Salario minimo, c’è l’accordo europeo: si va verso la legge
Consiglio e Parlamento Europeo hanno raggiunto l'accordo: tra le novità che dovranno adottare gli Stati membri la ricontrattazione ogni due anni, il rafforzamento delle parti sociali, maggiori controlli e misure per includere il maggior numero di lavoratori possibile.
Nelle scorse ore è stato raggiunto l’accordo politico provvisorio tra il Parlamento Europeo (attraverso i suoi negoziatori) e la Presidenza del Consiglio Europeo per la direttiva sui salari minimi adeguati nell’Unione Europea. La nuova legge, quando adottata definitivamente, promuoverà l’adeguatezza dei salari minimi legali e contribuirà così al raggiungimento di condizioni di lavoro e di vita dignitose per tutti i dipendenti europei.
La proposta della Commissione europea è stata presentata al Consiglio eal Parlamento europeo il 28 ottobre 2020. Il Consiglio ha approvato la sua posizione il 6 dicembre 2021; il Parlamento ha adottato il suo mandato negoziale il 25 novembre 2021. Dall’inizio di gennaio si sono svolti otto tornate negoziali tra il Consiglio e il Parlamento europeo. Nelle scorse ore l’accordo, ora da parte del Consiglio l’accordo raggiunto oggi dovrà essere confermato dal Coreper (Comitato dei rappresentanti permanenti). Questa approvazione sarà seguita da una votazione formale sia in seno al Consiglio che al Parlamento europeo.
Una volta che il salario minimo europeo diverrà legge, gli Stati membri hanno due anni per recepire la direttiva nel diritto nazionale.
Con un tempismo praticamente perfetto, l’Europa mette senza volere una pietra sul dibattito sui salari minimi che in questo momento scuote anche l’Italia.
Cosa prevederà la legge europea sul salario minimo
Consiglio e Parlamento europeo hanno convenuto che gli aggiornamenti dei salari minimi legali avverranno almeno ogni due anni (altrimenti ogni quattro anni, se i Paesi che utilizzano un meccanismo di indicizzazione automatica). Una bella differenza in un Paese come l’Italia in cui gli adeguamenti sono al palo, salvo alcuni settori.
Per gli Stati che hanno già salari minimi in pratica si tratta di fissare e soprattutto aggiornare i salari minimi secondo una serie di criteri chiari e trasparenti. Le parti sociali dovranno essere coinvolte nelle procedure di definizione e aggiornamento del salario minimo.
La direttiva avrà il compito di stabilire le “procedure per l’adeguamento del salario minimo legale, promuovere la contrattazione collettiva sulla determinazione del salario e migliorare l’accesso effettivo alla protezione del salario minimo per quei lavoratori che hanno diritto a un salario minimo ai sensi del diritto nazionale, ad es. da un salario minimo legale o da contratti collettivi”.
Rafforzare il ruolo e il potere dei sindacati
“Poiché la contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari è uno strumento importante per garantire che i lavoratori possano beneficiare di salari minimi adeguati – spiega l’UE in una nota – la direttiva mira ad estendere la copertura dei lavoratori attraverso la contrattazione collettiva. Ecco perché i colegislatori hanno convenuto che i Paesi dovrebbero promuovere il rafforzamento della capacità delle parti sociali di impegnarsi nella contrattazione collettiva, compresa la protezione dei rappresentanti dei lavoratori”.
In pratica, maggior potere per i sindacati. Un altro spunto di riflessione per quel fermento che anima anche il panorama sindacale italiano in questo momento.
Ma in cosa si traduce questo rafforzamento? L’accordo provvisorio tra il Consiglio e il Parlamento europeo nello specifico prevede che – laddove il tasso di copertura della contrattazione collettiva sia inferiore a una soglia dell’80% – gli Stati membri dovrebbero definire un piano d’azione per promuovere la contrattazione collettiva. Il piano d’azione dovrebbe, come ovvio, definire una tempistica chiara e misure concrete per aumentare progressivamente il tasso di copertura della contrattazione collettiva.
Trovare il modo di estendere il salario minimo a tutti
È chiaro che la questione del salario minimo passa anche per far sì che – in un panorama ad esempio come quello italiano dove i working poor, gli atipici e il lavoro nero sono un elemeno trascurabile – il maggior numero di lavoratori possibile abbia accesso ai benefici di un salario minimo.
Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno concordato una serie di misure per migliorare l’accesso effettivo dei lavoratori alla protezione del salario minimo. Queste misure includono i controlli da parte degli ispettorati del lavoro, informazioni facilmente accessibili sulla protezione del salario minimo e lo sviluppo della capacità delle autorità preposte all’applicazione di perseguire i datori di lavoro non conformi.