Economia

Le banche spingono verso l’online: rincari sui conti correnti fino al +21%

Mentre il costo dei conti correnti aumenta di circa un quinto, scende invece quello dei conti correnti online (-22%): è probabilmente il segnale che il sistema bancario sta cercando di abbattere i costi derivanti dal mantenimento delle filiali, spingendo sempre di più l’utenza verso l’operatività a distanza.

Stiamo assistendo ad un’inversione di tendenza rispetto a quanto rilevato nella seconda metà dello scorso anno. Non molto tempo fa (Settembre 2021) un’indagine di Altro Consumo (Conti correnti: ecco quanto costano e quanto sono soddisfatti i clienti) aveva evidenziato che, di fronte ad un generalizzato aumento dei costi dei conti correnti rispetto al 2020, quelli con operazioni prevalentemente online avevano presentato gli aumenti più consistenti (dal +11 al +15%) pur restando comunque generalmente meno onerosi dei conti correnti “tradizionali”.

In base alle più recenti indagini svolte da diverse fonti autorevoli e testate giornalistiche, dopo aver assistito ad un repentino aumento delle spese applicate al prelievo di contante, si registra già dalla fine dello scorso anno un generale aumento delle spese medie conseguenti ad operatività di sportello o comunque genericamente applicabili in assenza di servizi online.

Mentre il costo dei conti correnti aumenta di circa un quinto, scende invece quello dei conti correnti online (-22%): è probabilmente il segnale che il sistema bancario sta cercando di abbattere i costi derivanti dal mantenimento delle filiali, spingendo sempre di più l’utenza verso l’operatività a distanza.

Le statistiche che hanno consentito di trarre queste conclusioni sono tutte basate sull’analisi e la comparazione dell’indicatore di costo che ogni istituto bancario deve obbligatoriamente dichiarare in ottemperanza al provvedimento della Banca D’Italia sulla “Trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari – correttezza delle relazioni tra intermediari e clienti” (Banca d’Italia – Trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari; correttezza delle relazioni tra intermediari e clienti).

La Banca D’Italia, in recepimento della Direttiva Europea 2014/92/UE (Payment Account Directive, c.d. PAD), ha disposto che ogni istituto bancario riporti sui Documenti Informativi sulle Spese (FID) e sui Riepiloghi delle Spese (SOF) dei conti correnti destinati ai Consumatori un Indicatore dei Costi Complessivi (ICC) che saranno “mediamente” sostenuti dal titolare.

L’ICC, entrato in vigore dal 01 Gennaio 2020, ha sostituito il precedente ISC (Indicatore Sintetico di Costo) includendo nel calcolo alcune spese che in passato non venivano prese in considerazione.

Entrambi gli indicatori sono calcolati sulla base di profili di operatività e distinguendo quindi tra:

  • Conti correnti con un sistema di tariffazione forfetario (c.d. “a pacchetto”) per i quali, sulla base di variabili sociodemografiche, sono stati individuati sei profili di operatività;
  • Conti correnti con un sistema di tariffazione a consumo (c.d. “ordinari”) per i quali è stato individuato un solo profilo riconducibile ad un’operatività particolarmente bassa;
  • Conti correnti c.d. “in convenzione” (indirizzati a particolari categorie di Clienti – ad esempio dipendenti di enti pubblici ed enti privati – le cui condizioni sono negoziate collettivamente con la Banca).

I sei profili relativi ai “conti a pacchetto” sono:

  1. Giovani (164 operazioni all’anno)
  2. Famiglie con operatività bassa (201 operazioni all’anno)
  3. Famiglie con operatività media (228 operazioni all’anno)
  4. Famiglie con operatività elevata (253 operazioni all’anno)
  5. Pensionati con operatività bassa (124 operazioni all’anno)
  6. Pensionati con operatività media (189 operazioni all’anno).

Come si calcola l’ICC

Questo indicatore è composto da una parte fissa e una variabile, dove per parte fissa si intendono tutte le voci di spesa che il consumatore dovrebbe comunque sostenere, per il solo fatto di aver sottoscritto il conto, comprese quelle relative all’invio delle comunicazioni di trasparenza e, per parte variabile, tutti i costi – spese e commissioni – che il cliente sostiene in relazione alla sua operatività sul conto. Ovviamente il calcolo dei costi variabili dipenderà dal profilo (e quindi dalla numerosità delle operazioni) per ciascuno dei profili previsti dalla Banca D’Italia.

