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L’Europa a caccia di miniere: “materie prime per ridurre dipendenza dall’estero”

La legge sulle materie prime ridurrà gli oneri amministrativi e semplificherà le procedure di autorizzazione per i progetti di materie prime critiche nell'Eurozona. Ma l'Ue "non sarà mai autosufficiente nella fornitura di materie prime critiche e continuerà a basarsi sulle importazioni per la maggior parte del suo consumo".

L’Eurozona è a caccia di miniere e giacimenti di materie prime. No, non è un tema delle elementari, quando la maestra interrogava gli alunni sulle capacità produttive di ogni regione (chi potrebbe mai dimenticare le barbabietole da zucchero?), ma il leitmotiv della Commissione Europea che vuole limitare la forte dipendenza dell’Unione, povera di materie prime, da altri Paesi.

La proposta sulle materie prime

Alla luce di quanto introdotto, la Commissione ha proposto un regolamento che fissa una serie di obiettivi per ridurre l’esposizione dell’Eurozona al rischio di carenze di minerali strategici per la transizione verde e digitale. Il Critical Raw Materials Act stabilisce parametri di riferimento per le capacità interne e per diversificare l’approvvigionamento dell’Unione di una serie di materie prime. 

In particolare, entro il 2030 almeno il 10% del consumo annuo dell’Eurozona dovrà essere estratto sul territorio proprio; almeno il 40% del consumo annuo dell’Ue dovrà essere trasformato nell’Ue; almeno il 15% del consumo annuo dell’Ue dovrà essere prodotto di riciclaggio di materie prime; non più del 65% del consumo annuo dell’Unione di ciascuna materia prima strategica in qualsiasi fase della trasformazione deve venire da un unico Paese terzo. 

Ma quali sono le materie prime?

Tra le materie prime critiche, la Commissione individua delle materie prime strategiche, fondamentali in settori come le energie rinnovabili, il digitale, le tecnologie spaziali e della difesa e per le quali la prevista crescita della domanda rispetto agli attuali livelli di offerta, insieme alle difficoltà di aumentare la produzione, rischiano di creare rischi di approvvigionamento nel prossimo futuro. Sulla base di questi elementi, viene stilata una lista delle materie prime strategiche, che sarà rivista almeno ogni 4 anni.

Le materie prime strategiche sono il bismuto, il boro, il cobalto, rame, gallio (metallo raro, tenero e di colore argenteo; un suo composto, l’arseniuro di gallio, viene usato per le luci a Led); il germanio, il litio, il manganese, il magnesio, il nickel, i metalli del gruppo del platino, le terre rare usate per i magneti permanenti (fondamentali per le turbine eoliche), cioè neodimio, praseodimio, terbio, disprosio, gadolinio, samario e cerio; il silicio metallico, il titanio e il tungsteno. 

La lista dei materiali critici è più ampia di quella dei materiali strategici: antimonio, arsenico, bauxite, barite, berillio, bismuto, boro, cobalto, carbon coke, rame, feldspato, fluorite, gallio, germanio, afnio (usato nelle barre di controllo dei reattori nucleari), elio, terre rare pesanti e leggere, litio, magnesio, manganese, grafite, nickel, niobio, fosfati, fosforo, platino, scandio, silicio metallico, stronzio, tantalio, titanio, tungsteno, vanadio. 

Litio, cobalto e nickel vengono usati per produrre batterie; il silicio per i microprocessori. Per molti di questi materiali l’Ue, complessivamente piuttosto povera di materie prime, dipende dall’estero: il 63% del cobalto mondiale viene estratto nella Repubblica Democratica del Congo e il 60% viene raffinato in Cina; il 97% delle forniture di magnesio dell’Unione viene dalla Cina; ben il 100% delle terre rare, utilizzate per produrre i magneti permanenti che sono essenziali per le turbine eoliche, viene raffinato in Cina; il Sudafrica fornisce il 71% del fabbisogno Ue di metalli del gruppo del platino, mentre la Turchia fornisce il 98% del fabbisogno di borati dell’Ue.

Ma non sarà un volo pindarico?

Si potrebbe pensare, ad un certo punto, che le intenzioni possano superare di gran lunga la realtà. Anche se sarà solo il tempo a confermare o meno i buoni propositi della Commissione sulla questione materie prime, in realtà, il regolamento mira a creare catene di approvvigionamento di materie prime critiche dell’Unione Europea più sicure.

In altre parole, la legge ridurrà gli oneri amministrativi e semplificherà le procedure di autorizzazione per i progetti di materie prime critiche nell’Eurozona. Inoltre, i progetti strategici selezionati beneficeranno del sostegno per l’accesso ai finanziamenti e di tempi di autorizzazione più brevi (24 mesi per i permessi di estrazione e 12 mesi per i permessi di lavorazione e riciclaggio). Gli Stati membri dovranno inoltre sviluppare programmi nazionali per l’esplorazione geologica.

Per mitigare i rischi, la legge prevede il monitoraggio delle catene di fornitura delle materie prime critiche e il coordinamento degli stock strategici di materie prime tra gli Stati membri. Alcune grandi aziende dovranno eseguire un audit delle loro catene di approvvigionamento di materie prime strategiche, con uno stress test a livello aziendale. 

Malgrado tutte queste azioni, nella comunicazione la Commissione avverte che l’Ue “non sarà mai autosufficiente nella fornitura di materie prime critiche e continuerà a basarsi sulle importazioni per la maggior parte del suo consumo”. Pertanto, occorre diversificare gli investimenti, la produzione e il commercio con partner “affidabili”, lavorando nel contempo per ridurre la dipendenza da forniture “altamente concentrate” e affrontare le “vulnerabilità” che ne derivano.

Federica Colucci

Napoletana, classe 1990, Federica Colucci è giornalista, HR e communication specialist. Già responsabile della comunicazione dell'Assessorato al Lavoro e alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, ha come expertise i temi del lavoro, del welfare e del terzo settore. È l'anima e la coordinatrice di F-Mag.

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