Interviste

Maternità e carriera, la ‘scelta possibile’ della vocalist Silvia Aprile: “Con Claudio Baglioni rivoluzione possibile”

"Grazie anche a Baglioni ho lavorato durante i primi mesi per la trasmissione televisiva “Uà” andata in onda sulle reti Mediaset. Sono stata ancora una volta accolta e incoraggiata. Libera soprattutto di organizzarsi. Se ci fossero imprenditori e uomini illuminati come un artista del calibro di Claudio, sarebbe davvero una piccola grande rivoluzione per tutti. Ovviamente, bisogna costruire con una struttura di strumenti e intenti".

Maternità e carriera, due strade a confronto che ciclicamente si propongono sotto la lente d’ingrandimento delle statistiche, dei dati annuali o alla luce delle polemiche di turno. È stata la volta di Elisabetta Franchi e del suo discorso alle imprese, fiumi d’inchiostro e rulli di battiti di tastiera per mettere in luce la solita contrapposizione tra “realtà e diritti”.

Confrontando i numeri del nostro Paese datati 2020, il tasso di occupazione femminile crolla drasticamente per coloro che scelgono di essere madri: per le donne con un figlio il tasso di occupazione è del 56,3%, mentre con 3 e più figli scende addirittura al 44,2%. Cambia il rapporto nella condizione maschile: gli uomini che lavorano e che hanno un figlio sono l’80,9%, e l’82,9% sono coloro che lavorano con 3 o più figli (dati Istat 2020).

Basta fare un giro sul web, tra percentuali e analisi, e anche se il Codice delle Pari Opportunità è esplicito in merito, molte donne si sono ritrovate a dover rispondere durante un colloquio di lavoro all’inopportuna domanda circa la loro volontà di essere madri. Il 42% delle intervistate attraverso il sondaggio di Freeda afferma di averla ricevuta, rispondendo nella maggioranza con la verità – parliamo del 72% – solo il 15% afferma di aver mentito e il 13% di non aver risposto.

Da donna lavoratrice e genitore, mi ritrovo spesso a confrontarmi con altre colleghe sulle rare possibilità di riuscire nella rete di sostegno e crescere nella famiglia e nella carriera. Il confronto suscita il più delle volte una reazione di frustrazione per quello che si dovrebbe rispetto alle reali prospettive che la società ti presenta. Mentre nel bel mezzo della notte mi interrogo su cosa sia giusto o meno in questa società molto poco affine alla genitorialità, mi imbatto nel mare magnum di “Instagram” e mi affaccio sulla pagina di una donna, cantante, madre e coraggiosa che, dalla prospettiva del suo “micro mondo” mi apre la mente e i cassetti delle immense opportunità che si potrebbero costruire in un mondo possibile.

Silvia Aprile, artista, cantante, vocalist alla conclusione delle tappe capitoline del concerto di “Dodici note -Tutti su!” il live di Claudio Baglioni andato in scena alle Terme di Caracalla (poi proseguirà per le città di Siracusa e Verona), così scrive dal suo profilo ufficiale:

“Il mio capo è differente. Lui non ha avuto remora a mettermi sul palco incinta al secondo mese, e neppure ad accogliermi con un bimbo di 10 giorni. Non mi sono mai sentita a disagio, fuori posto. Anzi. Ed è proprio così che dovrebbe essere. Sempre. Per ogni donna che lavora e che sceglie di mettere al mondo un essere di luce. Il mondo dovrebbe renderci merito, invece ti taglia fuori, ti sostituisce o ti licenzia. Ci sarebbe bisogno di una rivoluzione culturale e umana. Nel mio microcosmo questa rivoluzione c’è stata”.

Silvia Aprile

Nell’incastro delle situazioni, mi decido di chiederle un’intervista, come testimonianza e opportunità di cambiamento non solo nel lavoro. Gentile e generosa come sul palco, mi inonda del suo mondo fatto di empatia, prodigalità e passione.

La sua collaborazione con Baglioni è assidua e proficua, durante la pandemia e in concomitanza con la gravidanza ha potuto continuare la sua attività artistica con il Cantautore. Poi la nascita di Zeno il 16 maggio scorso (il magico mondo delle coincidenze ha voluto una data speciale, quella data speciale che ha dato i natali allo stesso Baglioni e a Fiorello due artisti che hanno segnato la sua carriera) e le prove da iniziare per il debutto a Caracalla. Come sono state gestite queste concomitanze felici privati e professionali?
Gli ultimi due anni sono stati durissimi e durante i quali abbiamo avuto paura di non riuscire più a svolgere la nostra professione che vive del contatto della gente e della presenza del pubblico. La tenacia e la volontà ci hanno premiato. L’aspetto lavorativo e familiare si sono sviluppati in sincronia, noi desideravamo un secondo figlio dopo la venuta della primogenita Neve e, devo dire che, quando sei con la persona giusta non ti spaventa niente. Siamo stati benedetti dal Cielo e, anche in questo periodo di difficoltà. Zeno, doveva arrivare il 20 maggio, io dal 26 dello stesso mese avrei dovuto iniziare i lavori per il tour “Dodici Note – Tutti su!”, il 16 maggio Zeno è nato e ci ha permesso di intraprendere questo nostro viaggio con grande serenità”.

