Società

Criptovalute, il governo Erdogan inasprisce le regole

Continua la grande battaglia del Governo turco contro le criptovalute. Battaglia, in realtà, non tanto contro lo strumento “criptovaluta” in quanto tale, ma contro l’uso non regolamentato che – complice la crisi economica dovuta alla pandemia – molti ne stanno facendo nel Paese eurasiatico.

Considerando che, già nello scorso mese di aprile, il governo Erdogan aveva dato un duro colpo al mercato delle criptovalute, inasprendone le norme di utilizzo e cercando quindi di scoraggiare il loro impiego nelle transazioni B2B (business to business) e C2B (consumer to business), non sorprende che Ankara stia già iniziando a calcare la mano.

Cosa sta accadendo in Turchia

Da pochi giorni, in Turchia è diventato più complesso aprire la propria piattaforma di trading online di criptovalute. Per farlo, fino a pochissimo tempo fa, bastava un investimento relativamente contenuto (circa 5000 euro) ma il progressivo deterioramento del tessuto economico e sociale turco durante la pandemia ha portato, in brevissimo tempo, alla proliferazione incontrollata di queste piattaforme che, troppo spesso, rappresentavano invece dei veri e propri specchietti per le allodole per i poveri piccoli investitori che sono stati sistematicamente truffati.

Con la promessa di massimizzare i guadagni con piccoli investimenti, le organizzazioni fraudolente dietro le piattaforme turche, attiravano i clienti che, rassicurati dalle tante false promesse di guadagno che si trovano online e che riguardano Bitcoin, Ethereum e criptovalute varie, hanno affidato il proprio denaro a gente che è poi, letteralmente, scappata con la cassa.

Due neonate aziende di questo settore sono infatti “magicamente” scomparse all’improvviso, e il CEO di una di queste si è dileguato dopo aver messo le mani su circa 2 miliardi di dollari in criptovalute. Sulla scia di questi eventi, sempre più frequenti sul Bosforo, il governo Erdogan ha emanato nuove regole antiriciclaggio e antiterrorismo.

Nel decreto del primo maggio 2021, infatti, vengono estese le norme per le transazioni digitali con una singolare quanto “innovativa” visione normativa: saranno i gestori delle piattaforme ad essere responsabili dell’utilizzo dei loro beni. In parole povere, chi vende quella determinata criptovaluta dovrà anche assicurarsi che il compratore sia affidabile e verificato e che usi il suo denaro digitale per scopi fraudolenti.

La verifica sulle criptovalute

Impossibile? No, ma per società molto piccole sarà sicuramente un’impresa difficile, bisognerà infatti tenere una contabilità complessa che porti alla verifica delle credenziali degli acquirenti e che possa consentire alle autorità di tenere traccia di transazioni, clienti e – soprattutto – venditori. Il tutto, chiaramente, porterà ad una diminuzione repentina delle aziende impegnate nel settore del trading, un colpo al mercato in Turchia, ma anche una norma necessaria che andrà a proteggere gli ingenui compratori attirati dalla promessa di facili guadagni.

Il governo turco non ha fatto, in questo modo, che allinearsi alla linea cinese e indiana, una linea di evidente ostilità verso l’utilizzo “selvaggio” di criptovalute. Non è passato nemmeno un mese, infatti, dalla notizia, riportata da Reuters secondo cui il governo di New Delhi starebbe pensando di vietare in maniera definitiva l’utilizzo di criptovalute con multe salate a tutti coloro che le scambieranno, possiederanno e “mineranno”.

Redazione

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