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Genitori e figli, quel binomio imperfetto: la “sfida” dei 21 giorni per un rapporto più sano

"I primi 2-3 anni dell’adolescenza sono caratterizzati da una fase di contrasto, conflitto, ribellione. Purtroppo siamo portati a pensare che la ribellione sia qualcosa di insano o innaturale. In realtà, è una forma di amore verso ciò che viene percepito come ingiusto, fa parte di un processo di crescita, di auto consapevolezza. E’ una presa di coscienza. Se non si comprende questo concetto si crea un muro di incomprensioni. Quasi sicuramente i ragazzi andranno a cercare una spalla su cui piangere, fuori dalla famiglia."

“Figli si nasce, genitori si diventa e non esiste un manuale delle istruzioni del genitore perfetto”. Quante volte ci siamo sentiti ripetere questa frase? Peccato che gli errori commessi dai genitori, anche se in buona fede, possono incrinare il rapporto con i figli e innescare delle problematiche negli adolescenti. La bella notizia, però, è che si può imparare a essere genitori. A sostenerlo è la Mental Coach e psicologa del Lavoro, Roberta Cesaroni, esperta in relazioni fra genitori e figli.

La sfida per i genitori di oggi e di domani. Da dove si parte?

Secondo la Cesaroni, “anche i genitori vanno educati“. E c’è di più: una “sfida” di ventuno giorni in cui è possibile “ristabilire un sano rapporto fra genitori e figli”.

Per coloro che se la sentono di mettersi in gioco, in primis occorre fare chiarezza sui ruoli del padre, della madre e del figlio. Se in passato il genitore era infatti solo una figura rassicurante ma anche severa, oggi si è trasformato in amico o fratello. Un aspetto, questo, che lede l’autorevolezza genitoriale e crea delle serie problematiche.

Non giudico i genitori, dico solo che non devono essere amici dei loro figli, semmai ‘allenatori’, come sosteneva lo psicologo Daniel Goleman. Devono essere dei coach che costruiscono i fuoriclasse del domani attraverso la comprensione, l’amore e la capacità di ascolto”, sottolinea Roberta Cesaroni. “Ho applicato le mie competenze nel campo delle risorse umane all’interno della famiglia, lavorando su tre aree: area delle relazioni, dell’autonomia e delle competenze“.

La mental coach insiste poi su una “parola chiave”: la prevenzione.

“Una volta a settimana mi reco nelle scuole per fare prevenzione. Dedico un’ora a settimana ai genitori. Li ascolto, indico loro il percorso alternativo da seguire, affrontando tematiche quali la chimica, il cervello e tutto quello che si scatena quando qualche meccanismo si inceppa. Devo dire che i risultati sono straordinari, tanto che ricevo continuamente messaggi di ringraziamento per averli aiutati a ritrovare la bussola“.

Un altro aspetto che incide sul rapporto genitori/figli, è emerso da una ricerca dell’Università Cattolica di Milano. Gli studi si sono focalizzati sulla convivenza di cinque generazioni all’interno di uno stesso nucleo familiare: ovvero le generazioni dell’era analogica vs quelle dell’era digitale. Va da sé che, parlando un linguaggio diverso, non ci si comprenda ma nella costruzione di un sano rapporto, il dialogo è fondamentale.

Roberta Cesaroni chiarisce: “i genitori di oggi, sono dei genitori della Generazione X ovvero quelli tra i 34 e i 55 anni. Poi ci sono i nonni, la generazione Baby boomers, tra i 55 e i 74 anni. Senza dimenticare i traditional che sono i nonni e i bisnonni, dai 75 in poi. Però abbiamo a che fare anche con la generazione Z, quella dei figli e, infine, c’è un’altra generazione, quella Alfa. E’ quindi evidente che siamo dinanzi a gap culturali e generazionali che comunicano con modalità diverse e distanti fra loro”.

L’importanza della comunicazione nel rapporto genitori-figli

Ma cosa succede se non si riesce a comunicare in maniera sana con un teen-ager? L’esperta avverte:

“I primi 2-3 anni dell’adolescenza sono caratterizzati da una fase di contrasto, conflitto, ribellione. Purtroppo siamo portati a pensare che la ribellione sia qualcosa di insano o innaturale. In realtà, è una forma di amore verso ciò che viene percepito come ingiusto, fa parte di un processo di crescita, di auto consapevolezza.

