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C’è un secondo granchio blu nel Mediterraneo

Si tratta del Portunus segnis, originario del Mar Rosso e dell'Oceano Indiano occidentale. Simile al Callinectes sapidus balzato in queste settimane agli onori della cronaca, è stato rinvenuto nelle Marche e al largo delle coste siciliane, ma non rappresenterebbe un rischio per il nord Adriatico. Almeno per ora.

In principio c’è stato il Callinectes sapidus o meglio noto ora alle cronache come granchio blu, originario delle coste atlantiche americane che ha recentemente invaso le principali aree di produzione dei molluschi bivalvi dell’Adriatico con severi impatti ecologici ed economici nelle regioni del Veneto e dell’Emilia Romagna. E di cui ci ha parlato in questo articolo Roberto Braibanti.

Ma non sarebbe l’unico. Un team di ricerca dell’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine (IRBIM) del CNR di Ancona ha in queste ore comunicato di aver dimostrato la presenza – nel Mar Adriatico – di una seconda specie di granchio blu. Si tratta del Portunus segnis, originario del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano occidentale. Il lavoro è stato pubblicato su BioInvasion Records.

La seconda specie, oggi segnalata nella regione Marche (Ancona) grazie alla cattura di un singolo esemplare, era stata già osservata in Sicilia.

“Anche il granchio blu del Mar Rosso come il granchio blu americano trova il suo habitat ideale tra gli ambienti lagunari e il mare aperto e può sviluppare popolazioni con altissime abbondanze”, commenta Ernesto Azzurro, dirigente di ricerca del CNR – Irbim. Che aggiunge: “Il granchio blu del Mar Rosso, morfologicamente ed ecologicamente simile al granchio blu Atlantico C. sapidus, ha già colonizzato, attraverso il Canale di Suez, i settori più orientali del Mediterraneo, con conseguenze inizialmente drammatiche per la pesca tunisina. Questa specie è oggi una delle risorse di pesca più importanti per la Tunisia, trasformata e commercializzata nei mercati esteri”.

Ma a cosa dobbiamo l’arrivo di questo nuovo ospite nelle nostre acque? “Questo arrivo – spiega Azzurro – è con tutta probabilità una nuova introduzione attribuibile al trasporto navale, verosimilmente alle acque di zavorra”. Che poi rassicura: “Considerate le caratteristiche ecologiche del granchio blu del Mar Rosso e il suo range di tolleranza termica, pensiamo che il nord Adriatico non sia ancora un ecosistema ospitale per questa specie e questo dovrebbe al momento scongiurare il rischio di una doppia invasione di granchi blu in Adriatico. Il cambiamento climatico sta tuttavia aumentando la vulnerabilità del nostro mare a questo tipo di colonizzazioni, quindi il fenomeno va monitorato attentamente, attraverso una strategia nazionale”.

“Questo importante risultato è stato possibile grazie alla preziosa collaborazione con i pescatori locali, che hanno catturato la specie e prontamente avvertito il nostro Istituto”, aggiunge Fabio Grati, primo ricercatore del Cnr-Irbim e primo autore dello studio. 

Il CNR infine ricorda che anche questa specie di granchio blu, come quella atlantica, possiede “altissime proprietà nutritive e gastronomiche” e che “l’impiego di questi crostacei come nuove risorse di pesca è la strategia adottata da molti Paesi del Mediterraneo per gestire la problematica sul lungo termine”. A supporto di questa strategia, i ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche hanno predisposto un breve questionario con rivolto a tutti i cittadini, anche a quelli che non hanno mai assaggiato il granchio, disponibile al seguente link.

Redazione

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