L’importante funzione della microglia per l’immunità cerebrale: la ricerca
L’immunità cerebrale si attiva attraverso la microglia – una delle principali cellule immunitarie del sistema nervoso centrale – e una ricerca de La Sapienza di Roma è riuscita a svelarne i meccanismi, speranza di nuove cure contro il dolore neuropatico frequente dopo la chemioterapia.
Ma cos’è la microglia?
Ma facciamo un passo indietro: forse non tutti sanno che la microglia è una tipologia di cellula che si trova nel cervello e svolge funzioni differenti, fra cui la protezione del cervello e il supporto alla funzione neuronale.
La microglia ha un aspetto ramificato ed è costituita da cellule che possono muoversi rapidamente per raggiungere le aree del cervello che necessitano di protezione o riparazione. La microglia svolge anche un ruolo importante nella rimozione delle cellule danneggiate o morte dal cervello e, per questo motivo, studiarne il meccanismo di funzionamento è fondamentale soprattutto nel caso di terapie contro il dolore.
Infatti, il team guidato da Silvia Di Angelantonio del Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia ‘V. Erspamer’ dell’Università Sapienza di Roma e del Laboratorio Nanotechnologies for neurosciences, coordinato da Giancarlo Ruocco dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit), in collaborazione con la Columbia University americana, ha scoperto un nuovo meccanismo che “accende” le difese immunitarie cerebrali.
Lo studio – pubblicato su ‘Cell Reports’ – svela un’inedita modalità di attivazione delle cellule della microglia, la prima linea di difesa del cervello. Il lavoro getta “le basi per possibili nuovi trattamenti contro il dolore neuropatico, spesso riscontrato in seguito alla chemioterapia“, sottolineano gli autori.
La funzione della microglia
La microglia svolge una funzione di sorveglianza costante del cervello, monitorando costantemente le condizioni di salute delle cellule neuronali e intervenendo in caso di infiammazione o infezione. La microglia è anche coinvolta nella regolazione della plasticità sinaptica, il che significa che svolge un ruolo chiave nella modifica della connettività neuronale e nella formazione di nuovi circuiti neurali.
In altre parole, spiegano da La Sapienza, la microglia è un tipo di cellula presente nel cervello dove svolge funzione immunitaria, ossia difende il sistema nervoso da ciò che potrebbe danneggiarlo come patogeni, cellule tumorali o infiammazione.
Quando non sono presenti minacce, le cellule della microglia restano in uno stato detto “non attivato” o “di sorveglianza”, caratterizzato da un gran numero di ramificazioni che vengono sfruttate come “antenne” proprio per sorvegliare l’ambiente cerebrale alla ricerca di segnali di pericolo. Una volta trovati, questi segnali faranno acquisire alla microglia il suo stato attivato, passando da una forma ramificata alla forma tondeggiante con cui può svolgere la sua funzione di difesa.
Il gruppo di ricerca ha scoperto il ruolo chiave dei microtubuli, elementi fondamentali per dare la forma alle cellule, in questa conversione da stato non attivato a stato attivato.
Nella microglia non attivata – descrive una nota – i microtubuli si allineano parallelamente, mentre in quella attivata si dispongono a raggiera, come in una ruota di bicicletta. Questa riorganizzazione dei microtubuli è fondamentale per l’attivazione della microglia. Bloccando questo processo nei loro esperimenti, infatti, l’équipe ha notato che la microglia non riusciva più ad attivarsi.
Mentre la microglia ramificata non attivata e quella tondeggiante attivata sono entrambe essenziali per la salute del cervello – proseguono gli scienziati – la microglia che rimane bloccata nello stato attivato contribuisce all’infiammazione cerebrale e alla progressione di malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer.
Inoltre, la microglia è implicata nello sviluppo del dolore neuropatico, riscontrato frequentemente in pazienti trattati con chemioterapica. Questo perché alcuni farmaci chemioterapici vanno ad attaccare i microtubuli per distruggere le cellule cancerogene. Però spesso non colpiscono solo le cellule tumorali, ma anche quelle sane, generando dolore.
“Il futuro – commenta Di Angelantonio, coordinatrice dello studio – sarà lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici mirati a modulare in maniera specifica i cambiamenti dei microtubuli della microglia, senza andare a intaccare le altre cellule. Questo nell’ottica di prevenire o contrastare l’attivazione patologica della microglia. Siamo solo all’inizio di questo percorso – precisa – ma ci stiamo muovendo in questo senso”.