Economia

La BCE rialza ancora: tassi al 3%, ma gli aumenti non sono finiti

Secondo gli ultimi dati di politica economica, infatti, l'inflazione - che resta comunque un fattore preoccupante per i prossimi mesi - era sensibilmente diminuita: ma per raggiungere l'agognata stabilità economica, secondo molti economisti, c'è bisogno di continuare sulla strada intrapresa dalla BCE.

La BCE, la Banca Centrale Europea, ha alzato di nuovo i tassi di interesse: questa volta l’aumento è di altri 50 punti base che, sommati a quelli registrati a partire dallo scorso semestre, pone la “quota tassi” al 3%. Una notizia prevedibile – in tutta sincerità, ce lo aspettavamo viste le premesse dei mesi scorsi – ma che lascia comunque un senso di amaro in bocca e di preoccupazione per il futuro.

Anche perché, nell’annunciare la notizia, la Presidente della BCE Christine Lagarde ha anticipato che anche nel prossimo mese di marzo il direttivo continuerà ad aumentare i tassi di interesse in misura significativa a un ritmo costante e a mantenerli su livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione al suo obiettivo del 2% nel medio termine.

Il rialzo dei tassi della BCE: quali prospettive?

Ad una prima osservazione, può sembrare fuori contesto l’ulteriore aumento dei tassi di interesse (che già pongono alle stelle mutui e prestiti per famiglie e imprese): secondo gli ultimi dati di politica economica, infatti, l’inflazione – che resta comunque un fattore preoccupante per i prossimi mesi – era sensibilmente diminuita, tanto che le ultime stime preliminari dell’Eurostat pubblicate il 31 gennaio dicono che l’economia dell’Eurozona è in crescita dello 0,1% nell’ultimo trimestre del 2022.

Anche le stime pubblicate dal Fondo Monetario Internazionale confermano che l’Eurozona crescerà dello 0,7% nel 2023, nonostante il peso significativo degli aumenti dei tassi e delle tensioni in Ucraina. Ma tutto questo non può bastare: per raggiungere l’agognata stabilità economica, secondo molti economisti, c’è bisogno di continuare sulla strada intrapresa dalla BCE.

Lo stesso consiglio direttivo lo ha espresso in modo inequivocabile:

Il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione torni all’obiettivo del 2% a medio termine.

Lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria può essere utilizzato per contrastare ingiustificate, disordinate dinamiche di mercato che mettano seriamente a repentaglio la trasmissione della politica monetaria in tutti i paesi dell’area dell’euro, consentendo così al Consiglio direttivo di assolvere con più efficacia il proprio mandato di stabilità dei prezzi.

Economisti contro e a favore le decisioni della BCE: un bilancio

“L’andamento dell’inflazione, nel medio periodo, non dipende dalla causa che ha generato pressione sui prezzi, bensì è legato al ruolo delle aspettative di cittadini, investitori e imprese”. Questo è quanto sostiene il professore di Politica Economica Alessandro Cascavilla, che aggiunge:

“Ecco perché, sia che l’inflazione sia da domanda o da offerta, prima si interviene nel definire la strategia di politica monetaria tramite una “forward guidance” responsabile, chiara e credibile, meglio è per tutto il sistema economico”.

Il professor Cascavilla su Linkedin

Per molti economisti, infatti, abbassare la guardia dopo uno spiraglio di speranza sarebbe un errore. Tuttavia, per i “detrattori” di questa scelta a lungo termine della BCE, questa non sarebbe la strada maestra da seguire: ricordate le difficoltà vissute dopo la bolla della crisi economica del 2008? E ricordate quanto tempo c’è voluto per riprendersi più o meno definitivamente (prima della crisi attuale)?

Infatti, per altri economisti come il Professore di Politica Economica Europea della Bocconi Carlo Altomonte,

“è di fatto impossibile prevedere cosa accadrà da qui a giugno: se in primavera dovesse ripartire il conflitto tra Russia e Ucraina e aumentare di conseguenza il prezzo dell’energia, quella dei rialzi “senza fine” sarebbe una strategia corretta. Ma è altrettanto possibile che le modalità di ripresa del conflitto non abbiano un impatto significativo sui prezzi energetici, che lo hanno in gran parte già assorbito. Se il costo del gas dovesse rimanere ai livelli attuali, l’inflazione in Europa scenderebbe molto velocemente, e dunque i rialzi annunciati oltre il prossimo non sarebbero giustificati.
 
 Per questo, delineare già da adesso una strategia a lungo termine ha poco senso, e appare più un tentativo da parte di Lagarde di tenere sotto controllo quei membri del board della BCE che, a causa degli attuali dati dell’inflazione, preferirebbero che la banca centrale propendesse per rialzi più intensi
“.

Il professore Altomonte su Linkedin

Quello che però, al momento, è certo è che non siamo ancora arrivati al punto massimo degli aumenti: nella conferenza stampa di ieri, la Presidente Lagarde ha annunciato che “non abbiamo ancora toccato il tetto” dei tassi necessari per raggiungere gli obiettivi: “sappiamo che non abbiamo concluso la nostra azione”.

Lagarde in conferenza stampa ha, infatti, ribadito la volontà di “stay the course“, ovvero di andare avanti con i rialzi. Nella riunione del Consiglio Direttivo – aggiunge – “c’è stata una buona discussione improntata a continuità e coerenza” e la decisione è stata adottata con un “consenso molto ampio”, ma non unanime. Peraltro, ricorda la Lagarde, “a dicembre eravamo stati chiari che servivano rialzi significativi”. Quanto all’annuncio dell’intenzione di procedere a un nuovo rialzo da 50 punti a marzo, “intenzione è una parola forte: non è irrevocabile ma è comunque forte”.

Federica Colucci

Napoletana, classe 1990, Federica Colucci è giornalista, HR e communication specialist. Già responsabile della comunicazione dell'Assessorato al Lavoro e alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, ha come expertise i temi del lavoro, del welfare e del terzo settore. È l'anima e la coordinatrice di F-Mag.

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