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Un nanosensore sviluppato dal Cnr potrebbe migliorare la diagnosi dei tumori alla tiroide

Il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) ha annunciato lo sviluppo di un nanosensore in fibra che potrebbe rivoluzionare la diagnosi e il trattamento dei tumori alla tiroide. Il dispositivo, frutto della collaborazione tra diversi istituti di ricerca e università, è in grado di rilevare la presenza di una specifica proteina chiamata tireoglobulina nel liquido di lavaggio dell’agoaspirato.

Come funziona il nanosensore?

Ma come funziona questo nanosensore? Il dispositivo – descritto in un articolo pubblicato su ‘Biosensors and Bioelectronics’ – riesce a identificare e misurare la presenza di una particolare proteina, la tireoglobulina, nel liquido di lavaggio dell’agoaspirato.

La valutazione della presenza di tale proteina nel liquido di lavaggio di agoaspirati ottenuti da linfonodi ‘sospettati’ di metastasi è a oggi uno dei metodi che permette con certezza la diagnosi di estensione extratiroidea del tessuto tumorale. Pertanto l’esito di questo esame è particolarmente importante sia nell’approccio chirurgico iniziale, sia per il successivo follow-up dei pazienti.

La tireoglobulina è infatti una proteina presente, in condizioni normali, esclusivamente nella tiroide. La sua identificazione nei linfonodi è, invece, indicativa della presenza di metastasi. A oggi, la localizzazione di tale proteina richiede l’impiego di sofisticati metodi di dosaggio basati su apparecchiature che sfruttano specifici anticorpi, con tempi di rilevazione non immediati e non facilmente applicabili in sala operatoria in caso di dubbi diagnostici.

Per questo motivo, è spesso il chirurgo a dover valutare, in base alla propria esperienza, l’estensione dell’intervento da effettuare senza potersi avvalere di alcun supporto strumentale. La novità ottenuta dal gruppo di ricerca consiste nell’aver sviluppato un nuovo nanosensore in fibra, basato sull’analisi della luce diffusa, che permette l’identificazione, in tempo reale e con elevata sensibilità, della tireoglobulina nel liquido di lavaggio dell’agoaspirato dei linfonodi tiroidei.

“Consentire il rilevamento sensibile e selettivo della tireoglobulina umana nel fluido di lavaggio dell’ago aspirato immediatamente prima dell’intervento chirurgico, o direttamente in sala operatoria, sarebbe della massima importanza per ottimizzare e personalizzare i trattamenti dei pazienti con una procedura minimamente invasiva e senza ulteriori rischi”, spiega Paolo Macchia del Dipartimento di medicina clinica e chirurgia della Federico II di Napoli.

Il biosensore sviluppato, spiegano dal CNR, sfrutta la diffusione di radiazione laser e consente l’identificazione della tireoglobulina grazie all’analisi del colore della luce che essa riflette (diffusione Raman). Il risultato è di particolare rilievo anche perché la proteina da identificare è presente in quantità minime nel campione, insieme a tante altre molecole e sostanze che potrebbero mascherarne la presenza. Il biosensore può essere realizzato sia su chip sia su fibra, e quindi potrebbe essere utilizzato anche direttamente all’interno dell’ago durante il prelievo del campione.

Se i risultati saranno validati in studi preclinici e clinici, il nanosensore potrebbe essere utilizzato per lo screening, la diagnosi, la selezione della terapia e il monitoraggio della progressione del cancro della tiroide e delle eventuali recidive. Questo sviluppo promettente, infatti, potrebbe aprire nuove possibilità per una diagnosi più tempestiva e accurata dei tumori alla tiroide, offrendo un maggiore supporto ai medici nel prendere decisioni informate per il trattamento dei pazienti.

Inoltre in futuro la tecnica potrebbe essere estesa all’identificazione di metastasi anche da altri tipi di tumori. Il risultato è reso possibile grazie al sostegno del ministero dell’Università e della Ricerca (Mur), di Fondazione Airc per la ricerca sul cancro e delle infrastrutture campane Ciro e Cnos.

Redazione

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