Economia

Un lavoratore su due cambierebbe lavoro anche domani

L'indagine Gallup 2023 cristallizza alcuni trend: il quiet quitting esiste e i lavoratori cercano altro (oltre a uno stipendio migliore). E guardano spesso, almeno uno su due, le offerte di lavoro.

Volendo parafrasare una vecchia battuta di Daniele Luttazzi, un dipendente su due in realtà sta cercando un nuovo lavoro. “Quindi, se non sei tu, probabilmente è il tuo collega di scrivania”.

Lo sostiene Gallup, l’organizzazione di ricerca e consulenza leader a livello globale che ha recentemente pubblicato il rapporto “State of the Global Workplace 2023” (il report è scaricabile a questo link previa registrazione), fornendo un’analisi approfondita dello stato attuale del mondo del lavoro. Il rapporto, basato su indagini e dati provenienti da diverse regioni del mondo, offre importanti informazioni sul livello di coinvolgimento dei dipendenti, l’insoddisfazione e lo stress sul posto di lavoro. Scoprendo che uno su due è quello che spulcia LinkedIn, cerca il miglioramento della sua vita professionale, ogni tanto immagina di emigrare o di aprirsi un chioschetto sulla spiaggia, che non vede l’ora di tornarsene a casa per lamentarsi con il compagno o la compagna di vita di quanto brutta sia la sua azienda e che conta le ore di permesso per verificare se deve darsi malato per andare a sostenere un nuovo colloquio. Insomma, sarebbe ben lieto di fare le valigie anche domani davanti a una buona occasione.

E si sta organizzando fattivamente per farlo. La percentuale precisa si attesta al 51%. Con un piccolo risolino rivolto a quanti, anche sui magazine di settore, volevano in qualche modo sminuire il fenomeno delle grandi dimissioni.

Più occupati, più insoddisfatti

Secondo il rapporto Gallup l’impiego dei dipendenti ha raggiunto un livello record nel 2022, dopo una flessione durante la pandemia nel 2020. Il 23% dei lavoratori intervistati ha espresso un alto grado di coinvolgimento nel proprio lavoro, ritenendolo significativo e sentendosi connesso al proprio team, responsabile e datore di lavoro. Questo dato positivo è un segnale incoraggiante per la produttività globale e la crescita del PIL. Tuttavia, nonostante l’aumento dell’impiego dei dipendenti, il rapporto conferma la tendenza preoccupante conosciuta come “quiet quitting” (lasciare in silenzio). Circa il 60% dei dipendenti rientra in questa categoria, rivelando una profonda disconnessione emotiva e psicologica dal proprio lavoro. Parliamo di un piccolo esercito dipendenti che potrebbero essere anche presenti fisicamente sul posto di lavoro o collegarsi al computer, ma non si sentono né motivate né sanno cosa fare o perché il loro lavoro sia importante. In questi casi, spesso, mancano di legami di supporto con i colleghi, il responsabile o l’organizzazione.

Provando a fare una stima da prendere con le molle, Gallup stima che il quiet quitting (in combo con i dipendenti attivamente disimpegnati) ha un impatto negativo sull’economia globale che costerebbe circa 8,8 trilioni di dollari, corrispondenti al 9% del PIL mondiale.

“Io soffro lo stress”

Lo stress dei dipendenti rimane uno dei maggiori problemi dell’universo lavoro su scala mondiale. Nel 2022 ben il 44% dei dipendenti intervistati ha dichiarato di aver vissuto un enorme stress semplicemente facendo riferimento al giorno precedente. Per il secondo anno consecutivo di rapporto Gallup, l’indice di stress lavorativo raggiunge livelli record. Sebbene diversi fattori possano influenzare lo stress dei dipendenti, il rapporto di Gallup mette in luce il ruolo determinante dei responsabili, i quali influenzano notevolmente il livello di stress che i lavoratori sperimentano sul lavoro e, di conseguenza, nello stress quotidiano complessivo.

“… e quindi me ne vado”

Oltre la metà dei dipendenti nel mondo è attivamente o passivamente alla ricerca di un nuovo impiego, anticipavamo. Il motivo principale resta – stando al rapporto – un migliore stipendio. Ma anche Gallup conferma che un’attenzione sempre maggiore è rivolta anche al benessere e alle opportunità di crescita e sviluppo. I lavoratori confermano di desiderare un ambiente di lavoro che promuova il loro benessere, offra opportunità di apprendimento e garantisca un trattamento equo. E no, non erano vezzi da pandemia.

Anche se, bisogna dire, il mondo ha assistito a un aumento delle opportunità di lavoro nel 2022. Se si escludono Stati Uniti e Canada, tutti gli altri Paesi hanno registrato un aumento del numero di persone in età lavorativa che “ritengono che sia un buon momento per trovare un lavoro” nella propria zona. Alcuni indicatori sui livelli di occupazione sembrano in qualche modo confermare la bontà della loro convinzione.

Cosa cambiereste del tuo capo?

Nel rapporto Gallup, è stato anche chiesto ai partecipanti di identificare cosa cambierebbero, se fossero il datore di lavoro, per rendere più bello lavorare. L’85% delle risposte si è concentrato su tre categorie principali: cultura aziendali, stipendi e benessere personale. Molti partecipanti hanno espresso il desiderio di ricevere maggiore riconoscimento, avere opportunità di apprendimento, un trattamento equo, obiettivi chiari e (udite, udite) manager più competenti.

Crederci insieme è la soluzione

Un aspetto interessante sottolineato dal rapporto è che l’engagement (inteso come coinvolgimento nei confronti della propria azienda) dei dipendenti ha un’influenza 3,8 volte maggiore dello stress degli stessi rispetto al loro rapporto con il lavoro. In pratica, Gallup affermerebbe che le relazione tra i dipendenti, il loro team e il responsabile ha un impatto significativo sul modo in cui si sentono riguardo al proprio lavoro, indipendentemente dalla modalità di lavoro remota o in presenza. Insomma, sarebbero disposti a tollerare lo stress se si sentissero più coinvolti e ascoltati, diventando parte attiva dell’azienda e abbracciandone valori, credo e filosofia. Le aziende, suggerisce Gallup, devono concentrarsi sull’engagement dei dipendenti, sulla creazione di una cultura aziendale positiva e sul fornire opportunità di crescita e benessere per attrarre e trattenere i talenti migliori.

Enrico Parolisi

Giornalista, addetto stampa ed esperto di comunicazione digitale, si occupa di strategie integrate di comunicazione. Insegna giornalismo e nuovi media alla Scuola di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa. Aspirante re dei pirati nel tempo libero.

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