Imprese italiane alla ricerca di talenti Tech: mancano esperti di IA, cybersicurezza e sviluppo SW
Mismatch di competenze e sfide di accessibilità sono i grandi temi - secondo TimeFlow - che frenano la ricerca dei candidati giusti
Le aziende italiane, in particolare quelle nel settore tecnologico, si trovano di fronte a una sfida crescente nel trovare talenti con le competenze giuste. Un’indagine condotta da TimeFlow, una startup specializzata nella ricerca di talenti tech e fornitori It a livello internazionale, ha rivelato alcune delle maggiori difficoltà incontrate dalle imprese riguardo alle skills più ricercate, confermando quello che in molte società era più che un sospetto negli ultimi mesi: per alcuni profili professionali trovare il candidato giusto è veramente difficile.
I risultati del sondaggio hanno evidenziato che le competenze più introvabili sul mercato riguardano principalmente tre aree chiave: la cybersecurity, lo sviluppo software e l’intelligenza artificiale. A queste si aggiungono altre competenze altrettanto richieste, ma leggermente meno disponibili, come lo sviluppo mobile, la blockchain, l’IoT e la realtà aumentata.
Un aspetto interessante emerso dalla ricerca è la percezione delle aziende riguardo a questo disallineamento tra domanda e offerta di competenze. Solo il 28% dei partecipanti al sondaggio ha ritenuto che tale “skills gap” sia negativo, sottolineando come la scarsità di offerta possa spingere le aziende a rivolgersi a fornitori esteri per soddisfare le proprie necessità tecniche. Al contrario, il 72% delle aziende ha visto questa situazione come un fattore di mercato positivo, in quanto aumenta la probabilità di ottenere lavoro.
Ulteriori analisi hanno rivelato come la percezione di questa situazione sia influenzata dalle dimensioni dell’azienda e dalla quantità di investimenti in marketing. Il 28% che ha visto il mismatch come negativo è costituito principalmente da aziende di medie dimensioni (11-50 dipendenti) e, in misura leggermente inferiore, da aziende grandi. Queste imprese effettuano investimenti significativi in marketing, con quasi il 50% che investe tra i 10.000 e i 50.000 euro all’anno. Dall’altra parte, il 72% delle aziende che ha apprezzato la scarsa concorrenza è composto soprattutto da aziende di piccole dimensioni (1-10 dipendenti) e, in misura minore, da aziende medie (11-50). Inoltre, il 40% di queste aziende investe fino a 10.000 euro in marketing all’anno, mentre il 20% non effettua investimenti in questa area.
Curriculum non allineato e offerte basse
La ricerca ha anche rilevato le principali difficoltà incontrate dalle aziende durante il processo di selezione dei professionisti tech. La mancanza di curriculum allineati alle competenze richieste risulta essere il principale ostacolo, seguito dallo scostamento tra retribuzioni offerte e richieste dai candidati. Alcune delle competenze richieste, come Python, React JS e Jackrabbit, sono particolarmente difficili da trovare sul mercato.
Per quanto riguarda le strategie da adottare per superare queste criticità, i partecipanti al sondaggio hanno proposto diverse soluzioni. Il 33% ritiene necessario prevedere una maggiore standardizzazione, scalabilità e flessibilità dei sistemi, oltre a investire nella formazione. Il 22% suggerisce di facilitare l’accesso a mercati esteri dove sono disponibili competenze tecnologiche a prezzi più competitivi. Un altro 11% vorrebbe automatizzare il più possibile il processo di selezione e ingaggio dei professionisti Tech.
Un dato interessante emerso dalla ricerca è che, nonostante le difficoltà incontrate nell’individuare talenti Tech, il livello medio di soddisfazione dei professionisti del settore è particolarmente alto. Il 72% dei partecipanti ha attribuito un punteggio tra 8 e 10 al proprio lavoro, prendendo in considerazione vari aspetti, tra cui ritmi di lavoro, equilibrio tra vita professionale e privata, e salario. Tuttavia, il 28% ha espresso valutazioni inferiori o addirittura particolarmente negative, spesso attribuibili a ritmi di lavoro estremamente intensi. Questo fenomeno si verifica soprattutto tra i professionisti Tech che operano in aziende di grandi dimensioni, dove i volumi di lavoro possono essere elevati, soprattutto per coloro che sono coinvolti nel settore della cybersecurity.
“La carenza di professionisti una sfida ma anche un’opportunità”
Lorenzo Danese, CEO di TimeFlow, ha commentato i risultati del sondaggio sottolineando che la carenza di professionisti specializzati rappresenta una sfida per molte aziende, ma allo stesso tempo è un’opportunità di mercato che spinge le imprese a cercare fornitori di competenze tecnologiche sul mercato nazionale e internazionale. TimeFlow è impegnata a sostenere le aziende nella ricerca di partner tecnologici affidabili, superando le barriere linguistiche e culturali e navigando con successo nel complesso panorama del mercato It.