Italia Repubblica Digitale: basta un fondo da 350mln per la transizione digitale?
La speranza è che si intervenga in modo trasversale: con la formazione tecnologica e digitale, sicuramente, ma anche nel superamento del digital divide che penalizza l'accesso stesso alla formazione migliaia di persone nelle aree interne del Bel Paese.
L’Italia si fa Repubblica Digitale con il fondo da 350 milioni di euro che finanzierà, nei prossimi cinque anni, programmi e progetti per la transizione digitale. Lo hanno annunciato il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, il Ministro dell’economia e delle finanze, Daniele Franco, e il presidente di Acri, Francesco Profumo, quando sabato scorso hanno siglato un protocollo d’intesa che definisce le modalità d’intervento del Fondo per la Repubblica Digitale.
Il perché della Repubblica Digitale
Comprendere il perché della necessità di investire in una Repubblica Digitale è quasi lapalissiano: sebbene i fondi messi a disposizione non siano tanti, ma neanche pochi, questi si rivelano sempre più necessari. In altre parole, gli italiani, popolo di creduloni delle truffe online e della fake news selvaggia, hanno un disperato bisogno di essere alfabetizzati digitalmente. Almeno secondo le ultime rilevazioni del Digital Economy and Society Index (DESI) della Commissione Europea: il 58% della popolazione italiana tra i 16 e i 74 anni (26 milioni di cittadini) non ha le competenze digitali di base, rispetto al 42% della media Ue.
Un dato che conferma la tendenza già rilevata da Pandasecurity a luglio dello scorso anno: in Italia vige un altissimo tasso di analfabetismo digitale (che spesso diventa anche funzionale), con il 79% di “ignoranti” del web. Stesso dato confermato dall’OCSE, che – per il rovescio della medaglia – evidenzia come solo il 21% degli italiani abbia un livello di alfabetizzazione digitale sufficiente.
Un problema serio, che pone una riflessione anche in termini di sviluppo delle competenze del Paese oltre che dell’accesso ai servizi digitali sempre più diffusi. Questa enorme differenza culturale, infatti, produce un impatto non solo sulla reale “cittadinanza digitale”, ovvero sull’accesso ai servizi digitali della pubblica amministrazione da parte di tutti i cittadini, ma determina anche uno dei maggiori freni all’evoluzione del Paese.
Ma l’Italia del Governo Draghi promette di cambiare e di investire nella formazione, trasformandosi in Repubblica Digitale e cercando di rispondere ad un bisogno fondamentale: la formazione all’utilizzo di internet, soprattutto per chi non è un nativo digitale.
Cosa prevede il Fondo Repubblica Digitale
Stando a quanto ha annunciato il Governo, il Fondo della Repubblica Digitale
… selezionerà progetti da finanziare tramite bandi a cui potranno partecipare soggetti pubblici, privati senza scopo di lucro e soggetti del Terzo settore, da soli o in partnership. Particolare attenzione verrà riservata alla valutazione d’impatto dei progetti realizzati.
Il Fondo, istituito con il decreto-legge del 6 novembre 2021, n. 152, art.29 (convertito con modificazioni dalla legge 29 dicembre 2021, n. 233), sarà alimentato dai versamenti effettuati dalle Fondazioni di origine bancaria, per un importo complessivo previsto di circa 350 milioni di euro. A fronte dei versamenti operati, alle Fondazioni verrà riconosciuto un credito d’imposta, pari al 65% per gli anni 2022 e 2023 e al 75% per gli anni 2024, 2025 e 2026.
La governance del Fondo per la Repubblica Digitale prevede un Comitato di indirizzo strategico, composto da 6 componenti, designati pariteticamente dal Governo e da Acri, cui è attribuito il compito di definire le linee strategiche, le priorità d’azione, la verifica dei processi di selezione e di valutazione dei progetti, e un Comitato scientifico indipendente, a cui è affidato il compito di monitorare e valutare l’efficacia ex post degli interventi finanziati.
Entro sei mesi verrà individuato un soggetto attuatore del Fondo, che si occuperà di tutte le attività operative, come la redazione dei bandi, l’istruttoria ex ante delle proposte di progetto, la loro selezione e approvazione, le attività di comunicazione.
Il Ministro Vittorio Colao ha dichiarato, in merito:
«Gli obiettivi di digitalizzazione inseriti nel PNRR sono molto ambiziosi e puntiamo ad essere uno dei paesi di testa in Unione Europea già nel 2026. Per fare questo il PNRR investe risorse importanti in infrastrutture digitali, come la connettività e il cloud.
Ma nessuna trasformazione può avvenire equamente se non si investe anche sulle persone. Con il Fondo Repubblica Digitale parte oggi un’altra iniziativa chiave del PNRR costruita per accompagnare le persone e le famiglie che hanno maggiori difficoltà nell’accedere al digitale».
Posizione cui fa eco quella del Ministro Daniele Franco:
«Anche grazie alle riforme e agli investimenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, l’Italia sta dando una forte spinta al processo di digitalizzazione, velocizzando l’adozione delle tecnologie digitali nel sistema produttivo e nei servizi pubblici e rafforzando le competenze dei cittadini.
La digitalizzazione rappresenta un elemento fondamentale della trasformazione del Paese. L’accelerazione agli investimenti in nuove tecnologie, infrastrutture e processi digitali ci consentirà di potenziare la competitività della nostra economia. Il Fondo per la Repubblica Digitale rappresenta un importante strumento di cui si dota il nostro Paese per perseguire questi obiettivi».
Sebbene non sia ancora chiaro cosa accadrà con il Fondo per la Repubblica Digitale, la speranza è che si intervenga in modo trasversale: con la formazione tecnologica e digitale, sicuramente, ma anche nel superamento del digital divide che penalizza l’accesso stesso alla formazione migliaia di persone nelle aree interne del Bel Paese. E allora forse sì che potremmo parlare di Repubblica Digitale, fondata sulle pari opportunità di accesso a internet e connessione per tutti.