Il 2022 sarà più human centric: parola di Innovation Manager
"Innovare non significa solo acquistare potenti macchinari, o far entrare in gioco l’AI, ma migliorare il lavoro delle persone e ottimizzare il valore aggiunto che ognuno di noi porta all’interno di un progetto/lavoro/azienda attraverso metodologie innovative".
Il 2021 è quasi alle porte ed è stato, per molti versi, un anno faticoso per la congiuntura pandemica che ancora imperversa. Le aziende, piccole e grandi, si sono trovate di fatto obbligare a compiere il grande passo verso l’innovazione e modalità di lavoro più ibride, che coniugassero lavoro in presenza e da remoto.
Cosa ha notato chi ha vissuto questi processi da vicino? Quali sono le prospettive per il 2022? Lo abbiamo chiesto all’Ing. Daniela Ruggiero, Innovation Manager di Fortress Lab.
Uno dei temi ricorrenti del 2021 è quello legato all’innovazione di processi, aziende e modalità di lavoro: si parla sempre più spesso di digitalizzazione, ma anche di smart working e modalità ibride di impiego. Lei da Innovation Manager cosa ha riscontrato maggiormente nelle aziende?
“Dalla mia esperienza personale posso dire che non esiste una preclusione di una delle tre da lei citate sopra rispetto alle altre, nel senso che quasi sempre un processo di innovazione digitale porta alla rivisitazione della modalità di erogazione del lavoro della società che lo mette in atto.
Il panorama delle aziende di cui mi occupo è vario e spazia da aziende di servizi ad aziende di produzione, da S.P.A. ad aziende medio grandi a PMI, per cui si rende necessario innanzitutto immedesimarsi nel contesto per capire come procedere e cosa consigliare.
Ad oggi quello che posso dire, è che sicuramente la modalità ibrida è quella più utilizzata e quella maggiormente da me consigliata in quanto ritengo che alcune attività siano più produttive se svolte in presenza.
Nei progetti ad alta spinta innovativa che seguo, e in quelli che ho concluso, ho adottato la stessa modalità che utilizziamo internamente all’azienda di cui faccio parte, e cioè la modalità ibrida per obiettivi, che si è rivelata vincente su tutti i punti“.
Quindi, cosa si intende per modalità ibrida per obiettivi?
“A chi non viene in mente , quando si parla di smartworking o lavoro in presenza, come primo imprinting un bel calendario con tutte le cellette ben segnate e organizzate per settimane/mesi in base ai giorni in smart e i giorni in presenza? Bene io ho provato a “mischiare i colori” creando un calendario interattivo in base al raggiungimento dell’obiettivo prefissato per quel team di lavoro, che si concretizza in:
- Esposizione del target del piano di lavoro – in presenza
- Lavoro sui focus da sviluppare – smartworking
- Test del prototipo intermedio – in presenza
- Lavoro operativo – smartworking
- Test finale – smartworking con aula multimediale
- Presentazione prototipo finale -raggiungimento target prefissato -in presenza
Ovviamente l’applicabilità di tale modello è sempre flessibile e subordinata al contesto in cui si opera, ma è facilmente adattabile anche a contesti produttivi con turni di lavoro”.
Il Covid probabilmente ha segnato un punto di svolta, una base di partenza per nuove visioni aziendali che tengano conto anche delle esigenze personali dei dipendenti. Si sente, sempre più spesso, parlare di visioni d’impresa human centric: nei suoi progetti, cosa consiglia maggiormente?
“La pandemia ha messo in primo piano le persone come individui e non più come lavoratori e, a mio avviso, oggi come oggi se l’imprenditore volesse ignorare un cambiamento così importante e necessario significherebbe perdere il treno del progresso e dell’innovazione e restare indietro per poi scomparire.
Nei progetti di cui mi occupo la visione human centric non viene mai abbandonata, se ne tiene conto si dalla definizione dei target che durante i vari steps intermedi fino alla fine. A mio avviso è un punto fondamentale alla buona riuscita di un progetto di transizione tecnologica e innovazione“.
Ma l’innovazione si coniuga bene con il valore umano? Come possono intrecciarsi queste peculiarità?
“Partiamo da esempi concreti sulla nostra realtà sociale e imprenditoriale. L’Italia è un Paese a forte connotazione artigiana, dunque tutto il prezioso know-how delle aziende risiede nelle persone che ne fanno parte. L’innovazione deve semplicemente dare una spinta evolutiva rispetto ai tempi attuali a questo prezioso know-how che risiede nel lavoratore stesso. Innovare non significa solo acquistare potenti macchinari, o far entrare in gioco l’AI, ma migliorare il lavoro delle persone e ottimizzare il valore aggiunto che ognuno di noi porta all’interno di un progetto/lavoro/azienda attraverso metodologie innovative”.