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Il porto si tinge di rosa: il mare cerca forza lavoro tra le donne

Da Livorno un'iniziativa per far conoscere le donne che lavorano nel portuale. E per combattere gli stereotipi di genere: il lavoro del portuale rappresenta un'opportunità per le donne e a differenza di un secolo fa è ampiamente alla portata del gentil sesso.

Siamo portati a pensare ai lavoratori del porto come a uomini rudi e forti, con braccia e spalle possenti e modi spicci. Sicuramente, nell’immaginario collettivo quello dei lavori portuali è un settore destinato ai maschi, e anche ben piazzati verrebbe da dire.

Fatto sta che nel 2023 e con una auspicabilmente raggiungibile parità di genere sarebbe anche ora di demachizzare il settore. Possibile? A Livorno credono proprio di sì.

Il porto delle donne

L’idea è quella di mostrare cosa le donne sono in grado di fare all’interno del porto. Quasi un modo per dire “Largo, maschietti”: un esercito di gruiste, smarcatrici, addette alle operazioni di rizzaggio e derizzaggio è alla porta. Anche perché, diciamocelo, il lavoro del portuale è profondamente cambiato e come tutti i lavori del nuovo millennio richiede maggiori competenze e professionalizzazioni che forza bruta, muscoli per muovere fisicamente enormi casse e cose di questo tipo. Ma una gru, una moderna gru, può essere agevolmente guidata anche da una donna.

Attualmente nel mondo – ricorda l’Assessora al Porto del Comune toscano Barbara Bonciani (che ha la delicata delega all’integrazione città-porto di Livorno) – le donne comporrebbero il 16% della forza lavoro nei porti, in merito appunto al carico e scarico merci. Questa percentuale di fatto dimezza se rapportata solo all’Italia (le quote rosa rappresentano l’8% della forza lavoro). In casi come quelli di Livorno si arriva anche al 10% e a “percentuali vicine a quelle dei porti nord Europei” dichiara Bonciani. Ma ci sono altri casi in cui “le donne non ci sono proprio” nel porto. “Come a Trieste”.

barbara bonciani assessora al porto comune di livorno
L’Assessora Barbara Bonciani

A questa massa va aggiunta tutta la forza lavoro delle “marittime”, donne imbarcate su navi passeggeri e commerciali. Secondo i dati snocciolati da Bonciani parliamo del “2% della forza lavoro complessiva a livello mondiale”. Ci sono solo 12 comandanti di navi da crociera donne “di cui una di Livorno, cosa che ci fa molto piacere. Ma sono davvero poche”.

“Il porto delle donne – racconta Bonciani – è un progetto pensato per far conoscere il lavoro che le donne svolgono in ambito portuale e animare il dibattito fra addetti ai lavori al fine di migliorare la presenza delle donne in questi settori”. Il progetto è stato presentato in occasione del festival internazionale SEIF 2023, dedicato alla tutela del mare e organizzato dalla fondazione Acqua dell’Elba.

Insomma, un modo per portare attraverso la conoscenza alla luce un “mare” di opportunità per le donne e al contempo sdoganare alcuni stereotipi di luogo che finiscono per precludere totalmente (già nell’immaginario) alcune opportunità per quella metà del cielo composta dal gentil sesso.

Lavorare col mare e nei porti infatti è prerogativa maschile anche ‘in alto’: in Italia su 16 autorità di sistema portuale ci sono 16 presidenti uomini e 14 segretari generali uomini, più due donne “nominati dai presidenti maschi”. E in questo caso non parliamo di esigenze fisiche ma di una tendenza delle nostre istituzioni praticamente eteropatriarcale: “Bisogna facilitare l’ingresso delle donne in questo ambito perché le donne portano con sé un’altra visione de mondo è un altro pensiero che arricchisce, non è una competizione ma una volontà di rendere questi settori più competitivi”.

Enrico Parolisi

Giornalista, addetto stampa ed esperto di comunicazione digitale, si occupa di strategie integrate di comunicazione. Insegna giornalismo e nuovi media alla Scuola di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa. Aspirante re dei pirati nel tempo libero.

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