Editoriale

Dalla parte di Flavio Insinna: i valzer sui conduttori il vero “spettacolo”?

È chiaro che il dibattito sul valzer di nomine e conduttori in Rai sia polarizzato da Fabio Fazio. Ed è giusto, piaccia o meno. Fazio rappresenta una piccola fabbrica di produzione a sé stante capace di numeri importanti e di colpi non indifferenti.

Nel suo contenitore “Che Tempo che Fa” si sono avvicendati alcuni dei personaggi più influenti della storia recente del mondo, rendendolo a prescindere dalle posizioni di sorta – e dalle legittime simpatie e antipatie per il presentatore di Savona e il suo team – uno dei programmi più influenti della TV italiana moderna.

Quello che però non se ne scende proprio non è tanto il depauperamento dalla emittenza pubblica della coppia Fazio – Litizzetto e l’arrivo di Nicola Porro o consegnare le chiavi dei luoghi di dibattito a professionisti graditi al centrodestra.

È tirar fuori Flavio Insinna dal “L’Eredità” per fare spazio a Pino Insegno.

Insinna non ha fatto del male a nessuno. È lì, perfetto, ogni giorno alle 19:00 circa a fare compagnia nel modo più nazionalpopolare possibile a migliaia di connazionali che ancora si sintonizzano su mamma Rai e la sua ammiraglia Rai 1. Ha raccolto il timone del preserale da un altro volto amatissimo, garbato e benvoluto quale era Fabrizio Frizzi, e da allora ha interpretato il suo ruolo di ospite nelle case degli italiani in maniera puntuale e perfetta.

Come quelle persone che quando vengono invitate a cena fanno sempre il piacere dei commensali perché mai sgarbate, mai fuori posto, sempre cordiali, sempre sorridenti, simpatiche. Con Insinna è bello scambiarci una chiacchiera e in fondo non mette mai nessuno in difficoltà.

Ci hanno provato, eh, a dire che non era così. Tipo “Striscia la Notizia” che ai fuorionda furenti di Insinna quando conduceva il noiosissimo e insensato “Affari Tuoi” ci ha dedicato decine e decine di minuti provando a distruggere la sua immagine – anche affiancandola ad alcune personalissime dichiarazioni che Insinna rilasciò a Cartabianca sul tema dell’accoglienza per promuovere un insensato paragone tra “buono pubblico” e “cattivo privato”.

Certo, nei fuorionda a Insinna rodeva davvero un po’. Nulla che nessuno di noi però – montaggio smaliziato a parte – non sia capitato al termine di una dura giornata sul posto di lavoro. Qualche tono forte, qualche parola per cui dopo ci si deve assolutamente scusare. Ma Flavio Insinna è rimasto al timone.

Restando ai fatti pubblici, nella sua storia personale la cosa “più a sinistra” che può essere attribuita a Insinna (oltre a qualche posizione umanamente a favore dell’accoglienza dei profughi pubblicamente dichiarata e di squisito buon senso – ma che nel vuoto degli ultimi anni è finita per essere amatissima dalla base che si riconosce nel centrosinistra ed è sempre alla ricerca di nuovi testimonial da osannare) è la donazione di una sua barca a Medici senza Frontiere per aiutare i soccorsi in mare al largo della Grecia per i profughi siriani (quindi già più vicino all'”aiutiamoli a casa loro” di quel che sembri). Barca che è tornata indietro e poi è stata venduta (il ricavato dato in beneficenza alla Comunità di Sant’Egidio).

Per carità. Nulla contro Pino Insegno che sarà pure simpatico e poi faceva il comico con la Premiata Ditta, poi ha quell’accento romano e quei modi da simpaticone ecc.ecc. Ma verrebbe da chiedersi: che c’è di politico nel sostituire Insinna con Insegno nel preserale di Rai Uno?

Niente. L’Eredità è uno show. Nulla che imponesse un riequilibrio a destra. Di sinistra Insinna del resto non aggiungeva nulla a quello che è un innocente quiz a premi.

Insomma, niente se non ricordarci che mamma Rai sa essere anche un ottimo carrozzone dei vincitori. Insegno negli ultimi mesi si è dedicato alla causa del centrodestra aprendo incontri e comizi elettorali. Più volte dall’insediamento del governo Meloni si è visto a palazzo Chigi, dribblando le domande dei giornalisti (che ultimamente sembra non amare particolarmente) con la scusa del buon caffé. Insegno sembrerebbe insomma artista ben gradito alla Presidente del Consiglio che un tempo lamentava la “mancanza di artisti di centrodestra” in televisione. E… puff.

Non la chiamiamo poltrona perché lavorerà in piedi, ma potrebbe sembrare a tutti gli effetti un do ut des. L’atteggiamento che – nella sua pienezza – ha portato gli italiani – e non certo oggi – a malsopportare (per non usare il termine odiare) trasversalmente la classe politica nazionale.

Enrico Parolisi

Giornalista, addetto stampa ed esperto di comunicazione digitale, si occupa di strategie integrate di comunicazione. Insegna giornalismo e nuovi media alla Scuola di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa. Aspirante re dei pirati nel tempo libero.

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