Auto, svolta Europa: nel 2050 non ci saranno più veicoli diesel o benzina
In altre parole, con la fine della vendita di auto nuove con motore a scoppio nel 2035, nel 2050 non avremo più, o quasi, auto a benzina o diesel sulle nostre strade. Potremo dire addio alle auto così come le conosciamo adesso.
Una svolta storica per le auto: a partire dal 2050 non vedremo circolare veicoli alimentati a diesel o benzina. E’ quanto ha stabilito il voto degli eurodeputati in plenaria a Strasburgo: parliamo dell’accordo raggiunto con il Consiglio sulla revisione delle norme sulle emissioni di anidride carbonica per le auto e i furgoni nuovi, con 340 voti a favore, 279 contrari e 21 astenuti.
Auto a benzina e diesel addio?
Nelle intenzioni dell’Eurozona, la nuova legislazione sulle auto a zero emissioni apre la strada alla neutralità carbonica per le autovetture e i veicoli commerciali leggeri nel 2035: l’obiettivo riguarda l’intero parco veicoli dell’Europa unita e mira a ridurre del 100% le emissioni di Co2 delle autovetture e dei furgoni nuovi rispetto al 2021.
Gli obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni per il 2030 sono fissati al 55% per le auto e al 50% per i furgoni. Ora il testo dovrà essere approvato definitivamente dal Consiglio, prima di essere pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea.
Ma non saranno solo questi i cambiamenti che vedremo arrivare nel prossimo futuro: entro dicembre 2026, la Commissione Europea monitorerà il divario tra i valori limite di emissione e i dati reali sul consumo di carburante ed energia e presenterà una metodologia per l’adeguamento delle emissioni di Co2, specifiche per i costruttori.
Ed è prevista un’esenzione totale per chi produce meno di mille veicoli nuovi l’anno. I costruttori con un volume annuo di produzione limitato (da mille a 10mila nuove autovetture o da mille a 22mila nuovi furgoni) possono avvalersi di una deroga fino alla fine del 2035.
L’attuale meccanismo di incentivazione di veicoli a zero e a basse emissioni (Zlev) sarà adattato per rispondere all’andamento previsto delle vendite: ci saranno obiettivi più bassi di riduzione per i costruttori che vendono un maggior numero di veicoli con emissioni da zero a 50g Co2/km, come i veicoli elettrici e veicoli elettrici ibridi efficienti. Dal 2025 al 2029, il fattore di riferimento Zlev è stato fissato al 25% per le vendite di nuove autovetture e al 17% per i nuovi furgoni. A partire dal 2030, l’incentivo sarà rimosso.
Con cadenza biennale, a partire dalla fine del 2025, la Commissione pubblicherà una relazione per valutare i progressi fatti nell’ambito della mobilità a zero emissioni nel trasporto su strada.
Per il relatore Jan Huitema, olandese di Renew Europe, “la normativa incentiva la produzione di veicoli a basse e a zero emissioni. Inoltre, contiene un’ambiziosa revisione degli obiettivi per il 2030 e l’obiettivo emissioni zero per il 2035, cruciale per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. Questi obiettivi offriranno chiarezza per l’industria automobilistica e stimoleranno l’innovazione e gli investimenti dei costruttori. Acquistare e guidare autovetture a emissioni zero diventerà meno oneroso per i consumatori e porterà a un rapido sviluppo del mercato di seconda mano. Guidare in modo sostenibile diventerà accessibile a tutti”.
In altre parole, con la fine della vendita di auto nuove con motore a scoppio nel 2035, nel 2050 non avremo più, o quasi, auto a benzina o diesel sulle nostre strade. Potremo dire addio alle auto così come le conosciamo adesso.
Addio auto “tradizionali”? Non tutti sono d’accordo
Non sono mancate però le critiche e le riflessioni che vanno in direzione ostinata e contraria. Ne è un esempio la nota diffusa dall’eurodeputato di FdI- Ecr Pietro Fiocchi relatore ombra per l’Ecr del dossier Emissioni di Co2 per automobili e furgoni.
Sulla questione auto, spiega Fiocchi, la decisione del Parlamento Europeo di “vietare i motori a combustione interna costerà all’Europa centinaia di migliaia di posti di lavoro e lascerà un’industria europea vitale pericolosamente dipendente da batterie, materie prime e terre rare di dubbia provenienza e disponibilità. Per questo abbiamo espresso voto contrario”.
“Diventeremo totalmente dipendenti – continua – dai Paesi extraeuropei, in particolare dalla Cina, ad esempio per i microchip, il litio e il cobalto. L’impatto ambientale in alcuni paesi come ad esempio in Africa, dove si estraggono importanti materie prime per le auto elettriche è terribile. Dobbiamo quindi tenerne nel contesto della riduzione di Co2 che ci auguriamo. La mia speranza è che saremo più realistici quando si discuterà della riduzione delle emissioni di Co2 per i mezzi pesanti e per quelli agricoli “ conclude.