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Cos’è Industria 5.0?

Il termine Industria 4.0 compie 10 anni dalla prima apparizione pubblica. Mentre in Italia si continua a cercare una definizione univoca, si guarda già al passo successivo.

La prima volta che l’umanità ha sentito parlare di Industria 4.0 era precisamente 10 anni fa: il termine venne utilizzato per la prima volta in Germania quando venne presentato Zukunftsprojekt Industrie 4.0. Venne poi ereditato dall’Europa come Industry 4.0 e infine declinato nel nostro Paese come Industria 4.0.

In un mondo dove spesso mancano definizioni univoche ed ufficiali, si tende a identificare Industria 4.0 quell’universo di sviluppo aziendale fatto di smart service e smart production, guardando anche all’energia sostenibile. Altre linee di pensiero identificano l’Industria 4.0 tramite una serie di tecnologie c.d. “abilitanti” ed è dove rientrano tecnologie come l’IoT (l’Internet delle cose), l’HMI (interfacce uomo-macchina innovative), cloud per la manifattura e big data.

La quarta rivoluzione industriale attualmente in atto ha solo i tratti delineati, ma manca ancora di univocità nel pensiero e nella filosofia. Si pensi al grande tema della qualità del lavoro e delle condizioni del lavoratore, che attualmente sembra avulso da ogni indicatore 4.0 nonostante nella teoria in molti lo hanno indicato come fondamentale. “Una promessa non inedita”, come è definita su Wikipedia. Ed è in questo contesto che UNI, l’Ente Italiano di Normazione, ha nelle scorse ore diffuso la pubblicazione della normativa in materia di innovazione nelle PMI e nelle Reti di Imprese in chiave 4.0.

Il documento, sviluppato dall’Associazione Nazionale Professionisti Reti d’Imprese) in sinergia con il Cluster Fabbrica Intelligente e con l’Università telematica Guglielmo Marconi di Roma, mira a definire linee guida da applicare per le reti d’impresa con l’ambiziosa aspirazione di poter aprire la strada a Industria 5.0.

Bene, ma se solo ora siamo (forse) ben consci di cosa vuol dire Industria 4.0, cosa dobbiamo aspettarci da Industria 5.0?

Industria 5.0: superare il modello 4.0

Industria 5.0, secondo la Commissione Europea che ne sta sviluppando una definizione, fornisce “una visione dell’industria che punta al di là dell’efficienza e della produttività come unici obiettivi e rafforza il ruolo e il contributo dell’industria alla società”. Il ritorno dell’impresa sulla collettività, in termini di benessere e di ricadute sul territorio, è argomento già noto nella trasformazione 4.0.

Inoltre, l’UE ribadisce la centralità del benessere del lavoratore, aspetto passato in sordina in Industria 4.0 come abbiamo precedentemente sottolineato. Secondo l’Europa, le industrie possono “svolgere un ruolo attivo nel fornire soluzioni alle sfide per la società, compresa la conservazione delle risorse, il cambiamento climatico e la stabilità sociale”.

L’approccio Industria 5.0 contribuisce a 3 delle priorità della Commissione : “Un’economia al servizio delle persone”, “Green Deal europeo” e “L’Europa pronta per l’era digitale”. Gli elementi pertinenti a Industria 5.0 fanno già parte delle principali iniziative politiche della Commissione: adottare un approccio incentrato sull’uomo per le tecnologie digitali, compresa l’intelligenza artificiale; riqualificazione dei lavoratori europei, in particolare delle competenze digitali; industrie moderne, efficienti sotto il profilo delle risorse e sostenibili e transizione verso un’economia circolare; un’industria globalmente competitiva e leader mondiale, accelerando gli investimenti in ricerca e innovazione.

Commissione Europea

Industria 5.0: le tecnologie?

Se da un punto di vista di concetti chiave sappiamo bene quindi qual è l’idea comunitaria di Industria 5.0 – e possiamo anche dire che la transizione da 4.0 a 5.0 è già cominciata in tanti casi – cosa vuol dire dotarsi delle tecnologie atte a perseguire questi obiettivi?

Gli osservatori concordano nel ritenere che la chiave di volta sarà la cooperazione tra umano e macchina. Che la traduzione tra i tre pilastri europei di Industria 5.0 e la declinazione della stessa riguardasse proprio il rapporto tra l’uomo e la macchina lo spiega bene Ilaria Sassone sul blog Universe.it:

La differenza principale tra la quarta e la quinta rivoluzione industriale è che quest’ultima cerca di favorire un rapporto di lavoro più equilibrato tra le tecnologie sempre più intelligenti e gli esseri umani. Piuttosto che gli umani che competono con i robot per i lavori, come temuto con l’arrivo dell’Industria 4.0, gli umani sono ora immaginati a collaborare sempre più con loro. 

Ilaria Sassone

Antonio Frisoli, docente di robotica presso la Scuola Superiore Sant’Anna, scriveva non più di qualche mese fa su Agenda Digitale:

I cobot sono una leva per un’industria che si avvia verso la fase 5.0 della propria evoluzione, con notevoli cambiamenti sulla società e nuovi scenari di applicazione di tali innovazioni […] Con “robotica collaborativa” ci si riferisce a quei sistemi robotici di nuova generazione che sono in grado di interagire fisicamente in sicurezza con l’uomo e di condividerne lo spazio, non rimanendo pertanto più confinati in una “gabbia” che separa lo spazio dell’uomo da quello del robot. Un vero e proprio cambiamento che apre la strada ad una modalità diversa di impiego della robotica in ambito industriale e non solo.

Antonio Frisoli, docente di robotica

Industria 5.0 supera quindi di un altro step l’approccio 4.0 che comunque aveva già in parte fatto suo l’utilizzo dei robot per quelle che sono definite le stupid thing, i lavori ripetitivi da cui è sollevato l’umano che può concentrarsi quindi sul valore aggiunto dato da estro, creatività, competenza.

Enrico Parolisi

Giornalista, addetto stampa ed esperto di comunicazione digitale, si occupa di strategie integrate di comunicazione. Insegna giornalismo e nuovi media alla Scuola di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa. Aspirante re dei pirati nel tempo libero.

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