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Nel 2023 export italiano da record: crescita vicina ai 660 miliardi di euro

Se lo scorso anno l'export italiano è cresciuto principalmente grazie alla componente prezzi, secondo le previsioni nel 2023 le esportazioni di beni cresceranno del 6,8%, superando i 660 miliardi di euro.

In uno scenario globale ancora esposto a shock e incertezze, anche nel 2023 l’export italiano continua a crescere e ancora si conferma solido motore di sviluppo dell’economia nostrana. Secondo i dati del rapporto Export 2023 di SACE, infatti, nel 2023 l’Italia ha tutte le carte in regola per superare la performance da urlo dello scorso anno, quando l’export italiano ha segnato un +20% di crescita.

Infatti, se lo scorso anno l’export italiano è cresciuto principalmente grazie alla componente prezzi, secondo le previsioni nel 2023 le esportazioni di beni cresceranno del 6,8%, superando i 660 miliardi di euro. L’anno prossimo il ritmo rimarrà sostenuto al +4,6% per poi assestarsi al +3,8% medio annuo nel biennio successivo.

L’export italiano spiegato dai numeri

Ma come mai l’export italiano quest’anno promette così bene? Secondo il report SACE, nel 2023 è previsto un ritorno del contributo dei volumi alla crescita (+1,3%) – ancora relativamente contenuto, anche per via della debolezza del commercio internazionale – che si intensificherà progressivamente nel triennio successivo.

La quota di mercato italiana a livello mondiale, in crescita nel 2022 dal 2,4% al 2,6%, nel 2023, potrebbe ulteriormente aumentare nonostante un lieve peggioramento atteso della competitività di prezzo complessiva, in linea con Germania e Francia.

Continua la buona performance dell’export di servizi, che, dopo aver superato nel 2022 i valori pre-pandemia, manterrà una crescita robusta anche quest’anno (+7%), per poi tornare su tassi in linea alla media storica superando, al termine del periodo di previsione, i 140 miliardi di euro.

La maggiore spinta continuerà a provenire dal comparto del turismo. Nel documento Sace evidenzia come il 2023 sarà un anno dalle prospettive macroeconomiche deboli, ma positive, a cui seguirà un 2024 di maggiore slancio, con il PIL globale atteso in crescita a +1,7% quest’anno e +2,5% il prossimo; lo stesso trend varrà per il commercio internazionale di beni, mentre quello di servizi registrerà un buon dinamismo già quest’anno.

Il grado di apertura commerciale – calcolata come incidenza degli scambi complessivi sul PIL mondiale – è sostanzialmente stabile, senza, quindi, arretramenti del processo di integrazione dei mercati o fine della globalizzazione: Sace spiega che si può pertanto parlare di ‘ri-globalizzazione’, ossia di un aggiustamento delle Catene Globali del Valore nell’ottica di una maggiore diversificazione dei fornitori e dei mercati di sbocco.

Tra le geografie di destinazione il rapporto osserva come ottime prospettive arriveranno da mercati come i Paesi del Golfo – tra cui Arabia Saudita (+15,6%) ed Emirati Arabi Uniti (+10%) – Cina (+17%) e India (+10,3), Thailandia (+ 13,5%) e Vietnam (+8,1%), insieme a Messico (+ 8,4%) e Brasile (+7,2%), impegnati in un percorso di transizione energetica e trasformazione digitale, senza dimenticare gli Stati Uniti (+6%) e annotando la Croazia (+14,4%), new entry dell’Eurozona e porta d’ingresso ai mercati della regione balcanica.

La spinta delle nuove tecnologie per l’export italiano

In uno scenario globale incerto è forte la spinta degli investimenti in nuove tecnologie come il 4.0 e l’intelligenza artificiale, ma sono necessari anche formazione e nuovi modelli di business. Lo sottolinea il Rapporto Export di Sace che mostra come le imprese che investono in 4.0 e innovano il proprio modello di business hanno una probabilità di esportare superiore di circa tre volte rispetto a quelle che investono senza modificare il proprio modello (14,5% vs. 5,2%).

Ma il rapporto ha analizzato anche per la prima volta l’export italiano di beni ambientali (Eg), categoria in cui rientrano i beni connessi alla protezione dell’ambiente – come, ad esempio, i convertitori catalitici per veicoli – e quelli adattati per essere più rispettosi dell’ambiente o “più puliti”, come biocarburanti, batterie senza mercurio e auto ibride ed elettriche.

Negli ultimi venti anni, il valore del commercio internazionale di beni EG è cresciuto a un tasso medio annuo del 7,6% (superiore al +5,8% dell’export complessivo di beni), arrivando a superare i 1.750 miliardi di dollari. I principali attori sono l’Europa e l’Asia, quest’ultima a più rapida crescita.

L’Italia negli ultimi decenni si è mantenuta al secondo posto nell’Unione Europea con un export che ammonta a 60 miliardi di dollari nel 2021 rappresentando il 3,4% degli scambi mondiali. In particolare, i principali settori di export del nostro Paese sono la meccanica strumentale, ma anche gli apparecchi elettrici (ad esempio motori e generatori elettrici, quadri di distribuzione) e gli altri investimenti (specie strumenti di misurazione e controllo).

I forti investimenti per la transizione in corso, anche alla luce delle politiche europee di sostegno in materia, spingeranno l’export italiano di beni ambientali, atteso crescere quest’anno del 9,3% e il prossimo del 9,7%, accelerando poi a circa il 14% all’anno in media nel 2025-26.

Romolo Napolitano

Giornalista professionista dal 2011 è stato, non ancora trentenne, caporedattore dell’agenzia di informazione videogiornalistica Sicomunicazione. Ha lavorato 3 anni negli Stati Uniti in MSC. Al suo ritorno in Italia si è occupato principalmente di uffici stampa e comunicazione d'impresa. Attualmente è giornalista, copywriter e videomaker freelance. Si occupa, tra le altre cose, di tecnologie, nautica e sociale.

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