Cultura e Spettacoli

Ischia e il calcio: il Meeting d’Estate tra sport, memoria e spettacolo

Il Meeting d’Estate, storica manifestazione sportiva giunta quest’anno alla sua 44esima edizione, si è confermato ancora una volta un punto di riferimento nel panorama degli eventi sportivi italiani. La cornice è stata quella inconfondibile dell’isola d’Ischia, che ha accolto un pubblico numeroso e appassionato, trasformandosi per alcuni giorni in una vera e propria cittadella dello sport.

Non solo partite e competizioni, ma anche riflessione, passione e narrazione: elementi che hanno dato profondità a un evento nato quasi mezzo secolo fa e che continua a raccontare molto più del solo risultato sportivo. Soprattutto in un momento storico in cui la dimensione collettiva dello sport sembra essere sempre più schiacciata tra business e iper-professionalizzazione.

Una lunga storia che continua a rinnovarsi

Nato come un raduno sportivo per atleti e appassionati, il Meeting d’Estate è progressivamente diventato un’occasione di dialogo tra diverse anime del calcio: quella professionistica e quella dilettantistica, quella istituzionale e quella popolare, con uno sguardo che ha sempre cercato di mantenere uno spirito “fair play” — non a caso il patrocinio e il simbolo del C.N.I. Fair Play accompagnano l’iniziativa da anni.

A parlare con trasparenza di questa continuità è stato l’ideatore e patron della manifestazione, l’avvocato Franco Campana, figura centrale del Meeting fin dalle sue origini: «Anche in questo anno burrascoso la nave del Meeting Estate, con il blasone del C.N.I. Fair play, ha ben solcato il mare giungendo felicemente in porto. E dalla banchina brindiamo allo sport che amiamo: il Calcio con Amore!».

Un’espressione poetica, certo, ma che racchiude una verità operativa: nonostante le difficoltà economiche e logistiche che caratterizzano ormai ogni evento che si regga su una macchina organizzativa composita e su reti di collaborazione tra pubblico e privato, il Meeting ha saputo resistere, rinnovandosi e accogliendo volti nuovi — tra atleti, organizzatori e ospiti.

Un pubblico partecipe e appassionato

Le tribune gremite hanno fatto da sfondo a diverse discipline sportive, anche se il calcio ha mantenuto il ruolo di protagonista. Gli atleti si sono affrontati con spirito di lealtà e agonismo, in partite che hanno saputo alternare intensità tecnica e spirito di squadra.

La partecipazione del pubblico non è stata un semplice contorno. In un momento in cui si parla spesso di “disaffezione” verso lo sport di base e di presenza calante negli stadi minori, vedere le tribune animate da famiglie, giovani, gruppi di amici e addetti ai lavori è un segnale incoraggiante, che racconta come il calcio, se riportato a una dimensione più umana e accessibile, riesca ancora a generare entusiasmo e senso di appartenenza.

Il contributo degli organizzatori è stato fondamentale. Luigi Castaldo, tra i responsabili principali dell’evento, insieme a Max Soria (produzione esecutiva), ha sottolineato il valore della risposta collettiva ricevuta: «Abbiamo lavorato instancabilmente per offrire un evento all’altezza delle aspettative e il riscontro che abbiamo ricevuto da atleti, famiglie e appassionati ci ripaga di ogni sforzo».

Tra sport e spettacolo

La dimensione sportiva è stata affiancata anche da una componente più spettacolare, che ha trovato spazio in serate di gala, premiazioni, talk show e momenti dedicati al racconto del calcio. In questo contesto si inserisce la presenza della madrina dell’evento, Emanuela Tittocchia, che ha espresso parole di sincero affetto verso Ischia e il Meeting stesso.

«Finché c’è Ischia c’è speranza», ha detto durante una delle serate al Castello Aragonese, «perché è la mia isola preferita, l’isola del cuore». Una dichiarazione che ha mescolato ricordi personali — il padre arbitro, le prime partite viste da bambina — e il legame emotivo con un calcio vissuto in maniera viscerale.

L’evento ha così saputo saldare due anime: quella celebrativa, dove il calcio si fa spettacolo, e quella più autentica, dove il calcio resta uno strumento educativo e sociale. Un connubio difficile da ottenere, soprattutto in un’epoca dove la spettacolarizzazione rischia di cannibalizzare ogni altra dimensione.

La sfida delle prossime edizioni

Il successo dell’edizione 2025 pone inevitabilmente una domanda: come mantenere vivo e significativo un evento che ha già detto tanto nei suoi 44 anni di storia? L’ambizione, dichiarata ma non ostentata, è quella di crescere ancora, coinvolgere nuove generazioni e non perdere il contatto con il territorio.

Il calcio — soprattutto quando vissuto lontano dai grandi palcoscenici — può ancora essere un linguaggio condiviso, una forma di espressione popolare, un terreno di incontro. E Ischia, in questo, ha confermato ancora una volta di essere un laboratorio ideale, grazie alla sua accoglienza, alla bellezza del luogo e a una comunità che non ha smesso di credere nello sport come valore.

In un’Italia calcistica spesso divisa tra nostalgie e polemiche, tra l’ossessione per il risultato e la difficoltà di fare sistema, il Meeting d’Estate rappresenta una boccata d’ossigeno. Una tradizione che non vuole diventare monumento, ma che cerca — anno dopo anno — di restare esperienza viva.

Redazione

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