Ansiosi, stressati, ingrassati: ecco i lavoratori del post pandemia
La ricerca Sodexo traccia il profilo del dipendente in questa fase di ripartenza: sovrappeso e al limite. E ritiene che l'azienda debba fare qualcosa.
Il 10 percento dei lavoratori adulti è ingrassato oltre 20 chili nell’ultimo anno di pandemia. Un problema, certo, ma non come l’ansia che divora l’86 percento di noi, e il burn-out di cui è vittima un adulto occupato su due. Chi diceva che sarebbe andato tutto bene mentiva spudoratamente perché il ritratto che ci restituisce Sodexo è impietoso.
La multinazionale operante nel settore dei servizi per le imprese ha condotto una ricerca i cui risultati sosterrebbero che ansia, stress post-traumatico e aumento del peso sono le problematiche che affligono i dipendenti in questa fase rinominata di ripartenza. Inoltre, il 37% dei dipendenti dichiara di “non aver fatto nulla per migliorare la propria salute mentale” e il 75% ha ammesso che “questi problemi hanno influenzato negativamente la produttività“. Una certezza: 4 intervistati su 5 hanno ammesso di ritenere che dovrebbe essere responsabilità dell’azienda farsi carico di soluzioni per migliorare il benessere psicofisico. Che è quello che molti di noi hanno pensato mentre facevano il conto con smart-working e invasione della sfera privata a favore di quella lavorativa.
Pranzare coi colleghi (59%), programmi di benessere (59%), welfare benefit (57%), progetti di supporto mentale (55%) e smart working (55%) sono la soluzione individuata dagli intervistati per migliorare il benessere lavorativo in questa ripartenza.
“Preservare la salute fisica e mentale di dipendenti e famiglie deve essere un focus principale delle aziende in questa fase di ripartenza effettiva. Mai come adesso, infatti, è importante sostenere il loro benessere”.
SODEXO
La ricerca, che Sodexo ha condotto in partnership con Harris Interactive, ha preso a campione 5mila dipendenti in 8 nazioni. I dati sopra citati sono riferiti al mercato mondiale, ma l’Italia (con i suoi 600 intervistati) ne è specchio fedele: diminuzione dell’attività fisica (76%), incertezza verso il futuro (71%) e ansia per la salute (49%) sono i motivi di un consistente peggioramento della qualità della vita dei lavoratori nel nostro Paese. L’85% dei connazionali intervistati ha dichiarato che la propria condizione di stress psico-fisico abbia avuto un concreto impatto sulla produttività lavorativa e il 79% ritiene che sia responsabilità dell’azienda provvedere alla salute mentale dei dipendenti.