Non solo Ho.Re.Ca.: ecco quanti lavorano ai nostri “sogni di mezza estate”
Quando si parla di lavoratori stagionali, la nostra mente li cerca immediatamente tra ristoranti fronte mare e stabilimenti balneari. Esiste, in realtà, un esercito di professionisti che "costruiscono" le nostre estati e che vivono - nel bene e nel male - il lavoro molto più intensamente nei mesi caldi dell'anno. Il nostro racconto.

Alberto è a Marrakech, a bordo piscina. Mi manda una foto solleticando scherzosamente la mia invidia, anche se so bene che a breve comincerà a lavorare duro, come al solito. Alberto D’Aria è un giovane videographer e documentarista napoletano del quartiere Fuorigrotta, specializzato in destination wedding da 16 anni: è stato uno dei primi a trasformare il matrimonio in un’opera cinematografica.
“Il 70 percento delle entrate – racconta a F-Mag – è per lavori che vanno da aprile / maggio ad ottobre. Come tutti i miei colleghi, l’estate per noi è fondamentale e cerchiamo di prendere il maggior numero di lavori proprio per tutelarci in vista dell’inverno”. Un po’ come la formica del racconto con la cicala, per intenderci.

La stagione degli amori per sempre
Quando si pensa ai lavoratori stagionali la mente richiama immediatamente bagnini, camerieri, personale per le strutture ricettive. Ma l’estate è “canto di cicale, luce lunga, mani che si cercano”, recitava Caramagna. Interi settori, come quello del wedding, vivono e si concentrano in quella manciata di mesi dove a sudare non sono solo gli invitati. Secondo Federmep (Federazione Matrimoni ed Eventi Privati), il comparto conta al 2024 circa 250.000 lavoratori fissi, prevalentemente in medie, piccole e piccolissime imprese; il numero però si triplica durante la stagione dei matrimoni, da giugno a ottobre, raggiungendo approssimativamente 750.000 addetti.
“Su Napoli – racconta D’Aria – ci sono colleghi che lavorano tutti i giorni. In passato l’ho fatto anche io, ricordo ancora di un giugno 2014 in cui ho avuto due giorni liberi in tutto il mese, e in quei due giorni ho avuto la febbre! Oggi lavoro prevalentemente con sposi stranieri e con contratti da dieci ore: so quando inizio e quando finisco. Ma i miei colleghi che lavorano su Napoli e al sud Italia non hanno orari. Insomma, sanno quando iniziano ma non sanno quando finiranno”.
Il concerto dell’estate del cuore
I numeri Enit (Agenzia nazionale per il turismo) raccontano di oltre 4.000 tra concerti, festival, conferenze e manifestazioni sportive sul territorio italiano nell’estate del 2024, numeri destinati a crescere in questo 2025.
“L’estate è la stagione madre degli eventi, se vogliamo guardarla sia dal punto di vista del settore pubblico sia da quello degli investimenti privati. Possiamo dire senza ombra di smentita che l’intero comparto musica esiste e cresce sempre di più grazie all’estivo”. Parola di Vincenzo Russo, sociologo della musica e organizzatore di eventi musicali (Pino Daniele, Ligabue, Jovanotti, Claudio Baglioni, Eros Ramazzotti per dirne alcuni), creatore dei DiscoDays (la più grande fiera del disco e della musica del sud Italia) e consulente per gli eventi del Comune di Ercolano.

“Ho la fortuna di lavorare quando altri si divertono, il che mi porta a nutrirmi umanamente delle emozioni del pubblico. Credo sia la parte più bella di questo lavoro. Di contro, la grandissima offerta di eventi è un’arma a doppio taglio: se è vero che con la bella stagione le persone abbiano voglia di uscire e divertirsi, il rovescio della medaglia ci mostra un calendario fin troppo fitto che sottopone i lavoratori del settore a orari e turni massacranti, limitando al minimo ferie e riposi”.
Dei 4.000 eventi citati dall’Enit in precedenza, 2.000 sono concerti. Duemila concerti vogliono dire duemila maestranze impegnate, gran parte delle quali meridionali (il sud può vantare una scuola di lungo corso in materia), composte dalle professionalità più disparate.
“Cosa vuol dire l’estate per un lavoratore dello spettacolo? Vuol dire lavorare 30 giorni su 30 con orari assurdi (anche 24 ore non stop) e balzare da un posto all’altro viaggiando di notte per essere pronti il giorno dopo per un nuovo show. Vuol dire non vedere a volte per mesi la famiglia, le amicizie e non poter nemmeno farsi un bagno al mare. Vuol dire dedicare tutte le forze solo ed esclusivamente alla musica e al lavoro”. Lo racconta Diego Sorano, fonico e tecnico del suono con 30 anni di carriera alle spalle in cui è passato dai New Trolls a Noemi passando per Peppino Di Capri, Giancarlo Giannini, Francesco Gabbani e la lista sarebbe lunghissima. “L’aumento della richiesta in estate è praticamente il doppio di quella invernale, perché aumentano le belle giornate e aumentano gli eventi all’aperto che si tengono ovunque ci sia una piazza: in ogni paese almeno una volta a settimana c’è uno spettacolo”.
Un esercito di ‘invisibili’, agli occhi di quanti avranno per sempre impresse nella memoria quelle note e quelle vibrazioni di quel concerto, di quell’estate.

