Fisco, il 43% dei contribuenti non è riuscito a pagare le rate della Rottamazione ter
"Vanno riformate le modalità con le quali si pagano le tasse e va prevista la possibilità di rateizzare. Non aver prorogato questa opportunità penalizza imprese e famiglie"
La scadenza fissata per la rottamazione ter vede tanti, troppi contribuenti italiani in ritardo nel pagamento. E questo, sovente, non è dipeso da loro: come afferma il vicepresidente della Commissione Finanze della Camera Alberto Gusmeroli, nel corso del webinar “Bonus rottamazione e pace fiscale è ora di collaborare: a che punto siamo?” organizzato dalla Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili presieduta da Luigi Pagliuca,
“Tantissimi contribuenti italiani non sono riusciti a pagare i debiti con il fisco perché alle già note difficoltà economiche legate all’emergenza pandemica si sono aggiunte anche quelle legate alla carenza di liquidità. Le imprese hanno problemi con le banche e con i fatturati.
C’è la necessità evidente di riaprire i termini della rottamazione ter con il saldo e stralcio prevedendo altresì una rottamazione quater per gli anni 2018, 2019 e 2020. Se vogliamo proseguire nella ripresa economica non possiamo permetterci di perdere nessuna azienda e ci auguriamo che il Governo prenda atto di questa difficile situazione intervenendo tempestivamente.
La proroga della rottamazione ter da sola non serve; bisogna proseguire con una pace fiscale, sbloccando l’impasse che si è creato con la cessione dei crediti legata ai bonus edilizi e fermando una riforma del catasto che porterebbe solo più tasse per tutti. Se non affrontiamo di petto questi problemi ci troveremo a fare i conti con la perdita di tante attività economiche”.
Italiani fra rottamazione ter e pace fiscale
Andrea De Bertoldi (segretario della Commissione Finanze del Senato) è stato piuttosto critico nei confronti del Governo per non aver rispettato gli impegni assunti, né le sollecitazioni arrivate anche sulla rottamazione ter:
“L’ordine del giorno sulla proroga della ‘Rottamazione ter’ e la ‘Pace fiscale’ è rimasto disatteso, facendo la fine di tante altri impegni del governo che sono venuti a mancare nonostante la espressa volontà parlamentare. L’esecutivo di Mario Draghi si era impegnato a riaprire i termini per il pagamento delle cartelle entro e non oltre l’approvazione della legge di Bilancio.
Duole constatare che nulla di tutto questo è stato fatto e ci ritroviamo alla fine di febbraio con lo Stato che ha perso introiti perché i cittadini non ce l’hanno fatta a pagare e ci ritroviamo con il rischio che decadano i benefici delle prime rate pagate.
L’unico elemento positivo è l’ottenimento di un risultato storico nell’ultima legge di Bilancio: quello di vedere riconosciuto il differimento dei termini per la malattia e l’infortunio dei liberi professionisti che altrimenti venivano sanzionati quando non potevano rispettare le scadenze causa malattia. Ora dobbiamo arricchire questo impianto con il decreto Sostegni ter attraverso l’estensione dagli adempimenti tributari a quelli contributivi e all’invio del documento unico del durc. Un passo in avanti importante della tutela del diritto alla salute dei professionisti”.
Preoccupazione è stata espressa anche dal senatore Emiliano Fenu (capogruppo del Movimento 5 stelle in Commissione Finanze a Palazzo Madama):
“Il Governo ha risposto in Commissione Finanze a una nostra interrogazione perché avevamo timore per una situazione potenzialmente esplosiva per tanti contribuenti che stanno ricevendo cartelle esattoriali essendo anche decaduti dai benefici della rateizzazione.
Una condizione proibitiva per tante imprese che si trovano nelle condizioni di non poter pagare i debiti con il fisco e di dover portare i libri in tribunale. I numeri sono molto esplicativi: i contribuenti decaduti dalle rateazioni precedenti e dal saldo e stralcio sono il 43% degli aventi diritto. Ciò comporta l’innesco di una potenziale bomba sociale. Dobbiamo assumere al più presto un provvedimento che consenta a tutti di pagare con più serenità.
Dobbiamo riaprire i termini della rottamazione ter e stiamo presentando un emendamento che preveda anche una nuova rottamazione che riteniamo necessaria per superare questa situazione di crisi. Anche il Mef, nella sua relazione, ha confermato il principio che di fronte a questi numeri si devono agevolare i contribuenti”.
Secondo Mauro Del Barba (deputato di Italia Viva in Commissione Finanze a Montecitorio):
“Sulla rottamazione ter la vicenda è chiara ma va contestualizzata. Queste situazioni vanno colpite alla base, superando le farraginosità del sistema fiscale. Bisogna trovare il giusto bilanciamento tra le esigenze di chi vuol pagare, ma non riesce a farlo, e lotta agli evasori. Vanno riformate le modalità con le quali si pagano le tasse e va prevista la possibilità di rateizzare. Non aver prorogato questa opportunità penalizza imprese e famiglie.
Bisogna uscire da questo circolo vizioso e confidiamo che governo e agenzie vengano in questa direzione. Pensiamo, ad esempio, a quanto sta accadendo per i bonus edilizi e le truffe sulle cessione del credito. Si impongono interventi del governo perché non è accettabile che, una volta presi di sorpresa dalle truffe, stiamo andando a causare problemi ai cittadini onesti. Il cittadino deve essere portato a contribuire e non a sentirsi vessato dalla PA. Le forze politiche sono tutte d’accordo e adesso serve superare le rigidità dell’apparato di governo”.
Il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Angela Perrone, commercialista e revisore dei conti:
“Oltre la metà delle rate del saldo e stralcio 2021 non sono state pagate. Questo è un segnale d’allarme assolutamente preoccupante, sinonimo della profonda crisi che attanaglia imprese e cittadini. I commercialisti chiedono l’adozione urgente di un nuovo provvedimento per completare il pagamento della rottamazione ter. Come è stato discusso durante l’ultimo forum nazionale del nostro ordine, il rinvio al 30 giugno 2022 è indispensabile se vogliamo davvero sostenere migliaia di aziende che cercano di superare il momento più drammatico dal dopoguerra ad oggi per il nostro Paese”.
Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere d’amministrazione della Cnpr):
“Il mantra che si ripete è quello di un fisco più semplice, che vada incontro alle difficoltà dei contribuenti. Le semplificazioni però non si fanno mai. Nella consapevolezza che il Parlamento dà l’indirizzo politico per le norme, ma poi in realtà i tecnici dei ministeri e delle agenzie fanno diversamente. Un esempio è quello del Dl 18/2020 con gli artt. 60 e 68 che accordavano la proroga di 85 giorni per la notifica degli atti atteso che gli uffici avevano avuto un periodo di inattività legato all’emergenza Covid.
Ne è scaturito un ginepraio di scadenze, una diversa dall’altra, di difficilissima comprensione. C’è bisogno di certezze e non di ostacoli e trabocchetti che finiscono con il peggiorare sempre più il rapporto tra fisco e contribuenti. Se pensiamo che il 90% del gettito dipende dalle prime 10 tasse, e tutto il resto è assolutamente irrilevante, potremmo fin d’ora avere una traccia seria su cui lavorare.
Esistono imposte doganali e tasse su cose assurde che potrebbero tranquillamente essere cassate. Semplificare vuol dire regole chiare, semplici, applicabili e controllabili. Basterebbe volerlo”.