Economia

L’inflazione “mangia” i consumi: -12,5%, famiglie più povere dal 2005

La pressione economica della spirale inflazionistica pesa ancora sulle famiglie, che riducono i consumi e le spese: il potere d'acquisto è diminuito a causa dell'inflazione prolungata, il patrimonio si è assottigliato. E a pagarne sarà la crescita economica complessiva.

L’inflazione è ancora un problema e i dati confermano il trend che sta piegando, già da tempo, i bilanci familiari. A confermare che la vita è più cara rispetto a qualche anno fa, oltre al test quotidiano della spesa al supermercato – situazione in cui sempre più italiani decidono di tagliare la lista degli acquisti – a dare ulteriore rilevanza alla “nuova povertà” nostrana sono i dati diffusi da Istat e Banca d’Italia, che rilevano come nel 2022 la ricchezza netta delle famiglie italiane è diminuita dell’1,7% in termini nominali rispetto al 2021, ma a causa dell’inflazione, il calo in termini reali è stato molto più marcato e pari a -12,5%. E mancano ancora i dati dell’ultimo, tremendo, anno.

La spirale dell’inflazione che impoverisce tutti

Per spiegare meglio la situazione rilevata, proviamo a tradurre il dato espresso in precedenza: la riduzione della ricchezza netta è evidente nel rapporto tra la ricchezza netta e il reddito disponibile, che secondo l’indagine è sceso da 8,7 a 8,1 nel 2022, raggiungendo il livello più basso da quando è stata avviata l’indagine nel 2005.

In altre parole, questo significa che la spirale dell’inflazione ha eroso il valore delle riserve monetarie delle famiglie, spesso legate alla proprietà immobiliare, contribuendo a una diminuzione del potere d’acquisto reale. Detto in altri termini, tutto che le famiglie possiedono (immobili o riserve economiche) ha visto una riduzione del suo valore effettivo. A conferma di questo ultimo assunto è l’impatto che l’inflazione ha fatto registrare sul patrimonio immobiliare: sebbene l’aumento dei prezzi di acquisto delle case abbia spinto verso l’alto il mercato, è stata registrata una contrazione del 5,2% nelle attività finanziarie, principalmente dovuta alla riduzione del valore delle azioni e degli strumenti del risparmio gestito.

Insomma, per acquistare le famiglie hanno speso di più e questo ha contribuito alla flessione complessiva della ricchezza. Ma non solo: un altro elemento rivelatore è la crescita delle passività finanziarie del 2,8%, attribuibile soprattutto all’incremento dei prestiti. Che nei fatti si traduce in un ricorso all’indebitamento per mantenere i consumi, evitando tagli drastici nelle spese personali: sebbene ciò possa tamponare temporaneamente la pressione economica, presenta rischi a lungo termine in termini di sostenibilità finanziaria delle famiglie.

Come l’impatto dell’inflazione modifica le prospettive future

Le conseguenze della contrazione della ricchezza delle famiglie non si limitano solo al bilancio domestico, alla scelta degli acquisti da fare oppure alla caccia alle offerte da volantino al supermercato. Questi dati che sembrano numeri estrapolati dalla realtà quotidiana, in realtà, incidono direttamente sulla propensione ai consumi, considerando che i salari stagnano, il potere d’acquisto è diminuito a causa dell’inflazione prolungata, e il patrimonio accumulato si è assottigliato.

Questo contesto economico potrebbe influenzare le scelte di acquisto e investimento delle famiglie nel prossimo futuro, con possibili effetti negativi sulla crescita economica complessiva, quindi sulla produzione industriale e così via.

Uno sguardo più ampio: settore pubblico, società finanziarie

Parallelamente, anche il settore pubblico e le società finanziarie hanno registrato variazioni nella loro ricchezza netta. Le amministrazioni pubbliche hanno mostrato un miglioramento, con una ricchezza netta negativa di 1.188 miliardi di euro alla fine del 2022, in miglioramento rispetto al 2021. Nel settore finanziario, le società hanno visto una diminuzione della ricchezza netta da 711 miliardi di euro nel 2021 a 564 miliardi nel 2022, principalmente a causa della contrazione dei depositi attivi e del calo del valore dei titoli.

Il quadro delineato rappresenta una enorme sfida per la politica economica nazionale: tutti questi indicatori richiedono una riflessione netta sulle scelte politiche, economiche e di welfare per affrontare la situazione e garantire un futuro economico più stabile e sostenibile per tutti i cittadini.

Federica Colucci

Napoletana, classe 1990, Federica Colucci è giornalista, HR e communication specialist. Già responsabile della comunicazione dell'Assessorato al Lavoro e alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, ha come expertise i temi del lavoro, del welfare e del terzo settore. È l'anima e la coordinatrice di F-Mag.

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