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Apple e Amazon, multa dall’Antitrust di 200mln: ostacolo al libero mercato

Una mattinata dolente per le grandi aziende Apple e Amazon, multate dall’Antitrust (Autorità Garante per la concorrenza sul mercato) per circa 200 milioni complessivi. La causa del contendere è relativa alla vendita, autorizzata da Apple esclusivamente su Amazon, degli auricolari Beats (alternativa “economica” della Apple agli Air Pods).

L’Autorità, rende noto, ha multato le due multinazionali per aver posto in essere “un accordo restrittivo che non permetteva a tutti i rivenditori legittimi di prodotti Apple e Beats ‘genuini’ di operare sul marketplace amazon.it”.

Apple e Amazon, cosa è successo

L’istruttoria dell’Antitrust nella causa contro Apple e Amazon ha permesso di accertare che

“talune clausole contrattuali di un accordo stipulato in data 31 ottobre 2018 – che vietavano ai rivenditori ufficiali e non ufficiali di prodotti Apple e Beats di utilizzare Amazon.it, permettendo la vendita dei prodotti Apple e Beats in tale marketplace solo ad Amazon e a taluni soggetti scelti singolarmente e in modo discriminatorio – violano l’art. 101 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea” .

Nell’istruttoria, spiega l’Antitrust, si è infatti appurata la volontà di introdurre una restrizione meramente quantitativa del numero di rivenditori, permettendo solo ad Amazon e a taluni soggetti, individuati in modo discriminatorio, di operare su Amazon.it.

Le clausole dell’accordo fra Apple e Amazon hanno altresì limitato le vendite transfrontaliere, in quanto si è operata una discriminazione dei rivenditori su base geografica. Le restrizioni dell’accordo si sono riflesse sul livello degli sconti praticati dai soggetti terzi su Amazon.it, diminuendone l’entità. La restrittività di tali condotte appare confermata dalla circostanza la piattaforma dell’e-commerce rappresenta il luogo di commercio elettronico dove si realizza almeno il 70% degli acquisti di prodotti di elettronica di consumo in Italia.

L’Autorità ha quindi sanzionato per 68,7 milioni di euro Amazon e per 134,5 milioni di euro Apple, intimando di porre fine alle restrizioni, permettendo l’accesso ad Amazon.it ai rivenditori di prodotti Apple e Beats “genuini” in modo non discriminatorio. L’Antitrust, infatti, indica come

fondamentale che l’applicazione delle regole di concorrenza assicurino un level playing field per tutti i rivenditori che utilizzano i marketplace come luogo sempre più rilevante per lo svolgimento della propria attività commerciale, soprattutto nel contesto odierno, evitando la realizzazione di condotte discriminatorie che restringono la concorrenza”.

In questa prospettiva, la decisione dell’Autorità riconosce, in linea con la giurisprudenza della Corte di giustizia europea, la necessità che i sistemi di distribuzione, al fine di essere compatibili con le regole sulla concorrenza, si basino su criteri di natura qualitativa, non discriminatori e applicati indistintamente a tutti i potenziali rivenditori.

L’Autorità, conclude la nota, è stata capofila in tale azione e, grazie al suo intervento e alla collaborazione prestata, le autorità nazionali di concorrenza della Germania e della Spagna hanno successivamente avviato analoghi procedimenti.

Le reazioni di Apple e Amazon

Non sono tardate le reazioni delle società Apple e Amazon, che entrambe annunciano un ricorso serrato.

Ma se la prima ha scelto una strada più diplomatica, dichiarando rispetto per l’Antitrust ma sottolineando

“crediamo di non aver fatto nulla di sbagliato e intendiamo fare ricorso. Lavoriamo duramente per creare i migliori prodotti al mondo in grado di offrire una grande esperienza utente. Per garantire la sicurezza dei nostri clienti e l’integrità dei prodotti che acquistano, è importante che i clienti sappiano che stanno acquistando prodotti originali. I prodotti non originali offrono un’esperienza inferiore e possono spesso essere pericolosi”.

“Per garantire che i nostri clienti acquistino prodotti originali, lavoriamo a stretto contatto con i nostri partner rivenditori e abbiamo team dedicati di esperti in tutto il mondo che collaborano con le forze dell’ordine, le dogane e i distributori per garantire che vengano venduti solo prodotti Apple originali”.

La via scelta da Amazon è sicuramente più irruente:

“Siamo in profondo disaccordo con la decisione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) e intendiamo fare ricorso. La sanzione comminata è sproporzionata e ingiustificata. Respingiamo le considerazioni dell’AGCM secondo cui Amazon tragga vantaggio dall’esclusione dei partner di vendita dallo store, poiché il nostro modello di business si basa sul loro successo. Grazie all’accordo con Apple, i clienti italiani possono trovare gli ultimi prodotti Apple e Beats sul nostro store, beneficiando di un catalogo più che raddoppiato, con offerte migliori e spedizioni più veloci”.

Per spiegare il ‘profondo disaccordo’ con l’Antitrust, da Amazon si ricorda come grazie all’accordo con Apple, il catalogo dei prodotti della casa di Cupertino è più che raddoppiato su Amazon.it, mentre la percentuale di prodotti Apple consegnati via fast-track (cioè con promessa di consegna tipicamente entro 2 giorni dall’ordine) è aumentata dal 25% nel 2018 al 74% nel 2020.

Insomma, la questione sembra tutt’altro che risolta. Ad aggiungere sale sulla ferità, però, vi è il Codacons che approva la sanzione dell’Antitrust ad Apple e Amazon per quelle che si sono rilevate illegittime restrizione ai rivenditori sull’e-commerce:

“Qualsiasi limitazione all’accesso di operatori sulle piattaforme di e-commerce rappresenta un danno per i consumatori, ed in tal senso riteniamo importante la sanzione elevata oggi dall’Antitrust – spiega il presidente Carlo Rienzi – Le restrizioni imposte ai venditori di prodotti Apple da un lato limitavano la scelta per gli acquirenti, dall’altro riducevano la possibilità di sconti e bloccavano la concorrenza tra operatori, contribuendo a mantenere elevati i prezzi dei prodotti al pubblico”.

“Considerato il crescente ricorso degli italiani all’e-commerce per i propri acquisti specie in campo di elettronica e hi-tech, non è più pensabile che sui siti di shopping online vi siano condizioni, limiti e clausole contrarie alla concorrenza, perché queste si traducono in un danno diretto per la categoria dei consumatori” conclude Rienzi.

Redazione

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