Impresa e Startup

Al via Transizione 5.0: bonus e incentivi per le imprese nella quinta rivoluzione industriale

Nuovi crediti di imposta per un valore di 13 miliardi di euro destinati alle imprese che abbracceranno la quinta rivoluzione industriale: dopo la digitalizzazione e l'automazione, il focus adesso è sulla transizione green e sulle competenze.

Una nuova era si sta per aprire per le aziende italiane: parliamo della Transizione 5.0 e delle misure connesse a questo salto epocale di paradigma. Siamo approdati, infatti, nella quinta rivoluzione industriale che irrompe nel panorama internazionale non solo ridisegnando gli assetti di produzione, adesso più orientati alla sostenibilità ambientale e al risparmio energetico, ma anche trasformando il rapporto fra uomo e macchina in modo sempre più collaborativo e intuitivo.

E, neanche a dirlo, aprendo ad una serie di bonus e incentivi propri della Transizione 5.0 nostrana. Ma procediamo con ordine per comprendere di cosa stiamo parlando.

C’era una volta …Industria 4.0

Facciamo un passo indietro per delineare questo nuovo scenario in cui stiamo approdando. Poco più di dieci anni fa, nel 2011, l’Europa ha sentito per la prima volta il concetto “Industria 4.0“: il termine venne utilizzato per la prima volta in Germania quando venne presentato Zukunftsprojekt Industrie 4.0 ad Hannover, con una espressione che voleva indicare di fatto le novità della quarta rivoluzione industriale, fatta di macchine capaci di essere automatizzate, interconnesse, tecnologicamente avanzate.

Successivamente, il paradigma è stato diffuso in Europa come Industry 4.0 e infine declinato nel nostro Paese come Industria 4.0 (con le annesse misure governative della Transizione 4.0, un sistema di bonus, crediti di imposta e incentivi per invogliare le imprese nostrane ad adottare strumenti tecnologicamente avanzati nei settori industriali). In generale, molti Paesi nel mondo globalizzato hanno adottato il concetto di Industry 4.0 e hanno sviluppato strategie nazionali per promuovere l’adozione di tecnologie avanzate nella produzione industriale: ad esempio, negli Stati Uniti è stato introdotto il concetto di “Manufacturing USA” che mira a incoraggiare l’innovazione e l’adozione di tecnologie innovative e altamente digitalizzate.

Ma cosa si intende, di preciso, quando si parla di Industria 4.0 e cosa c’entra tutto questo con la Transizione 5.0? L’industria 4.0 di fatto indica il paradigma della quarta rivoluzione industriale, un’era caratterizzata dall’integrazione di tecnologie digitali avanzate nei processi di produzione e gestione industriale.

In altri termini, lo sviluppo di tecnologie come l’Internet delle cose (IoT), l’intelligenza artificiale (AI), la robotica avanzata, la stampa 3D, la realtà aumentata (AR) e la big data analytics hanno reso possibile una maggiore automazione, connettività e analisi dei dati nei processi industriali. Non solo: attraverso queste macchine tecnologicamente avanzate e digitalizzate, le imprese hanno cercato sempre di più modi per migliorare l’efficienza, ridurre i costi e aumentare la flessibilità per rimanere competitive in un mercato globale sempre più complesso e dinamico. Per questo motivo, gli investimenti in programmi di ricerca e sviluppo hanno alimentato la creazione di nuove tecnologie e soluzioni, aprendo la strada a nuovi modelli di business e processi produttivi.

Fino ad arrivare alle soglie di una nuova era: Industria 5.0 (e Transizione 5.0).

Che cos’è Industria 5.0?

Ai giorni nostri, parlare di digitalizzazione, macchine interconnesse, innovazione tecnologica, manutenzione predittiva, automazione dei processi produttivi non sembra più così “rivoluzionario”. Inoltre, le recenti crisi del mondo globale – dal cambiamento climatico all’insorgere di nuovi conflitti bellici, dalle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime all’aumento dei costi – hanno spinto nuovamente ad una riflessione.

Sebbene Industria 4.0 non sia un processo del tutto concluso né perfezionato, già da qualche tempo si è iniziato a parlare di Industria 5.0 per indicare un ulteriore sviluppo delle tecnologie industriali e delle modalità di produzione, focalizzandosi sull’integrazione tra l’uomo e la macchina in un contesto di lavoro collaborativo. Un esempio fra tutti? L’Intelligenza Artificiale e le sue applicazioni concrete e quotidiane nei differenti livelli di produzione e nei flussi di lavoro.

Secondo la Commissione Europea che ne sta sviluppando una definizione, inoltre, Industria 5.0 fornisce “una visione dell’industria che punta al di là dell’efficienza e della produttività come unici obiettivi e rafforza il ruolo e il contributo dell’industria alla società”.

Il ritorno dell’impresa sulla collettività, in termini di benessere e di ricadute sul territorio, è argomento già noto nella trasformazione 4.0 però passato in sordina: l’Unione Europea, infatti, ribadisce la centralità del benessere del lavoratore in senso ampio perché le industrie possono “svolgere un ruolo attivo nel fornire soluzioni alle sfide per la società, compresa la conservazione delle risorse, il cambiamento climatico e la stabilità sociale”.