Nel caso dei conti correnti a consumo il calcolo dell’ICC tiene conto di:

  • Eventuali spese trattenute per la liquidazione di interessi creditori
  • Richieste di elenco movimenti per sportello o per canali alternativi a quello online
  • Commissione per prelievi di contante allo sportello per importi superiori a € 500,00
  • Costi applicati per versamenti di contanti e/o assegni allo sportello
  • Spese per la produzione e l’invio di comunicazioni cartacee e di trasparenza
  • Spese per la produzione e l’invio dell’estratto conto
  • Spese di rilascio ed il mantenimento di carte di debito (bancomat)
  • Spese per prelievo di contante
  • Spese addebitate per utilizzo delle carte di debito fuori dal circuito “Pagobancomat
  • Canone per il rilascio delle carte prepagate ed ulteriori spese accessorie correlate (es. costo per singola ricarica)
  • Spese per il rilascio e l’invio di Estratto Conto di Carte di Credito
  • Spese relative ad operazioni di pagamento: assegno, addebiti diretti (es. utenze), ordini permanenti di addebito (come quello delle rate di finanziamento), bonifici.

L’ICC costituisce uno strumento di confronto dei costi tra le diverse offerte di conto corrente di una banca e/o tra quelle di banche concorrenti, ma rappresenta soprattutto un metodo semplice di controllo dei costi effettivamente sostenuti per il conto corrente di cui si è già titolari.

Come utilizzare l’ICC

Questo indicatore permette al Consumatore di scegliere il conto corrente che ritiene più adatto alle proprie esigenze di utilizzo. Basta infatti:

  1. Identificare, tra i sei profili di utilizzo, il profilo maggiormente rispondente all’operatività che si presume di effettuare sul conto
  2. Richiedere in banca i Documenti Informativi sulle Spese (FID) dei conti correnti offerti
  3. Verificare che i conti correnti tra cui si sta scegliendo presentino un ICC associato al proprio profilo di utilizzo
  4. Confrontare l’ICC tra i diversi conti correnti per individuare quello più conveniente.

Per verificare invece l’allineamento del profilo attribuito al proprio conto corrente già in uso rispetto alle reali esigenze di utilizzo basterà confrontare i costi medi teorici previsti dall’indicatore con quelli effettivi di un anno solare. Se vi fosse una differenza significativa tra i due valori, significherebbe che la tipologia di conto del cliente non è la più adatta alle sue specifiche esigenze e potrebbe valutare la possibilità di passare ad altre tipologie di conto o anche di cambiare istituto bancario.

Ma attenzione agli “oneri finanziari”

Oltre alle commissioni e spese addebitate in relazione ai servizi erogati, nella scelta di un istituto bancario vanno assolutamente contemplate anche le condizioni relative alla gestione finanziaria, in qualche modo legate al calcolo dell’interesse.

Tra queste ricordiamo:

  • Il tasso creditore annuo nominale utile per il calcolo degli interessi attivi sulle somme depositate (ad oggi ininfluente perché da diversi anni sempre prossimo allo zero)
  • Il tasso debitore annuo nominale utilizzato per il calcolo degli interessi passivi. Per questa condizione dobbiamo distinguere tra:
    • Tasso applicato sulle somme utilizzate in presenza di affidamento entro i limiti del fido
    • Tasso applicato sulle somme utilizzate in presenza di affidamento, ma sugli eventuali utilizzi extra-fido
    • Tasso applicato sulle eventuali somme utilizzate in assenza di affidamento.
  • La commissione onnicomprensiva solitamente applicata all’importo accordato del fido come remunerazione delle attività e dei costi “indiretti” che la banca deve sostenere per la semplice messa a disposizione delle somme. Viene di norma applicata indipendentemente dall’utilizzo del fido anche se di recente sono state introdotte nuove metodologie di calcolo che incentivano l’utilizzo delle somme disponibile (es. sul saldo medio del fido utilizzato/inutilizzato, sull’importo utilizzato/inutilizzato alla fine di un determinato periodo, ecc.).

Evidenziamo che secondo l’art.117-bis del TUB la Commissione Onnicomprensiva non può mai superare la soglia dello 0,5% su base trimestrale.

  • La commissione di istruttoria veloce (CIV), <<… determinata in misura fissa ed espressa in valore assoluto, commisurata ai costi mediamente sostenuti dall’intermediario per svolgere l’istruttoria veloce e a questa direttamente connessi, applicata – salvo le eccezioni di legge – a fronte di addebiti che determinino uno sconfinamento o accrescano l’ammontare di uno sconfinamento esistente avendo riguardo al saldo disponibile di fine giornata>> (Fonte: Banca D’Italia).

Anche per questa condizione dobbiamo quindi distinguere tra:

  • Commissione addebitata per gli sconfinamenti extra-fido
    • Commissione addebitata per gli sconfinamenti in assenza di fido
  • I giorni valuta applicati sulle somme versate (contanti, assegni bancari, postali e circolari).

Riguardo a quest’ultima condizione, si tenga presente che ogni operazione registrata su un estratto conto bancario presenta una data operazione o contabile, pari alla data di registrazione del movimento da parte dell’istituto bancario, e una data valuta che rileva ai fini del calcolo dell’interesse. Ordinando i movimenti bancari per data valuta è possibile, infatti, ottenere il saldo liquido (o per valuta) che viene utilizzato nell’estratto o riassunto scalare per il calcolo degli interessi periodici (solitamente trimestrali).

Redazione

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