L’UE raccomanda il reddito minimo mentre l’Italia smantella il RdC
Il Consiglio Europeo in queste ore ha "adottato una raccomandazione" (questo il termine tecnico) che di fatto indica agli Stati membri che la strada da seguire è quella di un adeguato reddito minimo. Di fatto, è una forma di sostegno sociale equiparabile a quella che in Italia è stata adottata come Reddito di Cittadinanza.
Il Consiglio Europeo in queste ore ha “adottato una raccomandazione” (questo il termine tecnico) che di fatto indica agli Stati membri che la strada da seguire è quella di un adeguato reddito minimo. Volendo guardare al glossario, per reddito minimo si intende una forma di sostegno sociale equiparabile a quella che in Italia è stata adottata come Reddito di Cittadinanza.
In pratica, l’Europa ci suggerisce di adottare una misura simile a quella che avevamo già e che ora il Governo Meloni sta de facto smantellando, a favore di una non precisata misura ancora da definire e di fronte a benefit relativi come quello della carta spesa.
L’UE sbugiarda il Governo?
“Il reddito minimo – scrive Treccani didascalicamente – è un trasferimento monetario a sostegno del reddito dei poveri, erogato fino al permanere dello stato di necessità e riservato agli individui in età lavorativa. Si tratta di una misura di ultima istanza con l’obiettivo di garantire un tenore di vita minimo ai beneficiari e ai loro familiari”. Noto anche come reddito minimo universale, è una misura equiparabile in definizione a quella del reddito di cittadinanza. Differisce dal reddito di base (lo abbiamo scritto in questo articolo) o anche dal reddito minimo universale perché la platea di beneficiari è comunque vincolata (i requisiti sono quelli di accesso al reddito di cittadinanza).
Il reddito minimo citato dal consiglio Europeo nei suoi atti e nella nota diffusa a mezzo stampa è quindi di fatto equiparabile a quello che noi in Italia conosciamo come reddito di cittadinanza (la cui formulazione lessicale però tradisce un errore di base, perché la cittadinanza non è mai stata l’unico requisito per concorrere all’assegnazione del sussidio integrativo).
Quindi i parlamentari del M5S che affermano che:
“Questo Governo non finisce mai di stupire e oggi assistiamo all’ennesima giravolta. In Italia, Giorgia Meloni cancella il reddito di cittadinanza paragonando i percettori a dei tossicodipendenti mentre in Europa, rappresentato dalla ministra del Lavoro Calderone, lo stesso Esecutivo dà il placet alla raccomandazione relativa ad un adeguato reddito minimo, adottata oggi dal Consiglio Ue”.
Gruppo parlamentare M5S
in fondo non sono nel torto. L’Italia si era dotata di una misura sicuramente rivedibile e chiacchieratissima, ma oggi l’Unione Europea suggerisce a tutti i Paesi membri di adottarla. Mentre quello che è accaduto dall’insediamento dell’Esecutivo Meloni sulle modifiche al RdC è noto.
Il tutto, tra l’altro, mentre gli europarlamentari pentastellati Laura Ferrara e Mario Furore sottolineano che la raccomandazione del Consiglio Europeo di oggi è accompagnata da un documento in cui il modello di riferimento sarebbe proprio quello del reddito di cittadinanza italiano.
Reddito minimo, cosa dice l’UE?
Ma cosa raccomanda l’UE? La nota stampa che accompagna la raccomandazione adottata afferma che:
Sebbene tutti gli Stati membri dispongano di reti di sicurezza sociale, i progressi compiuti per renderle accessibili e adeguate sono stati disomogenei. Il Consiglio raccomanda pertanto agli Stati membri di fornire e, ove necessario, rafforzare solide reti di sicurezza sociale combinando un adeguato sostegno al reddito mediante prestazioni di reddito minimo e altre prestazioni monetarie e in natura di accompagnamento e dando accesso ai servizi abilitanti ed essenziali.
L’Europa chiede agli Stati membri di “fissare il livello del reddito minimo mediante una metodologia trasparente e solida” che tenga conto “delle fonti di reddito complessive, delle esigenze specifiche e delle situazioni di svantaggio delle famiglie, del reddito di un lavoratore a basso salario o di un lavoratore che percepisce il salario minimo, del tenore di vita e del potere d’acquisto nonché dei livelli dei prezzi e del relativo andamento” e – inoltre – di ” riesaminare periodicamente e, se del caso, adeguare il livello del reddito minimo per continuare a garantirne l’adeguatezza”.
Non solo, ma:
Al fine di promuovere la parità di genere, la sicurezza del reddito e l’indipendenza economica delle donne, dei giovani adulti e delle persone con disabilità, il Consiglio raccomanda altresì di prevedere la possibilità di richiedere che il reddito minimo sia fornito a singoli componenti della famiglia.
Questa, di fatto, sarebbe la sostanziale differenza tra la misura italiana, che teneva conto della situazione famigliare, e quella europea.
La deadline fissata dal Consiglio Europeo è per il 2030. Ma l’urgenza è attuale. Nella raccomandazione UE si fanno i numeri: nel 2021 oltre 95,4 milioni di persone in tutti i Paesi membri erano a rischio povertà e esclusione sociale. Superato l’impatto pandemico – in positivo e negativo – resta oggi il caro energia e la corsa (ancora senza sosta) dell’inflazione che rendono il supporto alle famiglie a reddito basso e medio-basso urgente.