ICT: per startup e PMI innovative la pandemia è volano per la crescita
Il settore dell'ICT continua a crescere: tutti i dati relativi a startup e PMI innovative
L’ICT cresce ancora. Neanche la pandemia, infatti, ferma la crescita di startup e PMI innovative, anzi: spinge ancora di più il piede sull’acceleratore, in particolare per il settore dell’ICT (information and communications technology). Le nuove tecnologie digitali – con un rapporto di crescita che segna un ritmo costante dal 2012 – è un mondo in piena espansione e dal grande fermento, che resiste e, addirittura, si sviluppa ancora di più nel corso dei mesi legati all’emergenza pandemica mondiale.
I dati sono quelli raccolti nel rapporto del mese di maggio redatto da Anitec-Assinform e InfoCamere, che offre uno spunto di riflessione interessante sullo sviluppo economico e la distribuzione sociale del mondo in crescita delle startup e PMI innovative dell’ICT.
Come cresce il business dell’ICT
Il rapporto di Anitec-Assinform e InfoCamere sulla crescita del mercato ICT parte dalla rilevazione dei codici ATECO che fanno capo al settore ICT, per un totale di 6.663 aziende a fine febbraio 2021 di cui 641 PMI e più di 6.022 Startup. Stiamo parlando di un dato che rappresenta il 47,8% del totale delle startup e PMI innovative: in altre parole, quasi una su due rientra nel settore ICT e, in rapporto alla media totale, 7 su 10 sono aziende nel comparto del software e consulenza IT e quasi 2 su 10 nei servizi IT. Nove aziende su dieci sono registrate come srl.
A questo dato si aggiungono anche le startup e PMI che non sono espressamente registrate con un codice ATECO riconducibile al settore ICT ma che offrono servizi di digitalizzazione e innovazione tecnologica: fra queste troviamo 488 startup e PMI non ICT che sono attive nell’IoT, 384 in Industria 4.0 e 197 in intelligenza artificiale e machine learning.
Questo dato rende evidente che gli scenari aperti dall’innovazione digitale e dalle nuove tecnologie implementano le possibilità di creare nuovi ecosistemi di business, cui si accompagnano i progetti di Ricerca e Sviluppo, la transizione all’industria 4.0, l’implementazione del 5G, del deep tech e i nuovi utilizzi dell’intelligenza artificiale. Non solo: il numero di startup e PMI innovative ICT è continuato a crescere nonostante la congiuntura pandemica globale, con un valore di produzione complessivo in aumento. I dati rilevati indicano che, nel complesso, si passa dai 239,3 milioni di euro nel 2017 a 364,4 e a 481,5 milioni nel 2019, così come il valore aggiunto complessivo (da 87 milioni di euro nel 2017 a 130,6 e a 166,6 milioni nel 2019).
Secondo Marco Gay, Presidente di Anitec-Assinform,
Il 2020 ci ha consegnato un Paese molto più digitale e sia l’evoluzione e il controllo dell’attuale emergenza che il recupero di fiducia nel clima economico complessivo lasciano intravedere una ripresa del mercato digitale con una crescita prevista del 3,5%. I mercati associati ai Digital Enabler offrono opportunità di crescita importanti anche alle Startup e PMI innovative del settore ICT. I prossimi mesi saranno cruciali per accelerare l’entrata di nuove aziende e la crescita di quelle esistenti, anche nel contesto dei nuovi progetti che saranno supportati dal PNRR, e, soprattutto al sud, per colmare il gap di diffusione promuovendo ecosistemi università-ricerca-impresa sempre più “fertili” per la creazione di nuove startup innovative.
Geografie di (s)vantaggio: poche al Sud, pochi giovani e imprese femminili
Dal punto di vista della distribuzione geografica, la Lombardia ospita oltre un quarto di tutte le startup innovative italiane (27,0%) ma ancora più quelle del settore ICT con una quota del 29,5%. A seguire, vi sono Lazio (13,5%) e Campania (8%), il Veneto (7,3%), l’Emilia Romagna (7,1%), il Piemonte (5,9%) e, infine, Puglia e Toscana (4,6% e 4,3% rispettivamente).
Desta una certa preoccupazione la carenza di startup e PMI innovative dell’ICT nelle altre regioni del Sud Italia: potrebbe trattarsi di una mancanza endemica di centri di sviluppo, hub o acceleratori (fra quelli riconosciuti dal MISE, già solo in Campania ne esistono due mentre nelle altre regioni del Mezzogiorno non sono pervenuti) o di una resistenza socioeconomica al questa tipologia di business. Ancora, i fondi a disposizione potrebbero avere requisiti troppo stringenti per garantire la partecipazione delle aziende esistenti.
Le startup ICT sono soprattutto micro-imprese, in cui la maggior parte ha fino a 4 dipendenti, un capitale proprio inferiore a 10.000 euro e un valore della produzione fino a 100-150 mila euro. Il 19,9% sono imprese fondate da under-35 e le imprese femminili sono pari al 10,7% nel settore ICT contro 13,1%, registrato nel complesso delle startup innovative e PMI di tutti i settori.
Secondo Paolo Ghezzi, Direttore Generale di InfoCamere
Mai come in questo momento è necessario realizzare un’Italia consapevolmente digitale, capace di mettere le sue energie migliori al servizio dell’innovazione. Dallo studio presentato oggi emergono segnali incoraggianti che vanno valorizzati dalle politiche nazionali, soprattutto per il contributo che l’universo delle startup e PMI innovative può offrire alla costruzione dei progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza del Next Generation Italia. Emerge chiaramente come l’universo dell’innovazione del Paese sia stato in grado di fronteggiare il cambiamento, sia quello legato all’innovazione e alla sostenibilità che quello causato dagli shock sistemici come la pandemia. Seguire da vicino questi fenomeni, attraverso i dati del Registro delle Imprese, è un tassello della strategia che deve accompagnare lo sviluppo di queste realtà sul mercato.