La riforma dei Contratti di Sviluppo: investimenti per 2,2mld
“Lo strumento dei Contratti di sviluppo è stato ridisegnato proprio con l’obiettivo di agevolare la realizzazione di progetti d’investimento che favoriscono la reindustrializzazione e la valorizzazione del nostro patrimonio industriale, incentivando programmi di ricerca e di trasferimento tecnologico"
Più di due miliardi di euro destinati alla riforma del Contratti di sviluppo, lo strumento agevolativo del Ministero dello Sviluppo Economico volta a sostenere programmi di investimento produttivi strategici ed innovativi di grandi dimensioni. La novità di quest’anno, fra le altre, è rappresentata dalla clausola – beneficio per l’assunzione di persone disoccupate o percettori di misure di sostegno come il Reddito di Cittadinanza o la Cassa Integrazione.
Con i Contratti di Sviluppo si intende dare sostegno alla competitività delle filiere industriali strategiche del Paese, che è tra le priorità indicate nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. L’obiettivo, pertanto, è la realizzazione di almeno 40 nuovi progetti d’investimento su tutto il territorio nazionale nei settori: automotive, microelettronica e semiconduttori, metallo ed elettromeccanica, chimico-farmaceutico, turismo, design, moda e arredo, agroindustria e tutela ambientale.
Come funzionano i Contratti di Sviluppo
Come già anticipammo qualche mese fa, i Contratti di sviluppo sono stati introdotti nell’ordinamento italiano dall’articolo 43 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, e sono stati resi operativi a partire dal 2011.
Al netto delle successive modifiche ed integrazioni, per la normativa attualmente in vigore (con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 9 dicembre 2014 e s.m.i.), che è valevole per il periodo di programmazione 2014-2020, i Contratti di Sviluppo consentono la finanziabilità di:
– programmi di sviluppo industriali, compresi i programmi riguardanti l’attività di trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli;
– programmi di sviluppo per la tutela dell’ambiente;
– programmi di sviluppo di attività turistiche che possono comprendere, per un importo non superiore al 20% degli investimenti complessivi da realizzare, programmi destinati allo sviluppo delle attività commerciali.
Nell’ambito dei programmi elencati, i Contratti di Sviluppo possono finanziare programmi di ricerca, sviluppo e innovazione nonché opere infrastrutturali nei limiti previsti dalla normativa di attuazione.
L’elemento innovativo dei nuovi Contratti di Sviluppo è la clausola occupazionale: per le imprese destinatarie della misura, nel caso di un incremento occupazionale delle loro attività, si applica l’impegno ad assumere in via prioritaria i percettori di interventi di sostegno al reddito, disoccupati a seguito di procedure di licenziamento collettivo e lavoratori di aziende coinvolte in tavoli di crisi attivi presso il Ministero.
Il ministro Giorgetti, nelle scorse ore, ha disposto che la dotazione finanziaria dei Contratti di sviluppo, 450 milioni di euro stanziati nella legge di bilancio 2022, venga ulteriormente integrata con le risorse previste dal PNRR. In particolare, sono disponibili 750 milioni di euro per progetti d’investimento legati alla digitalizzazione, innovazione e competitività delle filiere del made in Italy e 1 miliardo di euro per rafforzare gli investimenti, anche in ricerca e innovazione, sulle principali filiere della transizione ecologica, favorendo anche i processi di riconversione industriale con la costruzione di Gigafactory per realizzare batterie e pannelli fotovoltaici e per l’eolico.
“Come Mise sosteniamo i programmi d’investimento che puntano ad accrescere la competitività del sistema produttivo italiano all’interno delle strategiche filiere europee dall’alto valore tecnologico e industriale che impattano in maniera decisiva sul futuro del Paese”, dichiara il ministro Giorgetti.
“Lo strumento dei Contratti di sviluppo è stato ridisegnato proprio con l’obiettivo di agevolare la realizzazione di progetti d’investimento che favoriscono la reindustrializzazione e la valorizzazione del nostro patrimonio industriale, incentivando programmi di ricerca e di trasferimento tecnologico che sono la chiave per vincere la sfida della transizione digitale e green. In quest’ottica – conclude il ministro – abbiamo anche voluto dare un segnale chiaro e concreto ai lavoratori coinvolti in aree territoriali e aziende in crisi, legando la concessione di incentivi agli impegni degli investitori ad assumerli”.
Le agevolazioni dei Contratti di Sviluppo
Le agevolazioni dei Contratti di Sviluppo sono concesse nelle seguenti forme, anche in combinazione tra loro:
- finanziamento agevolato, nei limiti del 75% delle spese ammissibili
- contributo in conto interessi
- contributo in conto impianti
- contributo diretto alla spesa
L’entità delle agevolazioni, nel rispetto dei limiti delle vigenti norme in materia di aiuti di Stato, è determinata sulla base della tipologia di progetto, dalla localizzazione dell’iniziativa e dalla dimensione di impresa, fermo restando che l’ammontare e la forma dei contributi concedibili vengono definiti nell’ambito della fase di negoziazione.
Le istanze di accesso devono essere presentate all’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.A. – Invitalia, soggetto gestore della misura agevolativa, con le modalità e secondo i modelli indicati nella sezione dedicata del sito web dell’Agenzia.