Il 2023 è l’anno della Grande Incertezza: le imprese temo caro energia e inflazione
Quasi il 40% degli intervistati dichiara che ridurrà gli investimenti e quasi uno su tre prevede una discesa del fatturato. Nel complesso è prevista una tenuta dei livelli occupazionali: il 66,5% indica stabilità degli organici, il 21% una diminuzione del personale e il 12,5% un incremento.
Dopo l’annus horribilis 2020 e le fatiche del 2021, il nuovo anno sembra già essere stato ribattezzato come l’anno della Grande Incertezza a causa della congiuntura che vede protagonisti, pari merito, caro energia e inflazione.
Senza contare gli effetti a catena che si hanno sulla liquidità economica, sul potere d’acquisto e sui rincari generalizzati, sembra allora quasi lapalissiano vivere il 2023 con sospetto, con timore, con l’ansia di sapere cosa altro potrà mai accadere e con la speranza che la risposta non sia negativa.
La Grande Incertezza: i dati
Chi ha “ribattezzato” il 2023 come anno della Grande Incertezza è, in realtà, un’indagine realizzata da Cna presso circa mille imprese emerge un quadro a tinte fosche sull’anno appena iniziato. Oltre sei imprenditori su 10 non formulano previsioni sull’economia italiana, il 13,5% prevede una recessione mentre uno su quattro prevede che l’Italia continuerà a crescere anche se in rallentamento.
”È l’incertezza la grande protagonista dello scenario economico per il 2023′‘, con caro-energia e inflazioni le principali criticità che avranno un impatto negativo sull’attività delle imprese. Ma, attenzione: alla grande incertezza le imprese rispondono con prudenza e cautela. Quasi il 40% degli intervistati dichiara che ridurrà gli investimenti e quasi uno su tre prevede una discesa del fatturato. Nel complesso è prevista una tenuta dei livelli occupazionali: il 66,5% indica stabilità degli organici, il 21% una diminuzione del personale e il 12,5% un incremento.
L’attesa sforbiciata agli investimenti rappresenta un campanello d’allarme per la competitività del tessuto delle imprese. Un segnale a Governo e Parlamento per consolidare e potenziare gli strumenti di incentivazione per innovare e rafforzare il patrimonio produttivo. Un motivo in più per accelerare la messa a terra degli investimenti previsti dal Pnrr.
I fattori di rischio per l’economia
I fattori di rischio per l’economi, nella fase della Grande Incertezza, rimangono gli stessi. Secondo il 65,5% delle imprese il caro-energia rappresenta la principale minaccia alla crescita, e oltre alle bollette c’è forte preoccupazione sul prezzo dei carburanti.
Subito dopo le spinte inflazionistiche per il 47,7% degli intervistati. Il 41,8% indica la mancata attuazione degli investimenti del Pnrr e il 39,7% il venir meno delle politiche di sostegno all’economia. Dalle risposte delle imprese non emergono timori legati a una eventuale recrudescenza della pandemia mentre una su tre lamenta difficoltà nel reperimento di personale specializzato.
Rispetto alle prospettive del Paese, gli imprenditori esprimono una maggiore consapevolezza circa le aspettative sulla propria attività. L’area dell’incertezza scende al 37%, che tuttavia rappresenta un valore molto elevato. Il resto si divide tra chi prevede un 2023 soddisfacente (29,8%) e coloro che si aspettano un andamento negativo (33%).