Altro che calciatori e veline: oggi vogliamo essere psicologi e influencer
Cambia la società e cambiano i desideri delle persone, anche in ambito lavorativo: un sondaggio Adecco mostra una rinnovata passione per le professioni sanitarie e legate al benessere psico-fisico
Meno calciatori (anche se la carriera nel mondo del pallone resta ancora ambitissima), più psicologi. Sembra recitare così la ricerca Adecco che confronta i desideri e le opinioni degli italiani in ambito di carriera lavorativa tra oggi e 10 anni fa.
Nel mezzo c’è stata una pandemia, insomma non roba da poco, e le evoluzioni veloci della società sono diventate in un frangente vere rivoluzioni. Scopriamo quindi che i bambini che sognavano di fare i poliziotti o i pompieri da grandi non hanno più questa velleità, mentre invece sono tanti oggi che vorrebbero in qualche modo aiutare il prossimo da un altro punto di vista: quello sanitario e del benessere psicofisico.
Una carriera nel mondo del benessere
L’interesse verso la carriera di medico (le vere rockstar dei lockdown e della difficile fase pandemica) rispetto a un decennio fa cresce infatti del +85%, un boom che nemmeno gli infermieri con il +39% riescono ad arginare. Nulla però in confronto al lavoro dello psicologo che cresce del +148% e quello del nutrizionista che addirittura sfonda il più 300 percento (+349%).
Aumento che si allinea perfettamente con l’accresciuta sensibilità registrata negli anni verso tutti gli aspetti della salute mentale e il ruolo centrale di una dieta bilanciata per una vita sana. Anche se cala l’interesse verso la professione di personal trainer, che cala del -5%.
Il poliziotto non piace più
L’interesse degli italiani nell’intraprendere una carriera al servizio dell’ordine pubblico sembra essere particolarmente in crisi rispetto a dieci anni fa. Cala del -21% l’interesse verso una carriera da Poliziotto, del -32% quella di Pompiere, del -42% quella di Carabiniere. “Questo scenario – spiegano da Adecco – indica una problematicità non indifferente per il sistema Paese, che deve necessariamente interrogarsi sulla direzione migliore da intraprendere per rendere più appealing queste professioni, fondamentali per garantire l’ordine e la sicurezza”. Aggiungiamo noi di F-Mag che forse uno stipendio in linea con il rischio che si assumono tali figure sarebbe sicuramente un incentivo importante.
Altre carriere un tempo da considerarsi privilegiate e ora fuori dai sogni del grande pubblico sono quelle di avvocato (-28%) e giudice (-20%). Solo la professione del notaio resiste, con l’interesse nei suoi confronti che sale ben del +116% rispetto a dieci anni fa. Ma del resto, lo sappiamo, il notaio è sempre affascinante e oggi ancor più di ieri
Meno veline, più influencer
Va detto, a onor del vero, che dieci anni fa la parola influencer probabilmente non era che un fonema sconosciuto ai più. Oggi quindi non sorprende che ci siano tantissimi (+505%) rispetto a dieci anni fa che vogliono sfondare sui vostri smartphone e lanciarsi in quella che ormai nell’immaginario collettivo è una carriera lavorativa a tutti gli effetti.
Ma tale cifra è indicativa anche di quanto il mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento sia cambiato in un lasso di tempo così breve. Snocciolando i dati Adecco, calano quelli che sognano di diventare cantanti (-50%), che era probabilmente una delle ambizioni più sentite degli scorsi decenni. Ma scende anche e subito il monte di aspiranti youtuber (con un -15% circa). In compenso, gli uomini non vogliono più tanto fare gli attori e le donne hanno perso un po’ la voglia di fare le modelle (-17%). Meno veline, insomma, più content creator.
Professioni umanistiche in chiaroscuro
Se alcuni temevano che la progressione della tecnologia e dell’Intelligenza Artificiale avrebbero creato un progressivo allontanamento dalle materie umanistiche, anche i più scettici possono dormire sonni tranquilli. Non solo nel nostro Paese rimane forte l’interesse verso queste figure, ma l’innovazione tecnologica e digitale spinge le imprese a cercare profili con questo tipo di competenze, arricchiti rispetto al passato, tuttavia, di competenze in ambito digitale.
Per quanto riguarda lo scenario attuale, infatti, rispetto a dieci anni fa, si registra un significativo aumento di chi vuole intraprendere una carriera sia nel campo della diffusione del sapere che in quello del racconto di storie. Crescono infatti, stando ai dati Adecco, del +75% gli italiani interessanti a intraprendere la carriera come scrittori, del +78% fra chi vuol fare il professore e ben del +123% chi vuol diventare insegnante. Al contrario, crolla del -51% l’interesse verso la professione di archeologo e si contrae del -9% chi è interessato a diventare giornalista.
Va detto che le rispettive garanzie occupazionali (per gli aspiranti insegnanti e docenti nel pubblico di contro ad archeologi e giornalisti) sicuramente impattano nei razionalissimi desideri degli italiani.
“Il mio sogno è giocare un mondiale”
Continuano a crescere gli aspiranti calciatori in Italia. L’amore del pubblico, gli stipendi faraonici e il grande palcoscenico mondiale valgono ancora un +27%. Ma la verità è che se prima tale professione era assolutamente il must have di ogni maschietto, oggi non è la carriera sportiva più agognata (in percentuale, si intende). Al primo posto troviamo infatti la carriera del pilota che, rispetto a 10 anni fa, cresce del +44%.
Meno appeal genera invece la professione di allenatore, che cala del -9%. Sarà che tutti la esercitano su Facebook e forse ha un po’ stancato!
“Non si può prescindere da un’analisi di contesto”
“Tutte le osservazioni sull’evoluzione del mondo del lavoro e i cambiamenti dei desideri degli italiani non possono prescindere da un’analisi di contesto, che osservi cosa sta succedendo in concreto nel mercato e consideri quali sono le sfide e le problematiche attuali”, commenta l’ad di Adecco Italia Andrea Malacrida.
“I dati dei NEET e degli abbandoni scolastici – continua – mettono in luce come il lavoro sia percepito sempre di meno, soprattutto dai giovani, come un ascensore sociale a differenza del percepito delle generazioni precedenti. Ridare questa prospettiva e allo stesso tempo stimolo ai lavoratori deve essere uno degli obiettivi principali del Paese. Come Adecco siamo impegnati in tal senso, inserendo i nostri dipendenti in percorsi di upskilling e reskilling e dando incentivi in busta paga a chi è assunto a tempo indeterminato per ogni corso di formazione svolto. Non solo, realizziamo quotidianamente attività di orientamento e project work con le scuole, che porteranno a oltre 500 assunzioni a tempo indeterminato nel 2023”.