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One Piece: sapete quanto vale il tesoro dei pirati?

Il marchio One Piece ha superato già da un paio d'anni i 20 miliardi di dollari di introiti del franchise. Storia di un cult che in Italia non abbiamo mai compreso del tutto.

Forse molti ricorderanno One Piece, il famoso cartone del pirata dal Cappello di Paglia, protagonista di una storia che non si ferma allo schermo e non si rivolge solo ai più giovani. Durante i giochi olimpici di Tokyo, mentre il team statunitense si presentava al pubblico, l’atleta di lancio del peso Payton Otterdahl piega leggermente il ginocchio destro, si china sullo stesso fianco, stende le braccia sul capo, unisce i polsi e urla: “SUUUUUPER“. Ebbene, lo statunitense Otterdahl, nato e cresciuto nella patria del comics americano e di DC e Marvel, ha omaggiato in diretta mondiale Franky, il carpentiere della ciurma di Cappello di Paglia.

PAYTON | F-Mag One Piece: sapete quanto vale il tesoro dei pirati?

Non è il solo. Sul podio a Tokyo Miltiadis Tentoglou, medaglia d’oro nel salto in lungo, ha omaggiato invece il capitano e protagonista dell’opera, Monkey D. Rufy, posando in Gear Second in occasione della vittoria. Casi sporadici? In realtà, no. One Piece, in Italia maltradottoAll’arrembaggio“, è un’opera iconica che rientra a pieno diritto nella cultura pop del nuovo millennio.

One Piece, molto più che un manga

Il manga che narra il lungo viaggio di Rufy (maltradotto in Italia Rubber) alla ricerca del leggendario tesoro One Piece, eredità del Re dei Pirati Gol D. Roger, si avvia al 24simo anno. Nel fantastico modo ideato da Eiichiro Oda, in questo lungo tragitto Rufy ha incontrato centinaia di personaggi, costruito la sua ciurma e, soprattutto, stracciato ogni record nel mondo reale.

Già nel 2014 infatti One Piece si confermava il manga più venduto del mondo. Nel 2015 entrava nel Guinness dei Primati come serie a fumetti disegnata da un singolo autore (l’Eiichiro-sensei come lo chiamano i suoi fan sparsi in tutto il mondo) con il maggior numero di copie pubblicato (320 milioni). A luglio si registra un evento da tempo nel mirino dei fan del manga: One Piece supera addirittura Batman come fumetto più venduto di sempre, in un lasso di tempo nettamente inferiore delle pubblicazioni dell’uomo pipistrello (la prima striscia a fumetti di Batman è datata 1939). E, con circa 5 anni ancora di pubblicazioni stimate (tanti ne ha stimati Oda per concludere il viaggio di Rufy, Zoro, Sanji, Nami, Chopper, Usopp, Franky, Robin, Brook e Jinbe) nel mirino c’è il primo posto detenuto da tutto ciò che è Superman.

L’impero di Cappello di Paglia (dal nome del mugiwara, il cappello che il protagonista riceve in dono nelle prime pagine dell’opera dal pirata Shank il rosso, e che diventa il nome dei pirati di Rufy) non si limita all’anime, che da solo vale 9 miliardi di dollari di introiti.

L’universo di One Piece è fatto anche dall’anime (la versione televisiva dell’opera); da gadget, action figures, OAV (i film tratti dalla serie), videogame e app, bevande, parchi a tema, accessori, indumenti. Un fenomeno che non è passato inosservato nel mondo e su cui ha messo le mani anche Netflix che ne proporrà un live action. Con non poca preoccupazione dei fan di lungo corso e degli appassionati di manga giapponesi in generale, che hanno visto già violare un altro manga simbolo come Dragon Ball in un film davvero difficile da digerire e che proprio sulla piattaforma OTT hanno mostrato di non apprezzare quasi in niente il riadattamento di un altro manga che ha fatto parlare di sé come Death Note. La presenza di Eiichiro Oda, autore dell’opera, come produttore esecutivo in qualche modo dovrebbe rassicurare la fanbase.

Rufy non avrà ancora trovato il One Piece, ma il suo tesoro è già consistente. Tra i tanti titoli iconici che in questo lungo viaggio Rufy ha messo alle spalle, c’è anche Il Signore degli Anelli. Il sorpasso è datato 2019, ossia la data in cui l’impero franchise di One Piece è stato valutato in guadagni 20 miliardi di dollari. L’opera di Tolkien nello stesso anno era ferma a 19,9 miliardi. Certo, davanti ci sono ancora altri mostri sacri il cui franchise è considerato superiore. In testa, manco a dirlo, i Pokémon. Ma c’è da scommettere che con altri 5 anni a questi ritmi altri record andranno ad aggiungersi nel palmares del manga più venduto di tutti i tempi.

Monkey d. Rufy
Il protagonista di One Piece, Monkey D. Rufy

E in Italia? Se in Giappone infatti la mania è tale da veder realizzate riproduzioni a grandezza naturale della Going Merry e della Thousand Sunny (le due navi su cui i Mugiwara viaggiano nell’opera) e statue dei protagonisti a grandezza naturale (a Kumamoto, città natale dell’autore devastata da un terremoto nel 2016, Oda donò 800 milioni di euro per la ricostruzione e il Governo lo ha ringraziato posando le statue in bronzo dei suoi protagonisti disseminandole per il territorio), e l’opera dimostra di essere amata anche fuori dai confini nipponici, in Italia questo entusiasmo è sempre stato un po’ smorzato.

Vuoi un po’ per l’atavica diffidenza che abbiamo nel dare all’opera di Oda e ad altri manga un valore più ampio del “cartone animato” destinato ai bambini, vuoi per un riadattamento, soprattutto nella versione animata, non propriamente eccelso. Fatto sta che Rufy e la sua ciurma non hanno fatto breccia nel nostro Paese come nel resto del mondo. Chissà se i numeri sopra proposti serviranno a convincere qualcuno che forse questo “All’arrembaggio” è stato sottostimato.

Enrico Parolisi

Giornalista, addetto stampa ed esperto di comunicazione digitale, si occupa di strategie integrate di comunicazione. Insegna giornalismo e nuovi media alla Scuola di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa. Aspirante re dei pirati nel tempo libero.

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