E’ una presa di coscienza. Se non si comprende questo concetto si crea un muro di incomprensioni. Quasi sicuramente i ragazzi andranno a cercare una spalla su cui piangere, fuori dalla famiglia. Troveranno magari l’amica fantastica, ma potrebbero anche trovare l’amica che ha le sue stesse difficoltà o che la trascina su sentieri pericolosi. Oppure cercheranno delle risposte nei social. Nel web. Spesso, infatti, quando le fondamenta educative mancano all’interno della famiglia, i ragazzi le sviluppano in base a quello che vedono o leggono online“.

Altro errore comune in un’epoca in cui le coppie scoppiano, è quello di voler fare contemporaneamente da madre e padre ai nostri figli:

I ruoli devono essere chiari e ben definiti. Alcuni aspetti educativi spettano al padre e altri alla madre e guai a confondere i ruoli- continua la dottoressa Cesaroni. Poi c’è anche la questione della “chimica”.

“In gravidanza, il primo senso che regaliamo ai nostri figli (e che attiva le sinapsi nel cervello), è il tatto. Il secondo è il gusto (Freud lo definiva “Sentimento Oceanico”), il terzo è l’olfatto. Tutta la nostra bellezza e le nostre difficoltà partono dai sensi e invece cosa succede? Che nell’adolescenza, quando non riconosciamo più i nostri figli, talora finiamo per trasformarci in carnefici! Puniamo i ragazzi, magari neghiamo loro una carezza, un abbraccio e l’amore di cui hanno bisogno. In poche parole neghiamo loro l’ossitocina, ‘l’ormone dell’amore’ maggiormente coinvolto nella gravidanza. Dove lo cercheranno? Spesso, purtroppo, nelle sostanze stupefacenti o nell’alcool“.

Ma senza cadere nello sconforto, torniamo al “manuale delle istruzioni” proposto dalla Mental Coach, secondo cui potremmo risolvere i nostri drammi in ventuno giorni. La domanda più ovvia è “quali siano i punti cardinali da seguire per non perdere la bussola?”.

Riassumiamo l’elenco che ci offre la Cesaroni:

L’amore è il primo ingrediente, poi occorre una netta definizione dei ruoli e delle regole. Queste ultime non devono essere assurde, dettate dalla rabbia del momento o eccessive. Bastano pochi punti fermi su cui non transigere. Un sano no, fa crescere più di tante facili vittorie, ma la severità ingiustificata non porta a nulla.

Evitare ogni ‘Santa Alleanza’ fra un genitore specifico e un figlio, in caso di divorzio e amare incondizionatamente! Freud sosteneva che siamo il risultato di ciò che c’è stato dato nei primi sette anni di vita. Le neuroscienze sostengono che siamo quello che c’è stato dato nei primi 3 anni di vita – l’amore che abbiamo ricevuto dalla nostra mamma.

Nel dopoguerra, lo psicologo John Bowlby formulò la ‘Teoria dell’attaccamento’, studiando gli aspetti che caratterizzano il rapporto madre-bambino e quelli legati alla realizzazione dei legami affettivi all’interno della famiglia, notò che coloro i quali avevano avuto a fianco l’amore di una madre erano più sereni rispetto ai bambini non amati. Le neuroscienze hanno poi confermato che la materia grigia nel cervello di un bambino amato è maggiore di quella di un bambino non amato”.

Insomma, le regole del manuale non sono così difficili da seguire, ma se vogliamo cambiare un adolescente dobbiamo cambiare noi adulti e non dobbiamo portare in casa le nostre frustrazioni o insoddisfazioni: “Loro cambiano solo se cambiamo noi, attraverso l’amore, non attraverso le punizioni. La punizione porta la vendetta, l’amore porta quel senso di colpa che ti fa dire: mamma e papà mi amano, non li posso tradire”, conclude la dottoressa.

Romolo Napolitano

Giornalista professionista dal 2011 è stato, non ancora trentenne, caporedattore dell’agenzia di informazione videogiornalistica Sicomunicazione. Ha lavorato 3 anni negli Stati Uniti in MSC. Al suo ritorno in Italia si è occupato principalmente di uffici stampa e comunicazione d'impresa. Attualmente è giornalista, copywriter e videomaker freelance. Si occupa, tra le altre cose, di tecnologie, nautica e sociale.

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