Indicatore Consumi Confcommercio: “ripresa di marzo illusione ottica”
E' ancora lunga la strada per la ripresa economica: secondo l'indicatore consumi confcommercio, i dati sono ancora pesantemente negativi
“A tredici mesi dall’inizio della crisi sanitaria le condizioni economiche dell’Italia permangono gravi, ma in progressivo miglioramento”. E’ quanto emerge dal rapporto Indicatore Consumi Confcommercio (ICC) che segnala a marzo una crescita del 20,6% nel confronto annuo che, comunque, appare largamente insufficiente a compensare le perdite dei consumi risalenti allo scorso anno.
In altre parole, “il livello della spesa reale a marzo 2021 è ancora inferiore a quello di marzo 2019 del 19%. Questa dinamica sottintende, peraltro, una riduzione in termini congiunturali, cioè rispetto a febbraio, legata al restringimento delle misure per il contenimento della pandemia messe in atto nel mese di marzo”.
Il rapporto sui consumi
Secondo l’Indicatore Consumi Confcommercio “molti indicatori appaiono in recupero, e proprio adesso c’è la necessità di distinguere i segnali di genuina ripartenza da quelli illusori, derivanti dal mero confronto statistico rispetto ai primi mesi della pandemia durante i quali furono sostanzialmente inibite moltissime attività“.
“L’apparente recupero – si legge nel rapporto – ha interessato quasi esclusivamente i beni, mentre per i servizi la situazione si configura sostanzialmente come il raggiungimento di una soglia minima oltre la quale è praticamente impossibile scendere. Infatti, tale soglia, per molti comparti della filiera turistica, della mobilità e delle attività legate al tempo libero, si approssima oggi, pericolosamente all’azzeramento della domanda. Permane a rischio la sopravvivenza di molte imprese del comparto, se non verrà loro permesso al più presto di tornare a operare secondo un programma definito. In alcuni ambiti della domanda di beni, in particolare abbigliamento e calzature, gli incrementi tendenziali di marzo, a due o anche a tre cifre, non sono sufficienti a colmare le perdite pregresse: nel confronto con i valori del 2019, le riduzioni di spesa in termini reali sono ancora attorno al 30%”.
Per quanto concerne la crescita economica, l’Indicatore Consumi Confcommercio spiega che “il permanere di una situazione in cui molte attività continuano ad operare con consistenti limitazioni e sono ancora presenti vincoli alla libertà di movimento delle persone continua a condizionare le possibilità di ripresa dell’economia. Per il mese di aprile si stima una variazione del PIL in termini congiunturali del +0,2%, dato che segue il calo del mese di marzo. Su base annua si osserverebbe una crescita del 22,1% rispetto allo stesso mese del 2020. Dopo aver archiviato un primo trimestre ancora caratterizzato da un segno negativo (-1,3% congiunturale, leggermente sopra le stime del mese scorso che indicavano -1,5%) ad aprile il PIL è atteso crescere in misura molto contenuta (+0,2%) su marzo. Su base annua, la variazione è del +22,1%. Nonostante questa confortante valutazione, il rischio di non raggiungere una crescita superiore al 4% nell’intero 2021 si fa più concreta“.
Le dinamiche tendenziali nell’Indicatore Consumi Confcommercio
L’Indicatore Consumi Confcommercio spiega che si tratta di un’illusione ottica della ripresa dovuto al fatto che i dati vengono confrontati con il periodo di marzo 2020, ossia del lockdown totale dovuto alla pandemia.
“Le dinamiche settoriali evidenziano a marzo 2021 un quadro decisamente articolato e fortemente condizionato dagli effetti che ha avuto la pandemia sui comportamenti di consumo e sui singoli segmenti di domanda. Le dinamiche vanno pertanto lette con estrema attenzione e alla luce di quanto accaduto nei dodici mesi precedenti. Non basta un aumento sporadico a due o a tre cifre per colmare un vuoto di domanda che si è protratto per oltre un anno. Per molti segmenti di consumo il confronto con lo stesso mese del 2019 segnala, infatti, dati ancora pesantemente negativi”.