Quelli del vostro viaggio dei sogni
Fa riflettere invece pensare a quanti in realtà lavorano a questi ricordi felici, alla loro riuscita. Come Maurizio Firenze, da trentacinque anni riferimento dei viaggiatori da e per Napoli con la sua Dedalus Viaggi. “L’estate per me e per chi lavora nel mio settore (tour operator e agenzie di viaggi, ndr) vuol dire almeno il 40% del fatturato annuo. Che si traduce in un impegno lavorativo notevole, dove non si conosce orario di ingresso e di uscita dall’ufficio e il cellulare è acceso e reperibile 24 ore su 24. Bisogna rispondere alle esigenze dei clienti che in questo periodo sono più variegate possibili, dalla vacanza in villaggio in Italia al viaggio intercontinentale. Raccogliamo la fiducia di quelli che forse solo quei giorni avranno nell’intero anno per staccare la spina e sta a noi non disattenderla”.

“La differenza economica tra inverno e estate è netta”, sebbene “le differenze tra i vari periodi dell’anno proprio a Napoli si stanno riducendo”. Deborah Bozza è una appassionata guida turistica e fondatrice di Partenope in Tour: accoglie i visitatori all’ombra del Vesuvio e intrattiene chi all’ombra già c’è ma vuole scoprire di più sulla sua città. “Oggi sono riuscita a creare modelli e prodotti diversi che permettono di far arrivare lavoro di continuo, ma soprattutto per chi è alle prime armi la differenza tra i mesi caldi e il resto dell’anno è evidente”.
“Il mio lavoro si svolge per la maggiore all’aria aperta, magari camminando anche per 4 o 5 ore al giorno. In piena estate è dura”, aggiunge. “Non posso e non voglio lamentarmi, perché faccio il lavoro che amo, ma camminare parecchie ore sotto al sole è comunque un tema da gestire soprattutto per alcune fasce di lavoratori e lavoratrici come le donne incinte che, essendo libere professioniste, spesso lavorano fino all’ultimo momento possibile pur di accumulare un gruzzoletto per gestire il periodo del parto e post-parto. Non siamo tutelate da alcun punto di vista”.

Quello delle tutele è un tema caldo che, per determinate tipologie di lavori, diventa ancora più caldo. Figurarsi, quindi, sotto il sole di luglio e agosto. “Molte delle maestranze che lavorano nello spettacolo – riprende Sorano – a volte ‘si improvvisano’ in estate per tirare su un gruzzoletto facendo lavori di scarico e carico materiali, cablaggio, strumentazione o semplicemente mettendosi a disposizione delle produzioni, fosse anche solo per andare a prendere da mangiare o da bere. Spesso si improvvisa, spesso ci si vende per ciò che non si è. Specialmente dopo il Covid, momento in cui tantissimi tecnici che lavoravano a chiamata non sono stati più chiamati. Essere invisibili agli occhi del mondo del lavoro ha spinto tantissime persone a cercare qualcosa che non fosse più legato al divertimento o all’intrattenimento. È difficile da spiegare, ma oggi ne paghiamo ancora le conseguenze. Nulla è realmente cambiato rispetto a prima della pandemia, eppure il lavoro sembra triplicato. Noi, che continuiamo ad amare questo mestiere – perché di un mestiere si tratta, e andrebbe riconosciuto come tale – soffriamo l’assenza di quelle figure fondamentali che ci aiutavano a portare avanti lo show”.
E a scrivere pagine di vita altrui, di quel periodo dell’anno di cui Ennio Flaiano diceva: “Non c’è che una stagione, l’estate. Tanto bella che le altre ci girano intorno”.