Innovazione

La ribalta delle startup femminili: +572 nel biennio

“La crescente propensione delle donne a impegnarsi in settori imprenditoriali più innovativi, oggi in gran parte ancora appannaggio degli uomini, è un fatto certamente positivo”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete “Speriamo che sempre più giovani vogliano seguire questo esempio, scegliendo di laurearsi in discipline Stem, oggi tanto ricercate dalle imprese”.

Un buon segnale per le startup femminili: secondo i dati raccolti da Unioncamere, dopo l‘annus horribilis della pandemia (che ha relegato in soffitta molti progetti imprenditoriali femminili), l’innovazione al femminile è tornata a crescere.

Infatti, sono oltre duemila le startup femminili registrate a fine settembre dello scorso anno, segnano un +572 rispetto allo stesso periodo nel 2019.

Startup femminili, un nuovo inizio?

In molti Paesi, le donne sono sottorappresentate nella proprietà e nella gestione delle imprese rispetto agli uomini. Tuttavia, c’è un crescente interesse per l’imprenditoria femminile e per le opportunità offerte alle donne di avviare e gestire le proprie imprese.

In Italia la situazione non è molto diversa: secondo dati del Ministero dello Sviluppo Economico, nel 2021 le imprese femminili rappresentavano il 30,2% del totale delle imprese attive in Italia. Le donne sono più presenti nel settore dei servizi, dove rappresentano il 36,9% delle imprese attive, mentre sono meno rappresentate nei settori dell’industria (24,9%) e dell’agricoltura (14,2%).

Ci sono diverse ragioni per cui le donne potrebbero essere meno rappresentate nell’imprenditoria rispetto agli uomini in Italia. Queste possono includere barriere all’accesso al credito e all’investimento, stereotipi di genere, carenze nella formazione e nell’istruzione, e responsabilità familiari e di cura che possono rendere più difficile per le donne dedicare tempo ed energie all’avvio di un’impresa.

Tuttavia, ci sono anche molte opportunità per le donne che desiderano avviare un’impresa in Italia. Ad esempio, ci sono programmi di supporto per le startup femminili come ON, o ancora incubatori di imprese e acceleratori, che possono fornire risorse e supporto per aiutare le donne a far crescere le loro imprese. Inoltre, ci sono anche organizzazioni che promuovono l’imprenditoria femminile in Italia e che lavorano per eliminare le barriere che impediscono alle donne di entrare in questo settore.

Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio di Unioncamere, comunque, le nuove startup femminili rappresentano il 13,6% del totale delle startup, una quota analoga a quella registrata due anni prima (13,5%). Ma il dato che sorprende è relativo alla crescita, che è stata notevole: segna un +40%.

“La crescente propensione delle donne a impegnarsi in settori imprenditoriali più innovativi, oggi in gran parte ancora appannaggio degli uomini, è un fatto certamente positivo”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete “Speriamo che sempre più giovani vogliano seguire questo esempio, scegliendo di laurearsi in discipline Stem, oggi tanto ricercate dalle imprese”.

Il terreno delle imprese femminili

Oltre il 70% di queste duemila startup femminili opera nei servizi alle imprese (1.455). Poco più del 15% invece nelle attività manifatturiere (306) e il 4,6% nel commercio (91). Quote residuali sono attive negli altri settori economici. L’innovazione al femminile ha il suo cuore pulsante in quattro regioni, che concentrano più del 50% del totale delle imprese guidate da donne di questa tipologia: Lombardia (470), Lazio (263), Campania (204), Emilia Romagna (143). In valori assoluti, invece, i saldi più consistenti si sono registrati in questi due anni in Lombardia, Lazio, Campania e Toscana.

L’aumento considerevole delle startup innovative va del resto di pari passo con il crescente impegno delle donne nei settori a maggior contenuto di conoscenza, come i Servizi di informazione e comunicazione, le Attività finanziarie ed assicurative, le Attività professionali, scientifiche e tecniche, l’Istruzione e la Sanità e assistenza sociale, che oggi rappresentano quasi il 10% dell’universo femminile che fa impresa.

Nel complesso, a fine settembre 2022, le startup femminili sono più di 1 milione 342mila e rappresentano il 22,18% dell’imprenditoria italiana. Tra i settori a maggior tasso di femminilizzazione le Altre attività dei servizi (in cui le imprese femminili sono oltre la metà), la Sanità e assistenza sociale (37,21%), l’Istruzione (30,92%), le Attività dei servizi di alloggio e ristorazione (29,21%), l’agricoltura (28,13%) e il Noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese (26,54%).

Le startup femminili sono inoltre più diffuse al Centro e nel Mezzogiorno, dove rappresentano oltre il 23% dell’imprenditoria totale, con punte del 27% nel Molise, del 26% in Basilicata, di oltre il 25% in Abruzzo e di più del 24% in Sicilia e in Umbria.

Dafne Malvasi

Dafne Malvasi è nata a Napoli e vive "temporaneamente" a Torino da molti anni. Attenta osservatrice delle tematiche legate al gender gap e parte attivista dei movimenti femministi, è vincitrice del XII Premio Poesia Città di Pesaro, per il Premio Letterario Internazionale "La Donna si racconta". Scrive delle donne che contribuiscono alla costruzione delle nostre identità, decostruendo pregiudizi e stereotipi di genere. Ama la poesia e i sud del mondo.

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