Economia

Rapporto SVIMEZ, 500mila a rischio povertà al sud

Scarso l'ottimismo per un 2023 annunciato già in recessione. Secondo l'Associazione ripresa non prima del 2024.

Scarso l’ottimismo per un 2023 che si appresta a essere un anno in recessione per il Sud, con mezzo milione di persone a rischio povertà assoluta. È l’allarme lanciato da SVIMEZ in concomitanza con la presentazione del consueto Rapporto sullo stato dell’economia del Sud 2022, che l’Associazione per lo sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno ha presentato nelle scorse ore alla Camera dei deputati.

La forbice di crescita del Pil tra Nord e Sud potrebbe riaprirsi “interrompendo la ripartenza relativamente coesa” tra le due aree del Paese nella fase post-pandemica. Secondo le previsioni del Rapporto Svimez, infatti, l’anno prossimo il Pil meridionale rischia di contrarsi fino a -0,4 per cento, mentre quello del Centro-Nord, pur rimanendo positivo intorno al +0,8 per cento, dovrebbe segnare un forte rallentamento rispetto al 2022.

Le cause, secondo SVIMEZ, sono da attribuire agli effetti dello shock energetico causato dalla guerra in Ucraina che ha penalizzato famiglie e imprese meridionali. Un peggioramento dovuto, dunque, soprattutto alla contrazione della spesa delle famiglie in consumi. Anche al Nord si è verificato questo rallentamento, ma resiste il ciclo espansivo.

Al Sud crescerà la povertà, quale effetto dell’impennata dell’inflazione, ovvero dell’aumento dei prezzi. Rincari di beni energetici e alimentari, secondo la Svimez, porteranno in Italia a un aumento delle famiglie in “povertà assoluta” di circa un punto percentuale (8,6 per cento). Ci saranno, così, circa 760mila nuovi poveri in Italia, di cui mezzo milione al Sud. A subire le conseguenze maggiori dei rincari della bolletta di luce e gas e dei beni di prima necessità, come pasta e pane, sono i nuclei famigliari a reddito più basso. Famiglie che si trovano maggiormente concentrate al Sud, che sono più numerose e che hanno più minori a carico.

Per la ripresa, secondo la Svimez, toccherà aspettare il 2024, quando ci sarà un miglioramento della congiuntura economica a livello internazionale. L’impennata dell’inflazione scenderà, il Pil a livello nazionale segnerà un aumento dell’1,5 per cento e anche a Sud ci sarà un segno più (+0,9 per cento), ma sempre sotto al dato del Centro- Nord (+1,5%).

Un quadro di previsioni che secondo la Svimez pone una “duplice sfida” alle politiche nazionali. Da un lato quella di “assicurare continuità alle misure contro il caro energia”, per mitigare l’impatto sui bilanci delle famiglie, soprattutto più fragili, e a favore delle imprese. Dall’altro, è “essenziale rilanciare gli investimenti pubblici e privati”, soprattutto per creare occupazione. “Cruciale è -sottolinea la Svimez- l’attuazione del Pnrr”.

Il Programma nazionale di ripresa che però rischia di far andare a “sbattere l’Italia contro un muro”. A dirlo, il ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto che ne ha messo in evidenza le difficoltà legate all’incapacità di spesa dei fondi europei, i ritardi, ma anche che “I soldi non bastano per tutti i progetti”.

Lucia Stefania Manco

Vive a Roma, è laureata in storia contemporanea alla Sapienza con tesi sulle politiche di coesione economica e sociale dell’UE e gli effetti sul Sud Italia, in particolare in Basilicata, regione d’origine. Collabora con testate giornalistiche a livello locale (Radio e Tv) e come addetto stampa per varie realtà. Appassionata di storia e di politica, adora i film western di Sergio Leone e quelli di Giuseppe Tornatore.

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