Domani Bruxelles darà l’ok a cinque Pnrr, ma non a quello italiano
Per il Ministro Cingolani, "dobbiamo essere realisti: il PNRR non farà miracoli. Per la transizione ecologica ci vogliono almeno dieci anni"
Ennesima fumata nera per l’approvazione del nostro Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il Pnrr. Domani, infatti, la Commissione Europea approverà nella consueta riunione settimanale del collegio dei commissari cinque piani di rilancio nazionali. Si tratta dei Pnrr di Grecia, Lussemburgo, Spagna, Portogallo e Danimarca.
Come conferma la portavoce della Presidente Ursula von der Leyen, la numero uno della Commissione Europea si recherà a partire da mercoledì nelle cinque capitali per illustrare personalmente l’analisi dei piani e visitare alcuni progetti già avviati.
I problemi del PNRR italiano
Quindi, niente Italia “perché il lavoro sulla raccomandazione al Consiglio del Pnrr italiano è ancora in corso”. Secondo indiscrezioni, il lavoro sul Piano italiano potrebbe terminare nel corso di questa settimana e avere l’ok anche senza la riunione fisica dei commissari europei.
Intanto fioccano i commenti dei Ministri italiani sulle attività contenute nel Piano di Ripresa e Resilienza, in particolare sul tema della mobilità sostenibile.
“I 62 miliardi che il Pnrr destina alla mobilità sostenibile – dichiara il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile Enrico Giovannini – li spenderemo con tre logiche fondamentali: la cura del ferro, con uno spostamento forte verso il trasporto non solo di persone ma anche di merci sulle ferrovie cambiando i mezzi di locomozione, non solo gli autobus: ci sono oltre 8 miliardi per investimenti nella trasformazione delle flotte, nella creazione di nuovi sistemi di trasporto pubblico locale di massa quindi per esempio metropolitane”.
Non mancano i porti, argomento in cima alla lista di alcuni candidati delle prossime amministrative. Per l’ex presidente dell’Istat, intervenuto questa mattina all’Automotive Business Summit organizzato da Il Sole 24 Ore, queste infrastrutture “devono trasformarsi” avendo un sguardo rivolto all’elettrificazione delle banchine “così da consentire alle navi di spegnere i motori quando sono nel porto, e anche la trasformazione dei nostri porti in green ports, strutture in grado di accogliere le nuove navi che saranno con sistemi di propulsione diversa”.
Dichiarazioni che fanno ben sperare per il futuro (green) del nostro Paese. ”Dobbiamo essere realisti, la transizione ecologica non si realizza in un attimo: servono almeno dieci anni’‘ ha dichiarato dall’altra parte il Ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani in occasione di un appuntamento online sulla riforma europea della mobilità.
”L’obiettivo di ridurre le emissioni di Co2 del 55% entro il 2030 richiede un mix di realismo e una scommessa tecnologica sul futuro”, continua il numero uno del Mite. Tant’è che ammette che il Pnrr non farà miracoli. “Sul piano culturale, per esempio, vediamo circolare in strada troppe automobili con un unico passeggero, il conducente, e questo è un problema”.