Confimprese: timidi segnali incoraggianti dalle vendite ad aprile 2022, ma alcuni settori sono ancora in ginocchio
I dati relativi ad aprile 2022 diffusi dalla confederazione in sinergia con EY vedono una timida ripresa per ristorazione e retail, ma l'abbigliamento resta a -20 percento rispetto al pre-pandemia.
Un timido +0,9 percento per il settore ristorazione, quasi +5 per la vendita al dettaglio non food (quindi no alimentari). Dati incoraggianti, quelli rilevati ad aprile 2022, che emergono dall’Osservatorio permanente sull’andamento dei consumi di Confimprese ed EY (un tempo Ernst & Young).
In generale, ad aprile 2022 si registra un -9 percento di vendite rispetto allo stesso mese del 2019, ultimo anno senza Covid. Numeri che vanno interpretati come un timido miglioramento, sicuramente come un trend in crescita. Ma c’è ancora da fare.
“Il mese di aprile – chiarisce Mario Maiocchi, direttore Centro studi retail Confimprese – evidenzia, dopo cinque mesi di perdurante deterioramento del trend di vendite a causa sia della variante Omicron sia della situazione geopolitica e delle sue conseguenze economiche, un parziale cambio di rotta con tutti i settori di attività in miglioramento rispetto ai mesi più recenti. Così anche per le aree geografiche e i canali di vendita. Incoraggiante il dato della ristorazione che, per la prima volta dall’inizio della pandemia, ha fatto registrare un valore superiore a quello dello stesso mese del 2019″.
Cosa spinge la ripresa delle vendite
Nonostante le fibrillazioni legate al conflitto in Ucraina e le conseguente tensioni geopolitiche, quindi, c’è una crescita che può far sperare. Il commercio si muove, e lo fa principalmente (secondo Confimprese ed EY) per tre ordini di fattori.
Tra questi, sicuramente l’allentarsi delle restrizioni per il contenimento della pandemia, che secondo l’Osservatorio spingono a quella voglia di normalità che si traduce in maggiori consumi. Ma c’è anche da considerare l’aspetto dei risparmi che causa forza molte famiglie negli anni di ripetuti lockdown hanno messo da parte e sono pronte ora a spendere per superare le complessità del momento. Infine, il tasso di disoccupazione che cala contribuisce al nuovo slancio negli acquisti.
I dati di aprile, con il -9 percento nel confronto con il 2019, non rispecchiano quelli relativi all’intero quadrimestre. Volendo estendere al periodo gennaio – aprile il confronto, infatti, la perdita di volume si attesta al -16 percento. “A incidere sulla flessione – spiegano Confimprese e EY in una nota – sono soprattutto i primi due mesi del 2022, segnati sia dalla recrudescenza del virus, che ha costretto in casa milioni di italiani, sia dall’incertezza legata al conflitto in atto”.
Fondamentale quindi sarà vedere cosa accadrà nei prossimi mesi e comprendere come si evolverà il trend.
La crisi dell’abbigliamento
Discorso a parte merita l’abbigliamento che dalle rilevazioni esce con le ossa rotte: -20,1 percento rispetto ad aprile 2019. Un dato che si legge come in miglioramento solo se equiparato a quello di marzo 2022 che aveva chiuso a -31,1% su marzo 2019.
Il settore resta comunque lontano a invertire la rotta, a cambiare il meno con il più. “Il settore abbigliamento – spiega ancora Maiocchi – registra ancora dei pesantissimi negativi e, comunque, tutto il retail è sottoposto a una pressione inflazionistica sui prezzi delle materie prime, dell’energia e dei prodotti di rivendita, per non menzionare poi il livello degli affitti che, già prima della pandemia, aveva raggiunto valori poco sostenibili. Permane, quindi, uno senario instabile e di forte criticità del settore che rimane uno dei più impattati dagli accadimenti degli ultimi due anni”.
La vittoria dello shopping di prossimità
Un dato che sicuramente incuriosisce e forse per alcuni aspetti è inatteso viene dalle vendite dei negozi di prossimità. Dopo anni di acquisti online o nei grandi centri, infatti, lo shopping di prossimità (aree periferiche delle metropoli e cittadine di provincia) chiude il mese di aprile a +4,4% e “consacra – spiegano dall’Osservatorio – l’importanza del canale e le mutate abitudini d’acquisto dei consumatori, che scelgono i negozi di vicinato per comodità e sicurezza“.
Gli altri canali di acquisto continuano invece a registrare una “perdurante” flessione: outlet al -17,4%, centri commerciali -16,6% e high street -14,5%, per finire con il travel -16,6%, che prosegue nella fase di leggero recupero, rispetto al forte calo dei due anni passati, iniziata nel mese di marzo.