato enormi danni all'economia dei giornali. Ma evidentemente non è ancora passato di moda.

In queste ore in molti si saranno imbattuti in una notizia suggerita sui propri smartphone o dai propri browser che recita titoli del genere o molto simili:

“Dopo il cashback arriva il bonus bancomat”

L’autore e il titolista dell’articolo in questione giocano, trend di ricerca (e di necessità economiche) alla mano, con il sottinteso che la misura in arrivo in qualche modo sostituisca quella attualmente presente e destinata, salvo colpi di scena all’oblio. Ma non è così.

La differenza fra bonus bancomat e cashback

Ricapitoliamo: il bonus cashback è una misura nata sotto il Governo Conte per incentivare all’utilizzo dei sistemi di pagamento elettronici. La platea di riferimento era tutti gli italiani. L’incentivo era la restituzione dello speso tramite bancomat del 10 percento sul totale entro un limite massimo e raggiunto comunque un determinato numero di operazioni effettuate. La misura è stata presentata dall’ex Presidente del Consiglio in piena pandemia con l’obiettivo di aiutare anche i negozi di prossimità incentivando alla spesa i consumatori.

La misura cashback è attualmente sospesa. Ma non la sostituisce certo il bonus bancomat.

Il c.d. bonus Bancomat non c’entra niente con la platea di riferimento, con la tipologia di agevolazione e solo vagamente può essere ricondotta per similitudine all’obiettivo di favorire le transizioni digitali.

Il bonus bancomat infatti è un’agevolazione pensata per le Partite IVA che intendono dotarsi di un POS. Sul noleggio e/o acquisto del POS il professionista può ottenere un’agevolazione di 160 o 320 euro (a seconda del modello) che saranno rimborsati all’esercente dallo Stato. Inoltre, il credito di imposta sulle commissioni aumenterà su un modello scalare in base al fatturato e alla tipologia di POS. E il credito d’imposta va richiesto direttamente all’Agenzia delle Entrate in dichiarazione dei redditi.

Una misura sicuramente importante che vale la pena di finire in una notizia. Ma giocare su una malriposta fiducia dei lettori in una similitudine tra le due misure solo per una manciata di click è un’operazione quantomeno riprovevole.

Ormai dai tempi dell’esplosione delle visite dai social network ribadiamo come il click-bait sia una pratica che, anche se nell’immediato offre risultati in termini di visualizzazioni di pagine, a lungo termine compromette la fiducia nel brand. Un fenomeno che ormai da anni è analizzato e snocciolato dagli osservatori e da chi fa data analysis e che è legato soprattutto alle testate note che vivono – anche offline – di autorevolezza che, colpo su colpo, viene a crollare. Credere che il “vizietto” del click-bait sia trascurabile vuol dire non guardare all’attuale situazione dell’editoria italiana e alla fiducia degli italiani nei media (l’ultimo rapporto Edelman Trust in questo senso è esemplare).

Che lo faccia un sito malfidato che giochi sulla SEO è sempre deplorevole ma comprensibile. Che questi mezzucci, invece, li utilizzi una testata di rilievo diventa imbarazzante. E, soprattutto, un boomerang.

Chiudendo con la sintesi, quindi: bonus cashback e bonus bancomat sono due cose completamente diverse, non equiparabili in alcun modo, destinati a diverse platee e con diverse modalità di accesso e chi è interessato al primo molto difficilmente è interessato al secondo.

Enrico Parolisi

Giornalista, addetto stampa ed esperto di comunicazione digitale, si occupa di strategie integrate di comunicazione. Insegna giornalismo e nuovi media alla Scuola di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa. Aspirante re dei pirati nel tempo libero.

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