Impresa e Startup

Esperto in crisi di impresa: una figura destinata a essere chiave

Il presidente nazionale dei Giovani commercialisti Matteo De Lise la ritiene "per portare la crisi fuori dalle aule dei tribunali". Se ne è parlato a Roma.

L’esperto in crisi di impresa è tornato in auge, citato dal presidente dei Giovani Commercialisti UNGDCEC Matteo De Lise durante un webinar dal titolo “La composizione negoziata della crisi: prime esperienze applicative e ruolo degli stakeholder istituzionali”, promosso da Università Mercatorum e Associazione Italiana Esperti Composizione Crisi, che si è tenuto presso l’auditorium del Palazzo delle Esposizioni di Roma.

“Nei prossimi 18-24 mesi – spiega De Lise durante il convegno – tra gli effetti della pandemia e la guerra che ha peggiorato le prospettive di ripresa ci troveremo di fronte ad una crisi strutturale del sistema dovuta soprattutto a scarsa liquidità e ripresa dei consumi, che toccherà da vicino le imprese. È necessario farsi trovare pronti per aiutare l’economia e in quest’ottica c’è una nuova opportunità per portare la crisi fuori dalle aule dei tribunali, presentata dalla norma che da vita all’esperto in crisi di impresa”.

Il presidente dei Giovani Commercialisti Matteo De Lise (fonte: UNGDCEC)
Il presidente dei Giovani Commercialisti Matteo De Lise (fonte: UNGDCEC)

L’esperto in crisi di impresa viene introdotto infatti nel panorama italiano dal dl 118/2021 dello scorso agosto. L’elenco di esperti si formerà in seno alle Camere di Commercio di ogni capoluogo regionale (oltre a quella delle province autonome di Trento e Bolzano) e vi si potranno iscrivere, oltre agli iscritti da almeno cinque anni all’ODCEC, anche avvocati e consulenti del lavoro con determinate caratteristiche e altri professionisti che possano dimostrare fattivamente di avere “svolto funzioni di amministrazione, direzione e controllo in imprese interessate da operazioni di ristrutturazione” in maniera corretta.

Francesco Fimmanò (socio fondatore dell’AIECC sopra citata e direttore scientifico di Universitas Mercatorum) ha elogiato la nuova funzione dell’Esperto, che sarà introdotta a maggio: “Una figura che deve maturare la libertà della propria azione e l’indipendenza nelle scelte. In passato abbiamo assistito all’introduzione del concordato, decisamente fallimentare. Invece, la figura dell’Esperto in crisi di impresa è l’idea giusta, perché impone la terzietà e può diventare una professione a sé stante. Il senso dell’associazione sarà quello di trasferire sensibilità ed esperienze”.

Ma attenzione, soprattutto in questa fase: “Bisogna fare attenzione ai requisiti, in particolare sulle esperienze qualificanti, che vanno certificate. C’è da sottolineare, poi, che l’88% degli esperti in Composizione della crisi d’impresa sono commercialisti, perché per questa figura servono competenze specifiche”, ricorda il presidente ODCEC Roma Giovanni Battista Calì. Sandro Pettinato, vicesegretario generale di Unioncamere, gli fa eco: “Andrebbe creato un meccanismo più selettivo per poter qualificare gli esperti, serve un elenco intelligente. Inoltre, tra ristori e blocco dei licenziamenti, dopo la pandemia temo che si possa generare un’onda lunga di crisi sommerse, acuita dalla problematica del reperimento delle materie prime a causa della guerra. Bisogna essere pronti ad affrontare questa eventualità”.

Il Forum sulla Crisi di impresa

Nelle stesse ore, si apriva la prima giornata del Forum “Crisi di impresa – Il cantiere aperto della riforma delle procedure concorsuali all’epoca del Covid” promosso dall’Associazione Nazionale Commercialisti con il patrocinio della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca. Nell’occasione, Francesco Paolo Sisto, sottosegretario al ministero della Giustizia, ha aperto le danze dichiarando: “La composizione negoziata per la crisi di impresa è stata la grande scommessa messa in campo per riscrivere il rapporto difficile tra PA e aziende. Un diritto per l’impresa che non è più bersaglio di accertamenti ma diventa partner delle istituzioni. Il cantiere aperto è un’immagine bella di un work in progress finalizzato ad uno scambio virtuoso che è presupposto per il funzionamento dell’intero sistema”.

L’impresa – continua Sisto – deve diventare un luogo di legalità diffusa e il professionista diventa punto di riferimento importante per guidare l’azienda nel rispetto delle regole. In quest’ottica gli obblighi di riservatezza occupano un ruolo fondamentale. Gli imprenditori sono sempre cauti nel dire le cose come stanno, come se ammettere le difficoltà fosse una sorta di auto incolpazione. Nello spirito del decreto sulla crisi di impresa l’esperto è una sorta di confessore per l’imprenditore e non è tenuto a espandere informazioni che potrebbero avere anche rilevanza penale. Una tutela importante pienamente in linea con gli obiettivi della norma che come priorità ha sostituito al punire l’imprenditore la necessità di salvare impresa”.

Sul cambio di approccio della normativa si è soffermato Roberto Reali, Presidente del Tribunale di Roma: “Con questa riforma potremmo parlare di diritto liquidatorio e non più fallimentare viste le modifiche di approccio alla materia. Il termine Cantiere aperto si addice alla situazione attuale perché, nonostante la riforma sia stata preceduta da vari studi e lavori preparatori per colmare una notevole vacatio legis, solamente l’applicazione pratica ci consentirà di capire le problematiche che investono sia gli imprenditori, che non dovranno più avere paura delle procedure concorsuali, che degli operatori del diritto. Negli Usa l’imprenditore fallito non è considerato come qualcuno che doveva esser bollato da un marchio d’infamia ma come uno che dagli errori nell’esercizio dell’impresa può iniziare una nuova attività. Questa è l’ottica nella quale si pone la nuova normativa”.

Tuttavia – sottolinea Reali – lo scarso numero di richieste presentate in Tribunale denotano il fatto che gli stessi imprenditori devono entrare nell’ottica di questa nuova visione della materia. Con alcune perplessità: i costi della procedura di allerta, sui quali bisogna riflettere, e la posizione di terzietà del giudice alla luce della nuova attribuzione sulla valutazione della fattibilità economica del concordato”.

Enrico Parolisi

Giornalista, addetto stampa ed esperto di comunicazione digitale, si occupa di strategie integrate di comunicazione. Insegna giornalismo e nuovi media alla Scuola di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa. Aspirante re dei pirati nel tempo libero.

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