Economia

Un pensionato italiano su tre (quasi) prende meno di mille euro al mese

Complesso il quadro che emerge dal Rapporto INPS presentato nelle scorse ore a Roma: oltre cinque milioni di pensionati nel nostro Paese vivono con meno di 1000 euro al mese.

Si può vivere con meno di mille euro? Dopo mesi a discutere e accusare i nostri ragazzi di essere choosy e poco avvezzi al lavoro perché rifiutano posizioni di gavetta con stipendi al di sotto delle quattro cifre decimali, scopriamo in realtà esserci un piccolo esercito, oltre cinque milioni di persone, che a meno di clamorose iniziative o di altre forme di sostentamento vivranno il resto della loro vita con meno di 12.000 euro l’anno.

Un altro momento di difficile consapevolezza in una fase storica in cui anche i meno a rischio annaspano tra aumenti, rincari, inflazione e costi alle stelle. E che forse dovrebbe aiutare anche quelli più tosti a cambiare idea che – forse – rifiutare oggi posizioni di svantaggio (contrattuali e quindi contributive) rientra in quella angoscia che il domani che abbiamo costruito alle nuove generazioni provoca alle stesse.

Il tutto, semplicemente, durante la presentazione del XXI Rapporto annuale Inps, presentato nelle scorse ore a Montecitorio dal presidente dell’ente previdenziale Pasquale Tridico e alla presenza del Ministro del Lavoro Andrea Orlando e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Rapporto INPS, i numeri

Nel 2021 i pensionati con redditi da pensione inferiori ai 1000 euro mensili risultano essere il 32% del totale. Vuol dire quasi un terzo, in pratica uno ogni tre. Parliamo di un totale di 5 milioni e 120mila persone all’incirca, su una platea di 16 milioni di pensionati (su poco meno di 60 milioni di italiani). Il dato considera gli importi lordi maggiorati delle integrazioni al minimo associate alle prestazioni, delle varie forme di Indennità di accompagnamento, della quattordicesima mensilità e delle maggiorazioni sociali associati alle prestazioni. Infatti, questa percentuale sale al 40% se si considerano invece solo gli importi delle prestazioni al lordo dell’imposta personale sul reddito.

E quelli che in pensione ci andranno subito dopo? Anche qui le cifre sono deprimenti: i nati tra il 1965 e il 1980 dovranno, secondo l’INPS, lavorare mediamente tre anni in più rispetto ai loro predecessori. Inoltre, scrive l’INPS nel rapporto: “Se il soggetto percepisse 9 euro l’ora per tutta la vita attiva, si stima che l’importo di pensione si aggiri sui 750 euro mensili (a prezzi correnti), un valore superiore al trattamento minimo, pari a 524 euro al mese per il 2022″.

Le differenze di genere

Altro dato destinato a far riflettere è quello legato alle differenze di genere: sebbene ci siano più donne pensionate che uomini (8,3 milioni di donne a fronte di 7,7 milioni di uomini: in rapporto quindi il 52%), le stesse riescono a cumulare meno reddito pensionistico degli esponenti dell’altro sesso. Per le donne, in estrema sintesi, sono erogati 137 miliardi di euro l’anno a differenza dei 175 miliardi erogati agli uomini.

Origine
XXI Rapporto Annuale INPS

Enrico Parolisi

Giornalista, addetto stampa ed esperto di comunicazione digitale, si occupa di strategie integrate di comunicazione. Insegna giornalismo e nuovi media alla Scuola di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa. Aspirante re dei pirati nel tempo libero.

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