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Arriva Ogyre, la startup che traccia la raccolta dei rifiuti marini (e migliora l’ecosistema)

Ogni “pescata” non porta benefici soltanto agli ecosistemi marini, ma anche alle comunità locali impegnate nelle attività di recupero, che ottengono - grazie al contributo di Ogyre - un sussidio in molti casi pari a quello derivante dalle normali attività di pesca.

Un passo in avanti per Ogyre, la startup nata con la missione di creare un legame tra le persone e l’oceano, applicando un approccio community-driven alla rigenerazione ambientale, permettendo a chiunque di raccogliere di rifiuti marini grazie all’aiuto di un network globale di 45 pescatori, annuncia oggi il lancio della sua nuova piattaforma digitale, progettata con l’obiettivo di portare trasparenza e tracciabilità alla filiera circolare di raccolta dei rifiuti marini.

Cosa fa Ogyre

La nuova piattaforma di Ogyre permetterà a individui e aziende che sceglieranno di contribuire alla pulizia del mare di monitorare l’intero ciclo di vita del rifiuto, dalla pesca allo smaltimento: chiunque deciderà di “acquistare” chili di marine litters su ogyre.com/community avrà accesso ad un’area riservata dove potrà osservare in tempo reale il percorso dei kg di rifiuti marini raccolti, oltre che conoscere la zona di raccolta (Brasile, Indonesia o Italia), e le storie dei pescatori impegnati nell’attività.

Ogni “pescata” non porta benefici soltanto agli ecosistemi marini, ma anche alle comunità locali impegnate nelle attività di recupero, che ottengono – grazie al contributo di Ogyre – un sussidio in molti casi pari a quello derivante dalle normali attività di pesca.

Sentivamo l’esigenza di rendere più trasparenti, tracciabili e accessibili i dettagli della nostra filiera di recupero dei rifiuti marini: non si tratta solo di responsabilità verso chi sceglie di contribuire alla pulizia degli oceani con Ogyre, ma anche di concretezza dell’impatto sul benessere del mare e sulle comunità di pescatori coinvolti nel nostro progetto che arriva da ogni singolo contributo – commentano Antonio Augeri e Andrea Faldella, fondatori di Ogyre -.

Abbiamo potuto raggiungere i nostri obiettivi di trasparenza grazie alla tecnologia: con la nuova piattaforma, infatti, chiunque sceglierà di contribuire alla nostra causa potrà avere accesso ai dettagli legati alla raccolta di ogni singolo chilo di rifiuti marini”.

Come funziona la piattaforma di Ogyre

La piattaforma inoltre si arricchirà presto di un ulteriore elemento tecnologico a garanzia di trasparenza e tracciabilità: la blockchain. Così, ogni operazione di raccolta potrà essere non solo rendicontata, ma anche certificata, in linea con le innovazioni più recenti in ambito di sostenibilità e smaltimento dei rifiuti.

Un’evoluzione tecnologica che va anche (e soprattutto) a beneficio delle aziende, sempre più spesso lo stakeholder principale dei progetti di raccolta.

“Le aziende che scelgono di contribuire per il mare sono sempre di più, e sempre più spesso i contributi non si collocano soltanto all’interno dei progetti di CSR, ma diventano un modo per ingaggiare le community interne (ad esempio i dipendenti) ed esterne (ad esempio i clienti) – commenta Antonio Augeri di Ogyre -.

Anche in questo caso la tecnologia ci viene in aiuto: ‘digitalizzare’ il processo di raccolta e la filiera di recupero, infatti, ci permette di offrire ad aziende ed interlocutori istituzionali la possibilità di ‘trasferire’ i rifiuti pescati alle proprie community.

E così sono sempre più frequenti i casi in cui le aziende decidono di regalare “chili di rifiuti marini pescati dal mare” a dipendenti e clienti, coinvolgendoli nell’attività di recupero. Un meccanismo in piena linea con l’obiettivo di Ogyre di rendere il modello di raccolta community driven”.

Grazie alla nuova piattaforma, quindi, Ogyre vuole rendere ancora più forte e solido il rapporto con la propria community, al fine di costruire un futuro migliore per il pianeta, a partire proprio dalla salvaguardia del mare.

Romolo Napolitano

Giornalista professionista dal 2011 è stato, non ancora trentenne, caporedattore dell’agenzia di informazione videogiornalistica Sicomunicazione. Ha lavorato 3 anni negli Stati Uniti in MSC. Al suo ritorno in Italia si è occupato principalmente di uffici stampa e comunicazione d'impresa. Attualmente è giornalista, copywriter e videomaker freelance. Si occupa, tra le altre cose, di tecnologie, nautica e sociale.

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