Editoriale

Riforma scuola, perché no. Sono un insegnante e oggi sciopero

"Riforma Bianchi: riuscite a vedere la scuola che avete immaginato per i vostri figli? Io no". F-Mag ospita la riflessione di Ernesto Bianchi, prof di lungo corso

Immaginate la scuola che vorreste per i vostri figli.

Credo di sapere cosa avete in mente: insegnanti preparati, capaci di comunicare e di coinvolgerli, accompagnandoli durante anni di continui cambiamenti e di piccole e grandi crisi; spazi accoglienti, orari conciliabili con  tutte le altre mille esigenze familiari, trasporti efficienti.

Soprattutto una scuola che renda i ragazzi dei giovani adulti, capaci di confrontarsi col mondo, consapevoli e migliori di noi e che li aiuti ad essere felici, per quanto possibile, e non ignoranti. State pensando a una scuola che fa cultura, in cui gli studenti non siano sempre compressi da interminabili test e interrogazioni, ma possano ascoltare e soprattutto mettersi in gioco, discutere, interrogarsi, dando senso alla fatica dello studio.

Per fare questo servono spazi e tempi adatti, insegnanti colti, motivati e appassionati, una certa dose di pazienza e di esperienza.

Il peso delle riforme scolastiche

Da anni le riforme scolastiche vanno in direzione opposta, anche se ovviamente dichiarano che al centro c’è la qualità dell’insegnamento e l’attenzione per gli studenti. Lascio a Voi giudicare se, in classi di 30 e più studenti, sottoposti a continue valutazioni, sia possibile discutere e partecipare: i ragazzi parlano sempre più spesso dello stress e di una scuola ridotta a “verifica-ficio”.

Vi chiedo se erodere le ore effettive di insegnamento previste con mille altre attività parcellizzate conceda i tempi necessari. Come insegnante dovrei svolgere 132 ore annue di insegnamento in ogni classe: tolte le ore per i test di verifica e le interrogazioni, le gite, le educazioni varie, l’alternanza scuola-lavoro, gli interventi esterni su cose del tutto estranee alla mia disciplina, se riesco a fare 50 ore effettive di lezione sono fortunato. E devo far capire la letteratura da Leopardi agli anni Settanta, leggere e analizzare decine di testi, coinvolgere gli studenti, appassionarli e dare senso alla loro fatica. Solo una grande esperienza mi aiuta, ma non ci riesco sempre, soprattutto a discutere con loro.

Ebbene, niente di tutto questo appare nel decreto 36/22 del ministro Bianchi: il criterio è ancora quello del risparmio. Vi assicuro: non è una questione che riguarda i nostri stipendi. La riforma riguarda il reclutamento dei nuovi insegnanti e gli avanzamenti di carriera. Per insegnare sarà necessario un vero percorso ad ostacoli. “Bene!” – direte Voi – “Così finalmente li selezioneranno come si deve!”.

Non è proprio così. I concorsi attuali sono già selettivi: all’ultimo è stato respinto oltre il 90% dei partecipanti. Ma – sapete? –  li hanno valutati con un questionario a crocette! Come i quiz per la patente di guida. E continueranno a valutarli così, perché costa molto meno.

Per arrivare al ruolo occorrerà, oltre la laurea, un percorso abilitante: 60 crediti pari a un anno di università comprensivo di tirocinio. Il suo costo sarà totalmente a carico del candidato. I posti saranno contingentati, ma non si parla di diminuire il numero di studenti per classe. I fondi per pagare, poco, i tutor saranno sottratti a quelli che oggi vengono dati ai docenti per l’aggiornamento (500 euro annui) ed eliminando diecimila insegnanti di potenziamento, la cui presenza fu celebrata come una grande innovazione solo pochi anni fa.

Alla fine del percorso abilitante, un’ulteriore prova finale scritta e una lezione simulata. Nel frattempo, 900mila “precari” che, laureati degnamente e formati per insegnare, da tempo lavorano attendendo l’assunzione, potranno – ma solo se con almeno tre anni di servizio – competere coi neolaureati in un concorso in cui sarà riservato loro solo il 30% dei posti. Una pugnalata!

Evidentemente il Ministro non crede nella qualità dell’università italiana che li ha formati né nell’esperienza del lavoro. Però fonda la sua riforma sulla formazione universitaria e sul tirocinio. Di fatto sta espellendo giovani che hanno scelto spesso di insegnare per vocazione e non per il lauto stipendio, e hanno investito tempo, soldi e fatica, trasferendosi e cambiando scuola ogni anno. Davvero è questo il modo di selezionare i docenti?

Test a crocette, tempi infiniti e costi personali elevati, offrendo in cambio un lavoro notoriamente pagato male, in una categoria su cui spesso, a dispetto della stima dell’opinione pubblica (Rapporto Eurispes 2022), i suoi stessi dirigenti e ministri scaricano le loro responsabilità?

In ultimo, un accenno alla progressione stipendiale. I nostri scatti di carriera avvengono attualmente ogni 7 anni. Dopo 27 anni un docente prende meno di 500 euro in più di un neoassunto. Pensateci: ogni anno di esperienza “vale” appena 18 euro. La riforma Bianchi prevede in aggiunta una formazione continua: ogni 4 o 5 anni, dopo aver pagato e frequentato corsi di formazione, preferibilmente di informatica (sic!), e fatto un bel po’ di ore aggiuntive di lezione (chiaro il risparmio?), i docenti di ruolo potranno chiedere lo scatto in anticipo. Vuoi essere assunto? Paga un corso. Vuoi prendere un po’ prima un misero aumento? Paga ancora e ringrazia.

Tutto questo deciso per decreto e non come sarebbe corretto in una trattativa contrattuale. Ma tanto il contratto collettivo è scaduto solo 3 anni fa.

Riuscite a vedere ancora la scuola che avete immaginato? Io no e per questo lunedì 30 maggio sciopero.

Ernesto Bianchi

Nato nel Novecento a Napoli, dopo la laurea in Filosofia e due idoneità al Dottorato, è andato a insegnare a Bergamo, vincitore di concorso, perché non voleva chiedere e non voleva accettare raccomandazioni. Ama la cultura e gli piace moltissimo insegnare quando ci riesce. Ci prova da 27 anni, ma nel frattempo ha lavorato anche a cose noiosissime, facendo il vicepreside e il coordinatore di aree e progetti. Ha sempre preferito stare in classe a fare lezione. Tuttavia ha anche un canale di lezioni su Youtube.

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button