Economia

BCE, fumata nera: rialzi in vista e prospettive di stabilità finanziaria fragili

Il rischio di vulnerabilità dei mercati finanziari europei è alto: per tenere la "barra dritta" la BCE continua a valutare un rialzo dei tassi anche a giugno. Nella lotta all'inflazione, la stabilità dei prezzi è fondamentale: ma chi ne paga i costi più alti?

Iniziamo la settimana con una fumata nera: nelle previsioni della BCE, è previsto a breve un nuovo rialzo dei tassi di interesse, che verrà formalizzato nella prossima riunione prevista entro la fine di questo mese.

Rispetto al mese scorso, quando l’Eurotower ha alzato i tassi di interesse di 0,25 punti percentuali, portando di fatto il valore-base al 3,75%, le prospettive dell’eurozona non sono migliorate del tutto, anzi: secondo il Rapporto sulla Stabilità Finanziaria,

“le prospettive per la stabilità finanziaria dell’area dell’euro rimangono fragili, nel contesto delle recenti tensioni bancarie al di fuori dell’unione monetaria […] le condizioni finanziarie più rigide mettono alla prova la resilienza di famiglie, imprese, governi e mercati immobiliari”.

Una situazione che, chiaramente, è sì viziata dalle problematiche globali ma anche dall’aumento del costo del denaro, che mette in difficoltà famiglie e imprese.

Sembra quasi di camminare sulle uova: cosa sta accadendo

Mai come questo momento, i mercati finanziari – secondo il report dell’Eurotower –

sono vulnerabili ad aggiustamenti disordinati, date le vulnerabilità dei fondi di investimento, le valutazioni eccessive, l’elevata volatilità e la bassa liquidità. In questo contesto, le banche dell’area dell’euro sono solide” anche a fronte “delle recenti tensioni al di fuori dell’area dell’euro, ma i maggiori costi di finanziamento e la minore qualità degli attivi potrebbero pesare sulla redditività“.

Sembra quasi di camminare sulle uova: in una situazione del genere, infatti, può essere fatale anche solo

“Un inatteso deterioramento delle condizioni economiche o una stretta finanziaria potrebbero determinare aggiustamenti disordinati dei prezzi in uno o entrambi i mercati finanziari e immobiliari”.

“Le imprese dell’area dell’euro si trovano ad affrontare condizioni di finanziamento più rigide e prospettive commerciali incerte” spiega la Bce osservando come “ciò potrebbe essere particolarmente impegnativo per quelle aziende che sono uscite dalla pandemia con un debito maggiore e utili più deboli“.

Allo stesso tempo, “l’elevata inflazione sta colpendo le famiglie, in particolare quelle a basso reddito, riducendo il loro potere d’acquisto e compromettendo la loro capacità di rimborsare i prestiti. La domanda di nuovi prestiti, in particolare mutui, è diminuita drasticamente nel primo trimestre del 2023 in risposta all’aumento dei tassi di interesse“.

“Mentre il calo dei prezzi dell’energia negli ultimi mesi ha ridotto le pressioni sui governi per finanziare un ulteriore sostegno fiscale, le autorità pubbliche – segnala la Bce – devono comunque far fronte all’aumento dei costi di finanziamento”.

Lotta all’inflazione: la stabilità dei prezzi è fondamentale

“La stabilità dei prezzi è fondamentale per una stabilità finanziaria duratura“, ha affermato il vicepresidente della BCE Luis de Guindos presentando il Rapporto. “Ma mentre inaspriamo la politica monetaria per ridurre l’inflazione elevata, ciò può fare emergere vulnerabilità nel sistema finanziario. È fondamentale monitorare tali vulnerabilità e implementare pienamente l’unione bancaria per tenerle sotto controllo”.

Infatti, nella lotta all’inflazione

“è importante tenere dritta la barra della risposta monetaria, ma con la gradualità necessaria per l’incertezza ancora non dissipata riguardo all’evoluzione delle determinanti primarie dell’accelerazione dei prezzi e ai comportamenti che ne possono prolungare durate ed effetti” sottolinea il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco.

“Il rientro da condizioni di accomodamento monetario estremamente distese era certamente necessario; anche in questo caso ricordiamo, però, il successo del contrasto dei rischi deflativi connessi con le crisi finanziarie, globale e dei debiti sovrani nell’area dell’euro. La normalizzazione monetaria e la restrizione del credito ci riporteranno a prezzi stabili; le ripercussioni sull’economia della nostra area saranno tanto minori quanto più responsabili saranno i comportamenti di tutte le parti che contano, imprese, sindacati, governi“, ammonisce Visco.

Cosa stiamo rischiando, dunque? Iniziamo con un dato positivo. Secondo il Governatore Visco, “il rischio che l’inflazione resti troppo a lungo superiore all’obiettivo si è decisamente ridimensionato rispetto al picco della metà del 2022”.

Ma a pesare su famiglie e imprese è la condizione di prestiti (e mutui) che fanno registrare un irrigidimento a seguito della politica della BCE: “sebbene questi andamenti siano una conseguenza necessaria della normalizzazione monetaria, occorre prestare attenzione a che l’intensità della sua trasmissione non dia luogo a una frenata eccessiva dei consumi e degli investimenti”.

Risulta, allora, necessario trovare un equilibrio fra

il rischio di una restrizione insufficiente, che potrebbe portare a un radicamento della dinamica inflazionistica nelle aspettative e nei processi di determinazione dei redditi nominali, e quello di un inasprimento sproporzionato, che potrebbe ripercuotersi troppo intensamente sull’attività economica, e avere riflessi negativi sulla stabilità finanziaria e, in ultima analisi, sulla stessa stabilità dei prezzi nel medio termine”.

Speriamo solo di non dover continuare a pagare noi cittadini il prezzo più alto.

Federica Colucci

Napoletana, classe 1990, Federica Colucci è giornalista, HR e communication specialist. Già responsabile della comunicazione dell'Assessorato al Lavoro e alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, ha come expertise i temi del lavoro, del welfare e del terzo settore. È l'anima e la coordinatrice di F-Mag.

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