Interviste

Stress da rientro in ufficio? Poche regole per sopravvivere: parola di psicoterapeuta

Sono le grandi decisioni a suscitare grandi desideri. In un momento di malumore, va tenuta l’attenzione desta su ciò che dà maggior senso alla propria vita: “Per che cosa vivo? Che cos’è per me davvero importante?”

Ci siamo: è arrivato quel momento dell’anno in cui le valigie sono definitivamente state riposte nell’armadio, la sabbia sotto i piedi o l’aria pulita di montagna relegate nell’album dei ricordi, l’abbronzatura inizia a sbiadire e con sé spesso porta via anche quello stato di calma e di relax che regalano le ferie estive.

Non serve dire altro: il rientro in ufficio è arrivato per tutti (o quasi), ed è uno dei momenti più difficili dell’anno. Per capire come “sopravvivere” oltre i buoni propositi del mese di settembre e affrontare con grinta e positività il rientro a lavoro, abbiamo chiesto qualche consiglio allo psicologo e psicoterapeuta Bernardo Paoli, da qualche giorno in libreria con il “Manuale delle tecniche psicologiche”(B. Paoli e E. Parpaglione, edizioni Giunti). 

Dottor Paoli, è arrivato quel momento dell’anno. Nonostante in tanti provino a cambiare paradigma, i primi lunedì di settembre restano per la stragrande maggioranza dei lavoratori il momento del rientro in ufficio. Avvertirne tutta la pesantezza per un dipendente o un manager è normale o è un malessere che va esplorato e analizzato?
“Fa certamente parte di una dinamica che conosciamo tutti, e più la vacanza è stata un’evasione piacevole dalla routine quotidiana, più il rientro a lavoro produce un duro impatto. Per quanto sia una condizione usuale, però, non significa che non ci si possa lavorare su. In linea generale, associare il ritorno al lavoro con il ritorno anche ad attività piacevoli, previste nella propria vita feriale, attutisce notevolmente il colpo. Attività piacevoli che siano il più possibile complementari rispetto alla propria attività lavorativa: se il lavoro svolto, ad esempio, è soprattutto intellettuale e statico, le attività piacevoli extra-lavorative è bene che siano dinamiche e fisiche-espressive.

Per quanto riguarda, invece, il trovare il proprio – unico e specifico – equilibrio personale, è bene domandarsi, in modo controintuitivo: “Se volessi, per assurdo, vivere il rientro al lavoro nel peggiore dei modi possibili, che cosa dovrei continuare a fare, che cosa dovrei continuare a dirmi e a dire agli altri per essere sicuro di viverlo male?”. Rispondere a questa domanda permette di monitorare tutte quelle parole e azioni che alimentano il malumore, spingendo, per converso, a identificare parole e azioni alternative e salutari. Ad esempio, una persona potrebbe identificare che le peggiorerebbe sicuramente il rientro dalle vacanze il lamentarsi con i colleghi di quanto sia pesante il ritorno a lavoro. A seguito di questo, potrebbe decidere di non lamentarsi più, e di evitare per qualche giorno i colleghi troppo lamentosi”. 

Quali sono i consigli – immediati – che si sente di dare a chi vive come una tragedia il rientro al lavoro?
“Sono le grandi decisioni a suscitare grandi desideri. In un momento di malumore, va tenuta l’attenzione desta su ciò che dà maggior senso alla propria vita: “Per che cosa vivo? Che cos’è per me davvero importante?”, e soprattutto, “Quali grandi decisioni voglio realizzare in questo nuovo anno sociale?”. La motivazione non appare spontaneamente; si accende decidendosi per qualcosa di grande”.

Come gestire invece sul lungo andare il ritorno alla produttività?
“La lista delle risposte alla domanda del “come peggiorare” è un’ottimo “esame di coscienza”, quotidiano e personalizzato, per ricordarsi in quali trappole evitare di cadere. Va tenuta sott’occhio, possibilmente leggendola tutti i giorni per un periodo di almeno un mese, e segnandosi a fine giornata in quali e quanti “come peggiorare” si è scivolati. Per essere un’esperienza di crescita personale, va utilizzata con un atteggiamento da antropologo, rilevando e misurando i propri pensieri, le proprie parole e le proprie azioni, inserite nel “come peggiorare”, con un sano distacco, senza moralismi o vittimismi, senza fustigarsi con il cilicio se uno ricade nelle stesse trappole, lasciando invece che, nel tempo, la parte più creativa di sé partorisca qualche nuova soluzione per trasformare il “come peggiorare” in parole e azioni di miglioramento”.

Cerchiamo di arrivare preparati alle ferie del 2023, a questo punto: come organizzare la fine del lavoro, la vacanza e il rientro per rendere l’esperienza il più serena possibile?
“Conoscendo se stessi. Abbandonando ricette generali e facendo memoria, invece, di come si è fatti realisticamente; pianificando l’anno a seconda delle proprie effettive reazioni. Non esiste felicità senza una buona organizzazione, basata su dati di realtà”.

Enrico Parolisi

Giornalista, addetto stampa ed esperto di comunicazione digitale, si occupa di strategie integrate di comunicazione. Insegna giornalismo e nuovi media alla Scuola di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa. Aspirante re dei pirati nel tempo libero.

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