Economia

Euro digitale, perché è importante? Lo spiega l’ABI

"il progetto dell’euro digitale, nonché la tecnologia sottostante, potrà costituire un caposaldo dell’economia digitale europea, in particolare se riuscirà ad abilitare gli intermediari vigilati a sviluppare su di esso servizi innovativi a valore aggiunto, permettendo di soddisfare esigenze attualmente non soddisfatte o di semplificare i processi esistenti e di espandere l’offerta di servizi e prodotti innovativi alla clientela."

Torniamo a parlare dell’Euro digitale, la sperimentazione che riguarda l’Eurozona sulla possibilità di utilizzare anche la moneta comunitaria come sorta di criptovaluta. Introdotto, per l’appunto, dopo il boom delle criptomonete, l’Euro digitale rappresenta la risposta dei Paesi dell’Europa Unita per incentivare investimenti in asset digitali e criptovalute che, in tutto il mondo, sono cresciuti in modo esponenziale (sebbene abbiano visto un notevole calo in termini proporzionali).

Euro digitale, ma è raccomandato?

A spiegare perché si “raccomanda” l’utilizzo e il progredire della sperimentazione sull’Euro digitale in questa puntata è l’ABI, l’Associazione Bancaria Italiana. Come avevamo già spiegato,

L’Europa, sulla scia di questa nuova possibilità, non poteva restare a guardare: quasi tutti i Paesi (dalla Russia all’India, passando per i dollari digitali) si stavano attrezzando per garantire ai propri cittadini una fetta del mercato della moneta digitale.

L’Euro digitale, pertanto, nasce – dopo una lunga valutazione – come una sperimentazione in cui un euro digitale è una moneta della banca centrale, cioè garantita da una banca centrale, designata a soddisfare le esigenze dei cittadini. Pertanto, sarebbe priva di rischi e rispetterebbe la privacy e la protezione dei dati. Le banche centrali hanno il mandato di preservare il valore della moneta, indipendentemente dalla sua forma, fisica o digitale.

Sulla scorta di quanto condiviso, l’Abi – in un recente comunicato stampa – ha spiegato come

“il progetto dell’euro digitale, nonché la tecnologia sottostante, potrà costituire un caposaldo dell’economia digitale europea, in particolare se riuscirà ad abilitare gli intermediari vigilati a sviluppare su di esso servizi innovativi a valore aggiunto, permettendo di soddisfare esigenze attualmente non soddisfatte o di semplificare i processi esistenti e di espandere l’offerta di servizi e prodotti innovativi alla clientela.”

In questo coacervo, è essenziale un chiarimento: riassumendo gli obiettivi che si era posta la BCE nello scorso autunno, la sperimentazione sull’Euro digitale serve proprio a comprendere come e in che modo l’emissione di un euro digitale impatterà sugli usi economici di cittadini e aziende, per questo si lavora nell’ottica di trovare soluzioni che siano prive di rischi.

Ad ogni modo, gli affezionati al contante possono stare tranquilli: l’Euro digitale è una criptovaluta immaginata per integrare l’utilizzo del contante, non per sostituirlo. Il contante continuerà a essere disponibile nell’area dell’euro, in quanto l’euro digitale risponderebbe alle nuove esigenze dei consumatori in termini di strumenti di pagamento digitali rapidi e sicuri.

I pilastri per l’Euro Digitale

Facciamo, dunque, il punto sullo sviluppo dell’Euro Digitale: secondo l’ABI,

1.È essenziale salvaguardare il ruolo di intermediazione delle banche per il sistema economico.

È importante mantenere il ruolo di intermediari delle banche nel sistema economico. È inoltre necessaria un’architettura a due livelli che, a fianco di quello dell’Eurosistema, preservi il ruolo attivo degli intermediari in processi quali l’identificazione, la distribuzione del denaro, la validazione delle transazioni e i controlli antiriciclaggio. Gli intermediari vigilati, dato il loro contatto diretto con gli utenti, rappresentano i soggetti più adatti a individuare servizi avanzati di pagamento che soddisfino i bisogni della clientela.

2.L’euro digitale dev’essere funzionalmente diverso dagli strumenti di pagamento elettronici, per integrare e non competere con la moneta di banca commerciale, le iniziative e gli investimenti delle banche.

Come accade oggi per le banconote e le monete che hanno una funzione e una “forma” diversa rispetto agli strumenti di pagamento elettronici, tali per cui i cittadini possono rendersi immediatamente conto della differenza, lo stesso dovrebbe accadere con l’euro digitale di domani che dovrà avere caratteristiche diverse per consentire casi d’uso specifici.

3.L’euro digitale deve svolgere un ruolo a supporto dell’economia digitale, offrendo la materia prima per offrire servizi innovativi e a valore aggiunto. La funzionalità chiave per abilitare questa possibilità è la programmabilità dei pagamenti realizzata tramite DLT (Distributed Ledger Technology).

Grazie alla funzione della programmabilità dei pagamenti, l’euro digitale potrebbe assicurare, da un lato, il pieno controllo e governo dell’emissione da parte della BCE/Eurosistema e, dall’altro, consentire alle banche di fornire e proporre nuovi servizi, o servizi già esistenti in modo più efficiente. L’euro digitale potrebbe effettivamente portare “valore aggiunto” solo se permettesse di soddisfare esigenze attualmente non soddisfatte o di semplificare i processi attuali, ciò che le funzionalità di programmabilità possono consentire.

Sulla base di questi tre pilastri, Abi sta contribuendo alla fase di indagine della Banca Centrale Europea, anche tramite un coinvolgimento attivo nei forum di discussione attivati dalla BCE (Market Advisory Group, Euro Retail Payments Board, Rulebook Development Group), nonché nei gruppi di lavoro dedicati della Federazione Bancaria Europea (FBE) e favorendo il confronto con le altre associazioni europee del settore creditizio.

Con il duplice scopo di contribuire attivamente al dibattito pubblico e di supportare le banche italiane nel percorso di preparazione allo scenario futuro sull’Euro digitale, Abi, in collaborazione con Abi Lab, ha attivato un progetto pilota che ha coinvolto diciotto gruppi bancari e cinque partner tecnologici. Tale percorso, ha condotto nel marzo 2021 a completare lo sviluppo di quattro demo dedicate ad altrettanti servizi innovativi che, come approfondisce il Rapporto, potrebbero innestarsi su un euro digitale che consentisse funzioni di programmabilità: Safe Return, Pay&Split, Simply Home e Culture Pass.

Federica Colucci

Napoletana, classe 1990, Federica Colucci è giornalista, HR e communication specialist. Già responsabile della comunicazione dell'Assessorato al Lavoro e alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, ha come expertise i temi del lavoro, del welfare e del terzo settore. È l'anima e la coordinatrice di F-Mag.

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