Laddove l’Industria 4.0 ha principalmente enfatizzato l’automazione e l’interconnessione tra macchine (IoT, AI, robotica, etc.), l’Industria 5.0 pone una maggiore enfasi sulla collaborazione tra esseri umani e robot o altre tecnologie avanzate. Questo coinvolgimento umano può portare a una maggiore flessibilità, creatività e adattabilità nei processi industriali, oltre che un miglioramento del benessere della comunità e del work life balance. Ma trattandosi di un concetto in fase di sviluppo, non si negano eventuali altre evoluzioni.

Cosa prevede il piano Transizione 5.0 per le imprese?

Arriviamo al dunque: in Italia siamo pronti per affrontare la Transizione 5.0, almeno in termini di incentivi che il Governo metterà a disposizione nel prossimo futuro alle aziende nostrane. Con un plafond che si aggira attorno ai 13 miliardi di euro per il biennio 2024-2025 (6,3 miliardi del nostro bilancio e 6,4 miliardi del PNRR) , nelle scorse ore il Ministro alle Imprese e al Made in Italy Adolfo Urso ha annunciato che

“Il Piano Transizione 5.0 è architrave della nostra politica industriale, per consentire alle nostre imprese di innovarsi per vincere la sfida della duplice transizione digitale e green, nei due anni decisivi 2024/2025, in cui si ridisegnano gli assetti geoeconomici. Oltre agli investimenti in beni strumentali, la misura è orientata anche alla formazione dei lavoratori, perché le competenze sono il fattore che fa la differenza soprattutto per il nostro Made in Italy”.

Al di là dei roboanti annunci, ci interessa sapere che alle aziende verrà concesso un credito d’imposta automatico, indipendentemente dalle dimensioni dell’impresa, dalla sua localizzazione e dal settore di attività. Saranno agevolati gli investimenti in beni materiali e immateriali, purché si raggiunga una riduzione dei consumi energetici pari almeno al 3%, ma anche quelli in nuovi beni strumentali necessari all’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili e le spese per la formazione del personale dipendente finalizzate all’acquisizione o al consolidamento di competenze nelle tecnologie per la transizione digitale ed energetica dei processi produttivi.

In particolare, per accedere all’incentivo della Transizione 5.0 è necessario:

– Effettuare un investimento in almeno uno dei beni previsti agli allegati A e B del piano Transizione 4.0 perché si prevede che i beni devono essere interconnessi al sistema aziendale di gestione della produzione o alla rete di fornitura;
– Questi beni devono essere inseriti in un progetto di innovazione che consenta di ottenere una riduzione dei consumi energetici;
– La riduzione dei consumi deve essere pari ad almeno il 3% dei consumi energetici della struttura produttiva localizzata nel territorio nazionale oppure ad almeno il 5% dei consumi energetici dei processi interessati dall’investimento.

Le aliquote agevolative sono complessivamente 9, ma così organizzate:

a) Le aliquote, con una riduzione non inferiore al 3% dei consumi energetici della struttura produttiva o, in alternativa, una riduzione non inferiore al 5% dei consumi energetici dei processi interessati dall’investimento, sono:

35% per la quota di investimenti fino a 2,5 mln €
15% per la quota di investimenti oltre i 2,5 e fino a 10
5% per la quota di investimenti oltre i 10 e fino a 50

b) le aliquote, con una riduzione superiore al 6% dei consumi energetici della struttura produttiva o, in alternativa, di riduzione superiore al 10% dei consumi energetici dei processi interessati dall’investimento sono:

40% per la quota di investimenti fino a 2,5 mln €
20% per la quota di investimenti oltre i 2,5 e fino a 10
10% per la quota di investimenti oltre i 10 e fino a 50

c) e aliquote, con una riduzione superiore al 10% dei consumi energetici della struttura produttiva o, in alternativa, di riduzione superiore al 15% dei consumi energetici dei processi interessati dall’investimento sono:

45% per la quota di investimenti fino a 2,5 mln €
25% per la quota di investimenti oltre i 2,5 e fino a 10
15% per la quota di investimenti oltre i 10 e fino a 50

Invece, per ciò che concerne le spese per la formazione del personale, nel Piano Transizione 5.0 sono ammesse se finalizzate all’acquisizione o al consolidamento delle competenze nelle tecnologie rilevanti per la transizione digitale ed energetica dei processi produttivi nel limite del 10% degli investimenti effettuati nei beni strumentali fino a un massimo di 300 mila euro.

Le modalità di fruizione prevedono la compensazione del credito Transizione 5.0 spettante presentando il modello F24 in un’unica rata, mentre questa volta l’eccedenza non compensata entro il 31 dicembre 2025 sarà compensabile in 5 rate annuali di pari importo. Per ottenere gli incentivi del Piano Transizione 5.0, le imprese devono produrre 4 documenti: comunicazione al Mimit ex ante, certificazione ex ante, comunicazione al Mimit ex post, certificazione ex post.

Per maggiori informazioni, si consiglia di visionare il sito del Ministero.

Federica Colucci

Napoletana, classe 1990, Federica Colucci è giornalista, HR e communication specialist. Già responsabile della comunicazione dell'Assessorato al Lavoro e alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, ha come expertise i temi del lavoro, del welfare e del terzo settore. È l'anima e la coordinatrice di F-Mag.

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