Imperiale: per le imprese 4.0 “serve una rivoluzione culturale e organizzativa”
"Gli sforzi degli operatori, delle imprese e dei facilitatori dovranno essere rivolti all’attuazione di una vera e propria rivoluzione sociale e culturale".
Cosa serve per far evolvere le imprese in organizzazioni 4.0? Puntare sulla transizione digitale, sull’innovazione tecnologica e sulla formazione per aumentare la competitività delle imprese e vincere le sfide del futuro. A parlarne con F-Mag è il Direttore Generale Campania Digital Innovation Hub Edoardo Imperiale.
Transizione digitale e transizione ambientale, quali opportunità offre il PNRR?
“Avremo a disposizione risorse molto consistenti da destinare alle imprese, soprattutto quelle medie e piccole che operano nel settore privato, ma anche ai Comuni e agli enti pubblici che devono gestire settori chiave come quello della sanità o della mobilità. Altrettanto importanti saranno i finanziamenti per la formazione, per creare nuove competenze e nuove figure che sappiano gestire le tecnologie e pensare in modo 4.0. Gli sforzi degli operatori, delle imprese e dei facilitatori dovranno essere rivolti all’attuazione di una vera e propria rivoluzione sociale e culturale. E’ chiaro che senza transizione digitale non può esistere transizione ambientale. Il PNRR può essere un acceleratore di sviluppo reale se trova compimento nel partenariato tra pubblico e segmenti privati”.
Investimenti sulle imprese e sulle startup innovative?
“Gli investimenti devono riguardare tutte le realtà. Sulle startup c’è il grande lavoro che il governo ha affidato agli esperti. Si stanno lanciando acceleratori per creare startup tecnologiche che punteranno sui settori della bio-economia, sul made in italy, sulla robotica e sulla meccanica. Le startup possono giocare un ruolo importante perché sono aziende più veloci che già di per sé sono in grado di trasferire tecnologia. Nel processo di transizione digitale possono dare un contributo importante al di là delle imprese che hanno sempre fatto la propria parte a volte anche in maniera autonoma per essere al servizio del sistema economico e garantire servizi”.
Che ruolo giocherà la blockchain nel funzionamento delle imprese?
“Pochi giorni fa abbiamo presentato un progetto pilota per rendere più sostenibile la filiera degli articoli conciari e abbiamo appurato che c’è una grossa domanda di lavorare in blockchain. Una tecnologia utile e importante che deve fare i conti con gli investimenti che le stesse aziende devono investire per condividere dati e informazioni. Il sistema di blockchain va costruito ad hoc. Abbiamo avviato un partenariato coinvolgendo diverse hub e le università e abbiamo individuato gli strumenti e la tecnologia più idonea. Ma sono le aziende che devono farne richiesta e preventivare un investimento organizzativo”.
Cosa fare con chi ha resistenza rispetto alla diffusione dei dati?
“La digitalizzazione ha come condizione proprio la condivisione dei dati. E’ chiaro che questa avviene secondo delle regole, ma anche su questo serve una vera rivoluzione culturale e organizzativa”.
Carta d’identità digitale, cittadinanza digitale, possono essere utili in tal senso?
“Sicuramente. Penso che questa sia la sfida per tutti i Comuni e soprattutto per le grandi città che devono diventare digitali per migliorare non solo i servizi ai cittadini, ma anche la loro qualità della vita”.
Occupazione e digitalizzazione, quali prospettive?
“Con la digitalizzazione l’occupazione non può che aumentare e non diminuire visto che verranno rafforzate anche le competenze di chi un lavoro già ce l’ha. Il PNRR è l’occasione per l’Italia di guadagnare posizioni leader su scala internazionale. Non ci mancano le possibilità, abbiamo un sistema universitario ben attrezzato non solo a formare giovani laureati, ma anche ad incidere sulla pubblica amministrazione. Abbiamo un’offerta tecnologica eccellente. Penso alla Apple della Federico II e al fatto che se un leader mondiale nel settore ha deciso di investire a Napoli perché evidentemente c’è un’università che rappresenta un’ eccellenza in grado di attrarre altre eccellenze. In pratica si verifica un effetto a catena. Anche la scelta del governo di voler creare un’agenzia nazionale sulla cybersecurity indica che abbiamo eccellenze tali da poter pensare di creare un’agenzia che si occupi di quello che è e sarà un tema strategico per il Paese”.