Siamo spesso legati al concetto di maternità come rinuncia e sacrifico, in bilico tra ideali e realtà, dove la scelta dei figli è spesso giudicata come elemento “classificante”, alla luce della sua esperienza cosa potrebbe suggerire a imprenditori che vogliono (e possono) investire sulle donne?
La prima cosa da fare dovrebbe essere quello di non discriminarci. La mia condizione dovrebbe essere quella della “normalità” e non una condizione “straordinaria”. Molto spesso una donna incinta non è nemmeno considerata nel nostro lavoro, perché la gravidanza è pensata come “invalidante”. Grazie anche a Baglioni ho lavorato durante i primi mesi per la trasmissione televisiva “Uà” andata in onda sulle reti Mediaset. Sono stata ancora una volta accolta e incoraggiata. Libera soprattutto di organizzarsi.
Se ci fossero imprenditori e uomini illuminati come un artista del calibro di Claudio, sarebbe davvero una piccola grande rivoluzione per tutti. Ovviamente, bisogna costruire con una struttura di strumenti e intenti.

Una rete d’amore gigantesca, la mia rete di relazioni e familiari è strepitosa, le due nonne e una zia fantastica, e amici-colleghi compresi. Un esercito di bene, dove ognuno di noi era su un fronte ed io ero quella deputata a partorire e a impegnarmi per Zeno, per fare del meglio come donna, mamma e professionista.

Magari rischio di sembrare una donna idealista nel mio modo di intendere le cose, immagino un mondo la donna lavoratrice deve essere onorata per aver generato la vita per essersi messa a disposizione del miracolo della vita e quindi supportata aiutata in molti modi possibili. Da asili a strutture adeguate.
Le aziende dovrebbero capire che anche la maternità è una risorsa, e se si volesse guardare solo all’aspetto economico, un supporto strettamente organizzativo incentiverebbe tutto il mercato, perché la serenità e la professionalità della singola persona ne guadagnerebbero. La libertà di poter scegliere è la ricchezza”.

Si dice che per crescere un neonato si ha bisogno di un intero villaggio, quanto è importate fare rete ed essere sostenuti come madri e donne?
All’inizio di questa avventura, quando mi si è presentata d’innanzi la proposta, mi sono confrontata con mio marito e ci siamo chiesti “Secondo te ce la possiamo fare? Certo, proviamo a comprare un camper”.
Un elemento che ci ha aiutato a incastrare le caselle di questa sorprendente peripezia.

Per me una magnifica soluzione per avere a disposizione un ambiente che fosse nostro, igienizzato e sicuro per il nascituro. Noi ci siamo organizzati su questo versante, il resto è venuto da se. Abbiamo incontrato apertura, gentilezza negli sguardi, predisposizione, accoglienza. Da soli non si va lontano. Una rete d’intenti aiuta e sostiene e ne giovano tutti in qualche modo, in materia di generosità e di professionalità. Di serenità fisica e mentale. Noi siamo stati uno squadrone della vita.

La disponibilità di tutto lo staff di Claudio, l’attenzione, ma proprio la grande umanità che appartiene in primis a Baglioni. Non solo l’artista che ha cambiato e segnato la storia della Musica, non amarlo come cantautore e come persona è veramente è impossibile. E’ un gigante che si dimostra tale anche quando non ci sono riflettori, Claudio è sempre così per come lo vediamo sul palco. Non è un caso che una carriera come la sua duri da più di 50 anni di amore e gratitudine.

Ci siamo sentiti in una bolla di amore, una grande famiglia unica in cui Zeno ha preso parte, inondato di affetto nei suoi primi mesi. Quando gli racconteremo cosa è avvenuto da quel 16 maggio, penso che sarà meraviglioso aver fatto parte da questo mare di buone energie, l’imprinting che lascerà una grandiosa traccia”.

Cosa ci dobbiamo aspettare per i prossimi mesi?
Sono stata particolarmente concentrata sul portare a termine una missione e poi da buon Toro, vado dritta su un progetto concluderlo al meglio. Dopo l’Arena di Verona, mi dedicherò alla famiglia e a raccogliere tutti questi mesi che si sono avvicendati con tante emozioni.

A ringraziare, a ricordare e a trattenere ogni dettaglio che ha caratterizzato quest’avventura. Riprendere un po’ la lentezza del riposo e della famiglia, avendo anche, per questioni pratiche, accelerato dei processi (un po’ mi sarebbe piaciuto godermi con calma il parto e la fase post partum).

Ma dovevo rimettermi in forma vocalmente e fisicamente, tornare a essere performante in molti aspetti visto che dovevo sostenere più di tre ore di concerti con un grande della musica come Claudio Baglioni. Arriveranno nuovi progetti, ma in primis mi dedicherà alla mia famiglia, al mare e alla musica. Parte integrante della nostra vita”.

Rosa Alvino

Rosa Alvino, giornalista professionista e ufficio stampa per dedizione, scrittrice per passione. Umiltà, dovere e lealtà sono le sue parole chiave per una giusta crescita umana e lavorativa.

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