Economia

In Europa nuove norme per la ritenuta alla fonte: arriva il certificato di residenza fiscale digitale

Per consentire una tassazione più equa e meno sbilanciata negli accordi ad hoc fra i Paesi dell'Eurozona, la Commissione introduce un nuovo meccanismo di ritenuta alla fonte con il certificato di residenza fiscale digitale comune: basta doppia imposizione fiscale e caos nei rimborsi transfrontalieri

La Commissione Europea ha deciso di cambiare le regole sul fisco comunitario, proponendo una nuova direttiva per rendere il meccanismo della ritenuta alla fonte più equa ed efficiente nel rapporto sia fra Stati membri che con gli investitori esteri, gli intermediari finanziari (ad esempio, le banche) e le amministrazioni fiscali dell’Eurozona.

Ma prima di andare oltre, è necessario comprendere di cosa stiamo parlando.

Cos’è la ritenuta alla fonte?

Per ritenuta alla fonte si intende il meccanismo fiscale meccanismo fiscale utilizzato in diversi Paesi europei per raccogliere le tasse sui redditi dei non residenti e/o degli investitori. Si tratta di una pratica mediante la quale un datore di lavoro o un pagatore di reddito trattiene una percentuale del reddito di un individuo alla fonte, ovvero al momento in cui viene pagato o erogato.

L’obiettivo della ritenuta alla fonte è quello di garantire che le tasse sui redditi dei non residenti vengano raccolte in modo efficace, anche se il contribuente non risiede nel Paese in cui si verifica il reddito. La ritenuta viene quindi trattenuta direttamente dal datore di lavoro o dal pagatore di reddito e versata alle autorità fiscali competenti.

Le aliquote di ritenuta alla fonte possono variare da Paese a Paese, e questo accade anche all’interno della medesima eurozona, e dipendono dal tipo di reddito. Ad esempio, le aliquote di ritenuta alla fonte possono essere diverse per i redditi da lavoro dipendente, per i dividendi, per gli interessi o per i redditi da locazione.

È importante notare che la ritenuta alla fonte può essere soggetta a trattati fiscali internazionali tra i Paesi, al fine di evitare la doppia imposizione. Tali trattati possono prevedere l’applicazione di aliquote ridotte o l’esenzione dalla ritenuta alla fonte per determinate categorie di reddito o per i residenti di determinati Paesi. Ed è proprio su questo che è intervenuta la Commissione Europea.

La ritenuta alla fonte per superare gli accordi fra Paesi

Come accennavamo nel paragrafo precedente, la ritenuta alla fonte spesso è oggetto di accordi ad hoc fra Paesi, pur all’interno della medesima area comunitaria: proprio per evitare la doppia imposizione, molti Stati membri dell’Ue hanno firmato trattati ad hoc, che evitano che la stessa persona fisica o giuridica sia tassata due volte. Questi trattati consentono a un investitore transfrontaliero di presentare una richiesta di rimborso per qualsiasi imposta in eccesso pagata in un altro Stato membro. Il problema è che queste procedure di rimborso sono spesso lunghe, costose e macchinose, cosa che scoraggia gli investimenti transfrontalieri all’interno e all’interno dell’Unione Europea.

Attualmente, le procedure di ritenuta alla fonte applicate in ciascun Paese facente parte dell’Eurozona sono molto diverse. Gli investitori devono districarsi tra più di 450 moduli diversi in tutta l’Unione, la maggior parte dei quali sono disponibili solo nelle lingue nazionali. Gli scandali Cum/Ex e Cum/Cum hanno anche mostrato come si possa abusare delle procedure di rimborso: le perdite di gettito derivanti da queste pratiche sono state stimate in 150 miliardi di euro per gli anni 2000-2020.

La Commissione, avendo preso coscienza dello stato dell’arte, ha quindi proposto di introdurre un certificato di residenza fiscale digitale comune dell’Unione, che dovrebbe rendere le procedure di sgravio della ritenuta più rapide ed efficienti.

Ad esempio, gli investitori con un portafoglio diversificato nell’Eurozona necessiteranno di un solo certificato di residenza fiscale digitale per richiedere diversi rimborsi nello stesso anno solare. Ma andiamo al cuore della proposta.

Il certificato di residenza fiscale digitale: sogno o realtà?

Per superare, quindi, parte delle complicazioni che comportano le differenti ritenute alla fonte, la Commissione Europea ha proposto l’introduzione del certificato di residenza fiscale digitale che deve essere rilasciato entro un giorno lavorativo dalla presentazione della richiesta.

Questo perché oggi la maggior parte degli Stati membri usa ancora procedure cartacee. Verrebbero così introdotte due procedure rapide che integrano l’attuale procedura di rimborso standard: una procedura di ‘rimborso alla fonte‘ e un sistema di ‘rimborso rapido‘, che renderanno il processo di esenzione più rapido e più armonizzato in tutta l’Ue. Gli Stati membri potranno scegliere quale utilizzare: potranno anche usarli in maniera combinata.

Si stima che queste procedure standardizzate faranno risparmiare agli investitori circa 5,17 miliardi di euro all’anno. Gli intermediari finanziari certificati dovranno segnalare il pagamento dei dividendi o degli interessi all’amministrazione fiscale competente, affinché quest’ultima possa tracciare l’operazione. In particolare, i grandi intermediari finanziari dell’Unione dovranno iscriversi a un registro nazionale degli intermediari finanziari certificati.

Il registro sarà inoltre aperto, su base volontaria, agli intermediari finanziari extra UE e ai piccoli intermediari dell’Unione. I contribuenti che investono nell’Eurozona tramite intermediari finanziari certificati beneficeranno di procedure rapide di ritenuta alla fonte ed eviteranno la doppia imposizione sui pagamenti di dividendi. Una volta adottata dagli Stati membri, la normativa dovrebbe entrare in vigore all’inizio del 2027.

Federica Colucci

Napoletana, classe 1990, Federica Colucci è giornalista, HR e communication specialist. Già responsabile della comunicazione dell'Assessorato al Lavoro e alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, ha come expertise i temi del lavoro, del welfare e del terzo settore. È l'anima e la coordinatrice di F-Mag.

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