Economia

La riforma della giustizia tributaria: accorciare i tempi del contenzioso per far partire il Pnrr

Nell'ultimo decennio i ricorsi sono aumentati e i tempi del contenzioso si sono allungati, due fattori che hanno avuto ricadute pesanti sul tessuto economico nazionale. Per questo la riforma della giustizia tributaria è un passaggio fondamentale del Pnrr. 

Il Pnrr, nella sua stessa definizione, è un piano visionario, che prevede non solo di inondare di miliardi i territori e i settori più colpiti dalla pandemia, ma anche di riformare profondamente il sistema istituzionale italiano, affrontando quei temi che mai sono stati affrontati e che rappresentano il vero ostacolo allo sviluppo del Paese. 

Uno degli esempi più lampanti è il sistema del contenzioso tributario che in Italia è uno di quei buchi neri, dove spesso scompare il tempo dei cittadini, i soldi dei contribuenti e le speranze degli imprenditori. Per questo il Governo ha approvato, in questa settimana, un disegno di legge, su proposta della ministra della Giustizia Marta Cartabia, in coordinamento con il ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, proprio sulla giustizia tributaria.  

Obiettivo della riforma: rendere il contenzioso tributario più veloce

Tutto l’impianto della riforma della giustizia tributaria «ha la finalità – come si legge nelle note ufficiali del Governo – di raggiungere, entro il 31 dicembre 2022, l’obiettivo posto dal PNRR di rendere più celere il contenzioso tributario»

Una celerità che significa, innanzitutto rendere l’ambiente economico più attraente per gli operatori economici e per gli investitori nazionali e stranieri. Perché ad oggi le lungaggini di un processo tributario che può durare anni, costare soldi e risolversi con un nulla di fatto, rappresentano uno degli ostacoli maggiori allo sviluppo del Paese. 

Come funziona la giustizia tributaria

La giustizia tributaria, che si regge sui magistrati tributari che sono tutti onorari e dunque non scelti per concorso e non professionalizzati, si occupa di una serie di ambiti molto importanti per il tessuto economico dalle controversie relative ai tributi locali e nazionali alle caratteristiche dei terreni, passando per la classificazione degli immobili. 

Ci sono due gradi di giudizio, il primo sono le Commissioni Tributarie Provinciali, il secondo sono le Commissioni Tributarie Regionali e solo in alcuni casi si può ricorrere anche alla Corte di Cassazione. Ogni commissione è composta da 3 giudici e un presidente, e la loro divisione territoriale ha fatto emergere, negli anni, un divario tra Nord e Sud  anche in questo campo. 

I Tempi del contenzioso tributario

Secondo i dati resi pubblici dal MEF, la durata media di un contenzioso tributario supera i 4 anni. Per la risoluzione di un ricorso ci vogliono mediamente 1.515 giorni, un tempo che si è allungato dell’1,4% nell’ultimo decennio. Al 31 dicembre del 2020 erano circa 350 mila i ricorsi tributari pendenti, per un valore totale di quasi 16 miliardi di euro. Un dato in netto aumento rispetto a quello del 2019.

Dunque nell’ultimo decennio i ricorsi sono aumentati e i tempi del contenzioso si sono allungati, due fattori che hanno avuto ricadute pesanti sul tessuto economico nazionale. Per questo la riforma della giustizia tributaria è un passaggio fondamentale del Pnrr. 

Divisione tra Nord e Sud

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha tra i suoi obiettivi principali quello di sanare il divario economico e sociale tra Nord e Sud del Paese. La giustizia tributaria è uno dei tanti comparti che fanno emergere quanto possa essere pregnante la divaricazione tra le regioni settentrionali e il Mezzogiorno. E infatti, se per risolvere un contenzioso alla Commissione Tributaria Provinciale di Aosta, la più veloce, ci vogliono in media 144,4 giorni, a Siracusa, la più lenta, ne occorrono 2.018,7.

Stessa cosa accade per quanto riguarda il secondo grado. Se infatti per risolvere un contenzioso alla Commissione Regionale di Bolzano ci vogliono 221 giorni, in Sardegna ne occorrono 2.195,3. A guardare i dati si capisce subito quanto possa essere fondamentale, per realizzare gli obiettivi del Pnrr, riformare il sistema della giustizia tributaria per accorciare i tempi del contenzioso al fine di rendere più sano l’ambiente economico soprattutto nel Mezzogiorno. 

Novità introdotte dalla riforma

Nel disegno legge del Governo si prevede una novità che cambierà alle fondamenta il sistema del contenzioso di questo tipo, quella della professionalizzazione dei magistrati tributari. Ad oggi infatti questi giudici sono onorari e selezionati senza concorso, con contratti a sentenza.

Con la riforma i magistrati tributari verranno reclutati a tempo pieno con un concorso che prevedrà prove scritte e orali, proprio come ogni altro ruolo nelle amministrazioni pubbliche. In più verrà introdotto, per le Commissioni Tributarie Provinciali, la figura del giudice monocratico nelle controversie fino a 3.000 euro e l’appello sarà previsto esclusivamente per violazione delle norme sul procedimento.

Questo significa alleggerire l’intero sistema giudiziario perché così diminuiranno i ricorsi alle Commissioni Regionali a di conseguenza, quelli in Cassazione. La riforma introduce anche la prova testimoniale come nei contenziosi amministrativi e civili e l’ampliamento della conciliato per le controversie fino a 50 mila euro.

Oltre a queste novità che incideranno sul processo, nella riforma tributaria ci sono anche alcune innovazioni di sistema. Ad esempio sarà rafforzato il Consiglio di presidenza della Giustizia tributaria (CPGT), l’organo di autogoverno, ma anche l’inserimento di nuove professionalità nella struttura amministrativa del sistema giudiziario tributario. 

Le reazioni 

Ad accogliere con favore l’impegno del Governo è stato Riccardo Alemanno, presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi che ha giudicato la riforma come «un buon inizio per la modernizzazione e l’efficientamento del processo tributario. Resta ancora tanto da fare – ha specificato Alemanno – La ripresa economica passa anche attraverso una buona e moderna giustizia tributaria che sia chiara e trasparente, sempre al di sopra di qualsiasi interesse di parte».

Claudio Mazzone

Nato a Napoli nel 1984. Giornalista pubblicista dal 2019. Per vivere racconta storie, in tutti i modi e in tutte le forme. Preferisce quelle dimenticate, quelle abbandonate, ma soprattutto quelle non raccontate. Ha una laurea in Scienze Politiche, una serie di master, e anni di esperienza nel mondo della comunicazione politica.

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