Quanto (ci) costa la guerra in Ucraina?
L'impatto dell'invasione russa in Ucraina sulle economie del Mediterraneo: Analisi delle conseguenze geopolitiche e socio-economiche sono al centro dello studio Mediterranean Economies 2023 (ME23), una versione internazionale del Rapporto sulle economie del Mediterraneo, pubblicato dall'Istituto di studi sul Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismed)
La guerra tra Russia e Ucraina ha alterato l’equilibrio geopolitico mondiale, o quantomeno mostrato come alcune convinzioni (come quella di non vedere più il conflitto alle porte del cuore dell’Europa) non siano da ritenersi granitiche, e segnando la fine dell’era di globalizzazione instaurata dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989.
Il Mediterraneo potrebbe assumere una nuova centralità, questa volta per davvero, aprendo nuove opportunità di integrazione tra la sponda settentrionale e meridionale. Tuttavia, le turbolenze geopolitiche richiedono una maggiore integrazione tra i Paesi del Mediterraneo e l’UE per affrontare sfide future e sfruttare opportunità di crescita.
L’area mediterranea attualmente al centro delle discussioni internazionali a causa delle conseguenze geopolitiche e socio-economiche generate dalla guerra tra Russia e Ucraina è al centro del Mediterranean Economies 2023 (ME23), una versione internazionale del Rapporto sulle economie del Mediterraneo, pubblicato dall’Istituto di studi sul Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismed) ed edito da ‘Il Mulino’, che è stato presentato nelle scorse ore nelle eleganti sale del Circolo Ufficiali della Marina Militare.
Il focus del rapporto si è concentrato su due sfide significative che le economie mondiali hanno dovuto affrontare tra il 2022 e il 2023: l’aumento dell’inflazione e il conflitto tra Russia e Ucraina. Giovanni Canitano, uno dei curatori del Rapporto, ha sottolineato che questi eventi hanno avuto impatti negativi sulle prospettive di crescita economica globale, con variazioni significative tra i Paesi mediterranei.
Guerra trigger della spirale inflattiva
La guerra ha innescato un aumento dell’inflazione, in particolare attraverso i prezzi degli energetici, portando a una crescita media dell’inflazione nei Paesi Euro Mediterranei dal 1,68% all’7,9% tra il 2021 e il 2022. Salvatore Capasso, curatore del volume e direttore Cnr-Dsu, ha evidenziato che gli investimenti nell’area euro mediterranea sono destinati a diminuire, passando dal 23,7% del Pil nei primi anni duemila al 21,4% previsto nel 2027.
“La guerra della Russia all’Ucraina rischia di produrre effetti sulla crescita di lungo periodo nell’area Med. Gli alti tassi dovuti alle politiche monetarie restrittive e l’incertezza hanno ulteriormente ridotto gli investimenti in tutta l’area Med”, spiega Capasso. “I dati dicono che gli investimenti in percentuale del Pil nell’area euro-mediterranea passano da una media del 23,7% dei primi anni duemila al 21,4% atteso nel 2027. Ancora più forte è la caduta degli investimenti nei paesi del sud del Mediterraneo, che passano nello stesso lasso di tempo dal 27,3 al 22,1% del Pil. Le tensioni economiche tra la Russia e le economie occidentali hanno creato una pressione senza precedenti sui prezzi degli asset e delle risorse strategiche, portando a effetti di lunga durata. Le aziende internazionali occidentali sono state costrette a delocalizzare le proprie attività non solo lontano dalla Russia, ma anche da mercati importanti come la Cina”.
Ciò ha portato i governi a riconsiderare le strategie a lungo termine su energia e accesso ai mercati internazionali, con il rischio di una divisione del mondo in blocchi autonomi con standard tecnologici, sistemi di pagamento e valute diversi.
Energia e logistica
Inoltre, la guerra ha consolidato la posizione strategica del Mediterraneo nei mercati energetici. La regione MENA (Middle East and North Africa) gioca un ruolo cruciale nel soddisfare il fabbisogno energetico di Europa e Asia, nonostante l’aumento dei consumi di energie rinnovabili. Tuttavia, le recenti interruzioni delle forniture energetiche legate al conflitto russo-ucraino hanno sollevato preoccupazioni sulle dipendenze energetiche.
L’impatto della guerra si è esteso anche al trasporto merci e alla logistica nel Mediterraneo meridionale, evidenziando carenze nel coordinamento e nella resilienza alle crisi. I paesi di questa regione stanno cercando di integrarsi nelle catene di approvvigionamento globali, ma sono emerse limitate capacità e innovazioni nel settore logistico.
“I Paesi di questa regione stanno cercando di integrarsi nelle catene di approvvigionamento globali e adeguare i loro sistemi di trasporto alle mutazioni nella logistica e gestione della catena di approvvigionamento, ma emergono carenze nel coordinamento e nella resilienza alle crisi, che hanno generato un vero e proprio gap logistico tra la sponda settentrionale e meridionale del Mar Mediterraneo”, spiegano Pietro Evangelista e Tania Toffanin del Cnr-IsMed. “Nel sud del Mediterraneo, il settore logistico è sottosviluppato con limitata capacità e innovazione. Le aziende locali spesso operano come subappaltatori per l’UE, ostacolando l’integrazione nelle catene di approvvigionamento internazionali. A livello politico, è essenziale che i paesi del Mediterraneo si integrino con l’UE per migliorare la preparazione e la resilienza logistica. Questo richiede la rimozione di barriere tariffarie e la liberalizzazione commerciale per massimizzare i benefici di un’area di libero scambio euro-mediterranea”.